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Dossier Federica Pellegrini fuori dal podio per un pugno di centesimi. Per Phelps…

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Dossier | N. 97 articoliOlimpiadi e Paralimpiadi di Rio 2016

Federica Pellegrini fuori dal podio per un pugno di centesimi. Per Phelps ventunesimo oro

(LaPresse)
(LaPresse)

RIO DE JANEIRO - Per un pugno di centesimi. Un soffio lungo una carriera. Nei 200 stile, la sua gara, Federica Pellegrini cercava una medaglia a 16 anni dall'argento di Atene 2004. Una scommessa di longevità, di dedizione, di amore per il nuoto: le sono mancati 26, infiniti centesimi dal bronzo in una finale velocissima. Davanti a lei, prima, lo squalo americano, Katie Ledecky al suo secondo oro in questi Giochi e avviata ad annichilire i tre ori di Debbie Meyer a Mexico 68, seconda la svedese Sarah Sjöström e terza l'australiana Emma Mckeon con 1.54.92. Federica appena dietro, giù dal podio, a 1.55.18, a 26 centesimi. Ma quanti centimetri sono 26 centesimi?

La Pellegrini, arrivata in finale con il terzo tempo, è entrata in piscina, tra lo sventolio di tanti tricolori, molto seria, concentrata salutando con il braccio destro. Si è tolta la tuta, ha sistemato costume, cuffia, occhialini, qualche schiaffo di acqua in viso prima del via. Eccola ai blocchi. Esce indietro dalla subacquea, resta per tutti i primi cento metri scollata dalla testa, mentre le ragazzacce là davanti, prima la Sjöström e poi la Ledecky, macinano acqua e sogni di gloria. Verso i 130-140 metri, solo verso i 130-140, mentre la Ledecky passava avanti, Federica sembra cambiare marcia, con bracciate più violente e cattive. Troppo tardi. Le sue rimonte, di solito, iniziano qualche decina di metri prima. E ai 200 è quarta. Solo quarta. Uscendo a capo chino, smarrita dall'acqua, il liquido amniotico di una vita. Un altro incubo e dire che aveva un Paese alle spalle perché in lei ha riconosciuto la tenacia di un sogno lungo 16 anni. Le sue avversarie fra semifinale e finale si sono migliorate di tantissimo (Ledecky 1 secondo e 8 centesimi, Sjöström di 57 centesimi e Mckeon di 88), lei appena di 24 centesimi: la differenza è tutta qui.

Dopo l'amarezza del quinto posto di Londra 2012, Federica aveva scelto un anno sabbatico, solo dorso per divertirsi e staccare, e tornare poi cattiva e competitiva ai Mondiali di Barcellona 2013 e a quelli di Kazan 2015 (argento), con una manciata di ori europei nel mentre. Rio era la sua grande scommessa. Leggera, matura, cosciente più che mai della sua forza e dei suoi limiti: voleva fermare il tempo contro la meglio gioventù del nuoto e inseguire un sogno. E com'è buia ora la notte di Rio.

Ieri, in vasca serata storica per Michael Phelps, alla sua seconda vita olimpica: il cannibale americano si è messo al collo l'oro nei 200 farfalla e l'oro nella staffetta 4x200 stile. Ora la sua collezione a cinque cerchi ha 21 ori per un totale di 24 medaglie: nessuno mai come lui. E, a fine gara, imperioso, quasi prepotente, ha chiamato, e ottenuto, l'ovazione del pubblico.
Dalla vasca di Rio cattive notizie anche per gli altri italiani impegnati nelle semifinali: Luca Dotto non ha centrato la finale dei 100 stile, solo 13esimo tempo per lui, reduce dall'oro degli Europei di Londra; fuori col 14esimo crono Alessia Polieri nella semifinale dei 200 farfalla e Luca Pizzini dai 200 rana (14esimo tempo).

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