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Zero medaglie e poche consolazioni per l’atletica azzurra

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diario da rio

Zero medaglie e poche consolazioni per l’atletica azzurra

Antonella Palmisano ed Elisa Rigaudo alla fine della 20 km di marcia (Ansa / Ciro Fusco)
Antonella Palmisano ed Elisa Rigaudo alla fine della 20 km di marcia (Ansa / Ciro Fusco)

L’atletica italiana a Rio ha il gruppo più numeroso fra gli azzurri (38 su 314) ma torna a casa con zero medaglie. Mai era successo negli ultimi sessant’anni di storia olimpica. Piange il medagliere, come non accadeva dai Giochi di Melbourne 1956, e anche il movimento di casa nostra. Ma senza le due punte di diamante, Gianmarco Tamberi, infortunato a ridosso dei Giochi, e Alex Schwazer, appiedato per la questione doping, non ci si aspettava molto. L’auspicio, appena sussurrato, era migliorare il bronzo di Fabrizio Donati nel triplo a Londra 2012.

Sì, forse la marcia delle donne poteva portare a casa un bronzo, alle spalle delle cinesi, tanto che Antonella Palmisano è arrivata quarta e ha festeggiato il cucchiaio di legno. Le ragazze della 4x400, guidate da Libania Grenot, hanno già fatto tanto con il loro sesto posto e per Alessia Trost, un personale di 1,98, essere arrivata quinta nella gara di salto in alto non è una vittoria ma almeno la fine di tante delusioni. Fortissima e promettente da ragazzina, la saltatrice di Pordenone, negli ultimi anni si è quasi fermata senza successi internazionali di valore. Ma poco altro spazio per le speranze veniva dall’atletica italiana a Rio.

G

li Europei di Amsterdam sono stati sono un fuoco di paglia: in Olanda, Italia nona potenza continentale con due ori, due argenti e tre bronzi. Ci eravamo illusi ma avevamo dimenticato che all’Olimpiade c’è tutto il mondo e corre fortissimo. E ora, lo zero in pagella impone all’atletica italiana, alla sua dirigenza un esame di coscienza per non finire nel tunnel del nulla sportivo.

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