RIO DE JANEIRO - In Arabia Saudita il 12 agosto diventerà (idealmente) la festa delle donne: Kariman Abuljadayel è stata la prima rappresentante del regno a correre i 100 metri ai Giochi olimpici. È un giorno storico per i diritti delle donne arabe. È una medaglia ideale più importante di un oro in un Paese in cui le donne non possono guidare, non possono viaggiare senza accompagnatore, votano solo da cinque anni e si trovano a lavorare negli uffici divise da un muro rispetto ai colleghi maschi.
La sprinter, 22 anni, residente a Boston, fasciata nel suo total body nero con tanto di hijab, è arrivata settima nella sua batteria. Ciò significa che ha finito la sua corsa ai Giochi, ma i suoi 100 metri valgono la storia delle donne e il rispetto dei social media da ogni angolo del mondo. La sua è una medaglia per le donne. È una strada aperta verso nuove conquiste: Kariman, a marzo, aveva partecipato ai Mondiali indoor di atletica di Portland.
Un passo dopo l'altro verso un futuro possibile. Quattro anni fa, l'atleta era stata preceduta in pista da un'altra donna araba. Sarah Attar, infatti, pur accusando un ritardo dalle prime di 40 secondi, aveva corso gli 800 allo stadio olimpico di Londra.
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