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Referendum, è battaglia tra i due fronti. Incognita Italicum

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Referendum, è battaglia tra i due fronti. Incognita Italicum

La ministra per le Riforme Maria Elena Boschi
La ministra per le Riforme Maria Elena Boschi

La riforma costituzionale è ormai pronta per il referendum, dopo che la Cassazione ha ribadito l’8 agosto la sua ammissibilità. Intanto è scontro aperto tra favorevoli e contrari. In una campagna, alla quale sono legati gli esiti della legislatura, che si preannuncia al veleno. Dall’8 agosto il capo dello Stato ha 60 giorni di tempo per la promulgazione, su proposta del Cdm, di un decreto del Presidente della Repubblica con la data delle urne. In base alla legge, questa dovrà essere una domenica tra il 5o° e il 70° giorno successivo al Dpr di indizione. Tra le date più accreditate, quelle del 13 o del 20 novembre (per permettere almeno alla Camera di mettere in sicurezza la manovra finanziaria come auspicato dal Quirinale), anche se c’è chi scommette anche sull'11 dicembre. Ma le opposizioni premono per una data più ravvicinata.

Intanto occhi puntati anche sull’Italicum. Il percorso verso l’autunno per quanto riguarda la riforma e il suo intreccio con la nuova legge elettorale appare più chiaro. Ma le variabili sono più di una. Il 'D Day' dell’Italicum cade il 4 ottobre, quando la nuova legge elettorale verrà esaminata dalla Corte costituzionale investita in via incidentale dai tribunali di Messina e di Torino. La Consulta si riunirà per decidere prima di tutto sull’ammissibilità dei ricorsi presentati.

Battaglia su referendum, campagna al veleno
Il premier Matteo Renzi ha smesso di ribadire in pubblico che in caso di vittoria del no al referendum costituzionale si dimetterà, fedele alla nuova strategia di slegare il destino del referendum dal suo. E anche la ministra per le Riforme Maria Elena Boschi, continua a ripetere che il referendum «non è pro o contro questo governo». Ma a novembre, la vittoria del sì o del no determinerà le sorti del suo governo e della legislatura. Dopo la pausa estiva, il premier riavvierà la campagna per il sì, complice il tour alle feste del Pd, insistendo sul merito della riforma e cercando di spuntare le armi degli agguerriti avversari, numerosi anche dentro il suo partito. Intanto si cominciano a delineare le prese di posizione “pubbliche” per il sì e per il no, con Arturo Parisi («inventore» delle primarie e «ideologo» dell’Ulivo di Prodi) che ha annunciato il suo voto positivo, mentre Romano Prodi rimane cauto sulla opportunità di un “endorsement” ufficiale a favore o contro. Nella battaglia referendaria scendono in campo anche artisti e attori. Roberto Benigni e Stefania Sandrelli per il sì, Dario Fo e Toni Servillo per il no.

Le tensioni dentro il Pd
Tutto ciò mentre si riacutizza la tensione nel Pd tra renziani e minoranza, dopo la decisione di una decina di parlamentari dem di ufficializzare il loro no al referendum d’autunno. Non solo. La sinistra dem continua a incalzare per azzerare l'Italicum. E ha proposto un sistema elettorale uninominale senza ballottaggio, soprannominato Mattarellum 2.0. Una posizione alla quale i vertici dem hanno sempre risposto che qualsiasi iniziativa di modifica deve prima di tutto avere i numeri in Parlamento. In ogni caso, modificare a settembre la legge elettorale, prima della data del voto referendario, come chiede Roberto Speranza, non sembra proprio - secondo i renziani - argomento da mettere all’ordine del giorno per avviare una trattativa. Tanto più che, si ricorda, nei prim giorni di ottobre la Corte costituzionale si pronuncerà sull’Italicum e solo dopo la questione potrebbe essere affrontata dal governo.

Referendum, Wsj: più importante di voto Brexit
Sul referendum costituzionale sono puntati anche i riflettori internazionali. Il Wall Street Journal, in un’analisi pubblicata ieri, ne sottolinea la portata”epocale”. Dopo aver spiegato che la gelata del Pil e i dati sulla disoccupazione pongono l’Italia al «centro delle crescenti sofferenze dell'Ue», il foglio finanziario statunitense sostiene che in questo quadro il referendum costituzionale è «particolarmente fondamentale e presumibilmente più importante del voto su Brexit», perché un successo del Sì «porterebbe ad una maggiore stabilità del governo che potrebbe contribuire all'introduzione di quelle riforme di cui l’Italia ha bisogno per una potenziale spinta alla crescita». E spiega che i mercati «sono concentrati sulla ricaduta politica del voto», che potrebbe «segnare un punto di svolta per l’Italia e l’Europa».

Orfini: riforma costituzionale è di sinistra
Quanto al dibattito politico interno, il presidente del Pd, Matteo Orfini, difende a spada tratta la riforma costituzionale. «Forse dovremmo renderci conto - incalza in un’intervista al Corriere della Sera - che la riforma costituzionale non è un capriccio di Renzi, ma una riforma nella storia della sinistra italiana». E aggiunge: «Come ha ricordato Arturo Parisi, questa riforma è nella storia dell’Ulivo. Sono le battaglie della sinistra di D'Alema, Veltroni e Bersani, che si è affermata in contrapposizione a una deriva minoritaria. E dispiace che alcuni protagonisti di quelle stagioni oggi flirtino con chi gli organizzava i girotondi contro».

Di Battista sulle Dolomiti: no per difendere Carta
Alessandro Di Battista, membro del direttorio del M5S, continua invece il suo tour estivo in giro per la penisola per fare campagna per il no al referendum costituzionale. «Difendiamo la Costituzione anche in alta quota - scrive in un post su Facebook nella sua tappa sulle Dolomiti nei dintorni di Vigo di Fassa - e siamo una marea».

Parisi e l’Assemblea Costituente, gelo colonnelli Fi
Dentro Forza Italia, schierata per il no al referendum, fa discutere la proposta lanciata da Stefano Parisi, l’ex Ad di Fastweb chiamato da Berlusconi per “risanare” il partito, della necessità di «un'assemblea costituente» per riscrivere insieme la Carta, «perché sostenere le ragioni del no impone di battere la propaganda renziana del “sì o caos». L’idea, che con ogni probabilità sarà uno degli argomenti della convention in programma a Milano per metà settembre, non sembra però fare molti proseliti tra i big di Forza Italia. E fredda è anche la reazione della Lega Nord.

Italicum all’esame della Consulta il 4 ottobbre
Intanto la Corte costituzionale si riunirà il 4 ottobre per decidere sull’ammissibilità dei ricorsi presentati dai Tribunali di Messina e Torino contro l’Italicum: i giudici costituzionali potrebbero rigettare i ricorsi per motivi tecnici, ossia perché presentati prima dell'entrata in vigore della legge elettorale (il primo a luglio scorso), oppure accoglierli ed esaminare la questione Italicum nel merito. Nel primo caso la Consulta sarebbe comunque chiamata ad esprimersi sulla nuova legge elettorale se al referendum dovessero vincere i Sì, perché il nuovo testo costituzionale prevede appunto il giudizio preventivo dei giudici costituzionali sull'Italicum così come sulle future eventuali leggi elettorali. Nel secondo caso, cioè nel caso in cui la Consulta scegliesse di entrare nel merito, il giudizio verrebbe in un certo senso anticipato a prima del referendum costituzionale (a meno che gli stessi giudici non ritenessero opportuno esprimersi dopo il referendum per non condizionarne in qualche modo l’esito).

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