Lifestyle

Dossier Argento Fiamingo, perché la scherma è made in Italy

  • Abbonati
  • Accedi
Dossier | N. 97 articoliOlimpiadi e Paralimpiadi di Rio 2016

Argento Fiamingo, perché la scherma è made in Italy

A destra, Rossella Fiamingo (Reuters)
A destra, Rossella Fiamingo (Reuters)

RIO DE JANEIRO - L’Italia, Paese di dame, cavalier, armi e amori, come nessuno al mondo sa vestire chi con quelle armi cerca la gloria di Olimpia. Perché sono italianissime tre delle più conosciute aziende che a livello globale creano divise, maschere e tutto quanto ogni schermitore porta in pedana. Negrini di Verona, Eurofencing di Navacchio (Pisa) e Carmimari di Milano sono la migliore rappresentazione dell’Italia che produce: piccole aziende, nicchia assoluta, mercato ai loro piedi.

Così, la scherma non è solo cassaforte di vittorie, e che vittorie: è la disciplina in cui la nazionale ha raccolto più successi nella storia dei Giochi (48 ori per un totale di 121 medaglie, dietro, lontanissimo il ciclismo con 33 ori e 58 medaglie in totale). I nostri schermitori, uomini o donne che siano, sono eccellenza, e ieri la prima medaglia italiana a Rio è arrivata proprio da Rossella Fiamingo, argento nella spada. E oggi è il turno dei ragazzi del fioretto: Giorgio Avola, Andrea Cassarà e Daniele Garozzo.

Anche loro possono scegliere materiali italiani. Quelli più antichi sono quelli firmati Negrini. La società, oggi alla quarta generazione, ha nei fratelli Paolo e Michele, e nella mamma Anna Maria i protagonisti di una storia iniziata nel 1897, perché, da queste parti, si forgiavano già nel Quattro-Cinquecento le armi per la Serenissima. «Oggi – spiega Paolo, che segue in particolare la parte commerciale – realizziamo tutto ciò che serve in pedana a parte le lame». Dalla sartoria escono divise, giubbetti, corazzette, dall’officina impugnature, else e maschere.

«La crisi – continua Negrini - non si è fatta sentire perché il nostro mercato è una nicchia i cui numeri non cambiano e c’è tutto l’estero che continua a cercare made in Italy». Il fatturato è rimasto stabile intorno al milione di euro, realizzato per il 30% all’estero soprattutto negli Usa, nell’Europa centrale, in Russia, Giappone, Corea, Nuova Zelanda, Australia e Sudafrica. E nei momenti di maggiori richieste, cioè da settembre a maggio, Negrini dà lavoro a sei persone: «Questa è la nostra dimensione e in azienda tutti facciamo tutto: importante è non trascurare mai la qualità». I tessuti sono sottoposti a severi test che devono superare regole internazionali di sicurezza particolarmente severe, soprattutto dopo la revisione delle norme avvenuta nel 1982: «Il nostro tentativo è quello di mantenere standard alti e dare un tocco di stile alle divise e a tutti i materiali». Tanto da suscitare l’interesse di atleti di livello internazionale: ai Giochi di Rio, fra gli altri, Negrini veste Andrea Cassarà, Giorgio Avola e Diego Occhiuzzi.

Qualità è anche la parola d’ordine alla Carmimari di Milano. La società nasce nel primo dopoguerra quando Sergio Carmina, un ex schermitore, partecipa a un concorso internazionale per i nuovi strumenti di segnalazione e lo vince. Da quel momento inizia una nuova vita per la famiglia Carmina e per il socio Marini, che insieme diventano Carmimari. «Siamo eredi – dice Gaia Martinetti, 27 anni, in azienda dopo la laurea in Filosofia – di una lunga tradizione e tutto è rimasto a livello artigianale tanto che ogni anno, fra divise, maschere, else e impugnature, fatturiamo circa 300mila euro». Quattro persone in azienda, contatti diretti con le scuole, le palestre e le sale di scherma. «Il nostro punto d’orgoglio – racconta Gaia – sono i guanti e i prodotti della sartoria perché utilizziamo solo materiali di qualità e adattiamo le forme alle richieste dei clienti». Che sempre più spesso si rivolgono alla sede di Corso Lodi dall’Est del mondo: «Le vendite via web abbattono i costi e ci stanno spalancando nuovi spazi di mercato».

Hong Kong è la nuova meta anche dei prodotti della Eurofencing: «Insieme a Usa e Francia», spiega Simone Macchi, che è socio al 50% col fratello Leonardo. Vengono da una famiglia che ha sempre tirato di scherma, hanno fatto attività giovanile e anche a livello internazionale, «questo ci permette di conoscere bene l’ambiente e di sapere cosa gli atleti e gli appassionati cercano». A Navacchio lavorano i due soci, due dipendenti e due sarte, come una famiglia. «Il nostro di più – dice orgoglioso Simone – sono i materiali che acquistiamo da un fornitore storico di cui non sveliamo il nome». Inoltre la divisa Eurofencing 2015, sia giacca che pantalone, è stata foderata all’interno con una fodera traspirante che lascia l’atleta asciutto dopo ogni assalto. «Siamo alla ricerca sempre di nuove soluzioni per essere competitivi a livello globale – prosegue Simone Macchi –. Il nostro progetto è quello di diventare leader mondiali anche nella produzione di pedane, per ora esclusiva di turchi e cinesi». Per fare il grande passo, per andare oltre i ricavi attuali di 700mila euro e riuscire a proporsi quali allestitori di gare in giro per il mondo. Da Navacchio al mondo, solo andata.

© Riproduzione riservata