Un brutto pasticcio nell’edilizia di Amatrice e Accumoli. Aumenti di cubature illegittimi di abitazioni private senza il relativo adeguamento sismico. Divergenze tra i progetti di ristrutturazione presentati al Genio Civile rispetto a quelli finiti negli archivi dei comuni. Schede di valutazione della vulnerabilità degli stabili pubblici, compreso l’hotel Roma, che potrebbero risultare falsate. Il fronte investigativo della Procura di Rieti si apre a molteplici scenari. Perché un dato, stando agli inquirenti, sembra ormai acquisito: l’abusivismo edilizio privato può essere una delle cause della distruzione degli immobili dopo il sisma del 24 agosto, 6.0 di magnitudo.
I finanziamenti pubblici - pari a 79 milioni 420mila 393 euro per il post sisma del 1997 in Umbria più altri 5 milioni stanziati dalla Regione Lazio dopo il terremoto del 2009 a L’Aquila - hanno avuto l’unico scopo di mettere in sicurezza tutte quelle strutture, private e pubbliche, che avevano subito danni.
Denaro, nella maggior parte dei casi, gestito (su delega del sub-commissario al sisma del 1997) direttamente dai comuni, che hanno affidato i lavori a trattativa privata. Nessun adeguamento antisismico, come previsto dalla legge, ma solo «ripristini» e «miglioramenti» che hanno sostanzialmente tamponato un problema in un’area, quella della provincia di Rieti, ad alto rischio terremoti.
Documenti al genio civile
Per questo il procuratore capo Giuseppe Saieva e un pool di quattro sostituti procuratori ha delegato la polizia giudiziaria a compiere una serie di acquisizioni documentali alla Provincia di Rieti e al Genio Civile. Gli inquirenti cercano tutte quelle documentazioni amministrative che potrebbero sciogliere il nodo dei vasti e diffusi crolli. Un faro è puntato sui progetti di ristrutturazione edilizia presentati al Genio Civile, documenti che illustrerebbero lo svolgimento di alcuni lavori su strutture private. Tuttavia sembra ci siano dei contrasti tra i progetti finiti al Genio e quelli, poi, depositati al Comune di riferimento, in particolare ad Amatrice.
Aumenti di cubature
Il nodo da sciogliere riguarda i progettisti ma anche e soprattutto i geometri, che rappresentano la spina dorsale dell’edilizia privata nei piccoli centri della provincia. Per questo si ipotizza che siano stati svolti degli aumenti di cubatura oltre determinate percentuali e senza aver compiuto il dovuto adeguamento antisismico. Un’eventualità, qualora riscontrata dai magistrati, che potrebbe confermare che l’abusivismo edilizio è tra le principali cause della devastazione. D’altronde negli atti della Regione Lazio risulta un’accurata analisi del contesto edilizio di Amatrice, in cui si afferma che «la tipologia costruttiva (muratura portante in pietrame locale) influenza in maniera determinante la vulnerabilità degli edifici esistenti con potenziali rischi per la popolazione».
In questo capitolo dell’inchiesta rientra anche il vice sindaco di Amatrice, Gianluca Carloni, che col fratello Ivo gestisce uno studio professionale di geometri. Stando a informazioni giunte alla Procura della Repubblica di Rieti, sarebbero tra i principali professionisti che hanno compiuto svariati lavori ad Amatrice.
Valutazioni di vulnerabilità
Tra i documenti che i magistrati stanno cercando ci sono le valutazioni di vulnerabilità delle infrastrutture pubbliche. Si tratta di atti rilasciati dal Comune che rappresentano una sorta di libretto dell’immobile, in cui è illustrato il grado di stabilità e se questo possa supportare la forza sismica. Ai magistrati interessa soprattutto la valutazione di Vulnerabilità della scuola Romolo Capranica (istituto che è stato posto sotto sequestro dagli inquirenti, insieme ad altri edifici pubblici, al fine di conservare lo stato dei luoghi prima di una perizia che sarà compiuta a breve da un consulente della Procura) e l’hotel Roma (anche se privata, rientra fra le strutture strategiche e rilevanti). Il timore è che in queste valutazioni di Vulnerabilità - comunque non vincolanti ai fini dell’adeguamento antisismico - siano stati inseriti valori sbagliati così da celare il reale rischio di un crollo in caso di sisma. Questo anche se nella stessa relazione della Regione Lazio si afferma che «il Comune di Amatrice è storicamente un territorio frequentemente interessato da eventi sismici».
L’ordinanza del Viminale
L’acquisizione documentale ha riguardato anche l’ordinanza del ministero dell’Interno n. 2741 del 30 gennaio 1998, concernente «lo stato di emergenza nei territori delle province di Rieti e di Arezzo». Si tratta di un documento che ha consentito l’erogazione degli oltre 79 milioni di euro di investimento (solo per la provincia di Rieti) per compiere «ripristini» e «miglioramenti» delle infrastrutture pubbliche e private colpite dal sisma del 1997 in Umbria.
Il deputato del Partito democratico, Fabio Melilli, ex subcomissario per la ricostruzione delle province del Centro Italia dopo il terremoto dell’Umbria, spiega che «la maggior parte degli appalti sono stati gestiti dai comuni. Gran parte dei fondi sono stati spesi dalle amministrazioni locali con appalti di valore sotto una determinata soglia, dunque a trattativa privata».
I progetti a rilento ad Amatrice
Dopo il sisma del 1997 fu stilato un elenco in cui si prevedeva una ventina di interventi di miglioramento anti-sismico per Amatrice e Accumoli (su un totale di circa 140 per tutti i paesi dell’area). L’importo venne stanziato dalla Regione (passando per la Provincia) per varie attività: si va, ad esempio, dai 100mila euro per la Torre civica di Accumoli ai 200mila per la Chiesa di Santa Maria Liberatrice; dai 150mila per la caserma dei Carabinieri di Accumoli ai 260mila per la Chiesa di Sant’Angelo di Amatrice; dai 125mila euro per il complesso parrocchiale di San Pietro e Lorenzo di Accumoli fino ai 105mila per il complesso parrocchiale di Amatrice.
Si parla, sommando le opere ipotizzate per entrambi i paesi, di 1,8 milioni circa. Una piccola entità, dunque, sufficiente a sistemare gli edifici e non certo a organizzare un vero e proprio adeguamento anti-sismico. Tuttavia nemmeno questi investimenti sono stati portati a termine dagli enti locali.
Valutando la situazione nel dettaglio a maggio 2016, quasi 10 anni dopo la decisione del commissario delegato del sisma del 1997, si vede che su 19 interventi sulla carta, 9 hanno subito uno stop: alcuni definanziati, altri appaltati da poco, altri ancora con lavori ancora in corso e, nella migliore delle situazioni, ancora da collaudare. La situazione è simile, in proporzione, a quella di tutto il territorio di Rieti. Complessivamente dal 1997 ad oggi sono stati stanziati 46,4 milioni per l’area (79,4 milioni se si considerano anche i 33 del piano precedente).
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