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Referendum, Renzi: in ballo non è la democrazia, ma la…

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Referendum, Renzi: in ballo non è la democrazia, ma la burocrazia

«Per mesi si era detto che c'era una svolta autoritaria, una deriva fascistoide poi si va a leggere il quesito. Nessuno confronto è inutile, ho chiesto al professor Zagrebelski se ci fosse un articolo che potesse far venire il dubbio di una svolta autoritaria ma non c'è. Si scopre che in ballo non è il futuro della democrazia ma della burocrazia». Lo ha detto il premier Matteo Renzi parlando del referendum costituzionale in un'intervista a Radio Capital, durante la quale ha affrontato anche i temi del Def, dell'Italicum e della pressione fiscale, annunciando poi che il prossimo 11 ottobre il consiglio dei ministri darà l'ok al decreto per la ricostruzione nelle zone terremotate del centro Italia.

Referendum non è domanda su mio futuro
«Ammetto di aver impostato male la discussione e penso sia giusto dirlo - ha spiegato Renzi - , ora ho grande stima nei cittadini italiani: la domanda non è sul mio futuro ma quello delle istituzioni per i prossimi decenni. Si immagina un senatore che nel momento in cui vince il no a quel punto decide di contenere il costo delle istituzioni. Ci sono 60 giorni, ora l'obiettivo di fare il referendum su di me ce l'hanno altri».

Aperto a confronto con D'Alema e Grillo
Parlando poi dei sostenitori del No al referendum, Renzi ha spiegato di essere disponibile a confronti con «D'Alema, Grillo, il prode combattente Berlusconi» e che « il punto non è quanti confronti fare e io non ho problemi di nessun genere ma la priorità per me è governare, dovrei fare il presidente del consiglio, ora c'è il consiglio dei ministri, presto approveremo la manovra».

Italicum, sì a dialogo su modifiche
Sulla legge elettorale Renzi poi ribadisce: «A domanda in politichese rispondo in politichese: il Pd accetterà volentieri un clima di dialogo e confronto con gli altri partiti per verificare ipotesi di modifica a cui non ci sottraiamo».

Def: troveremo le coperture
Sulle polemiche scaturite dalla presentazione della nota di aggiornamento al Def, il premier spiega che «l'ultimo anno siamo stati più prudenti della realtà, perchè alla fine i dati sono andati meglio di come li avevamo preventivati. Essendo previsioni glielo dico tra un anno chi si sbaglia. Detto questo stiamo parlando di decimali di differenza e tutte le volte della stessa solfa. Tutti gli anni si arriva verso settembre ottobre puntuali, come le occupazioni studentesche, o le polemiche sulle prime giornate di campionato, c'è la polemica sui numeri: riusciranno ad avere le coperture? Riusciranno davvero a fare ciò che avevano promesso? Per il momento le abbiamo sempre trovate le coperture».
Renzi ha assicurato poi che «la crescita è ripartita, ma come per una macchina il freno a mano è ancora tirato » e che «nei prossimi giorni licenzieremo una legge di stabilità con le tasse che continueranno ad andare giù, a partire dall'Ires agricola».

Il Ponte sullo Stretto ora non è priorità
Il premier è poi tornato a parla del progetto del Ponte di Messina, spiegando che non è una priorità, perchè «sono dieci anni che dico la stessa cosa: primo, mettere soldi nell'edilizia scolastica; secondo, banda larga; terzo, bisogna fare un grande piano di infrastrutture, di completamento di quelle che mancano; quattro, bisogna far viaggiare i treni in Sicilia, sono un'offesa al trasporto pubblico locale; quinto, bisogna mettere a posto i viadotti in Sicilia». Ma ha aggiunto che «quando si sono fatte queste cose non parlare di ponte solo perché l'ha detto Berlusconi, mi sembra francamente un non senso. Perché bisogna dire di no a un'opera che può portare i treni da Napoli a Palermo, una volta che si è finito tutto il resto, su cui c'è un contratto, perchè bisogna dire di no a livello teorico?».

Calo di popolarità fisiologico
«Il mio calo di popolarità? Ne ho parlato a lungo con Obama, per chi governa è fisiologico» ha detto poi Renzi, sottolineando che «i momenti di più alto consenso, mi ha detto Obama, sono all'inizio e alla fine del mandato, quando i cittadini ti mettono a confronto con i potenziali sfidanti. La stampa mi critica, fa
giustamente il cane da guardia. Ma sento un consenso nel Paese, ci sono tante persone che ci credono».

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