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Italicum, senza ballottaggio rischio di coalizioni senza coesione

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Italicum, senza ballottaggio rischio di coalizioni senza coesione

Ansa
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La disponibilità dimostrata da Renzi a ridiscutere l’Italicum ha messo in moto la giostra delle modifiche. Il “modello Orfini”, di cui ci occupiamo qui oggi, è una di queste. Nei giorni scorsi il presidente del Pd ha presentato alla Camera una proposta di riforma dell’Italicum il cui scopo principale è quello di abolirne il ballottaggio cercando di preservare l’impianto maggioritario del sistema elettorale. Lo strumento è un premio fisso di 90 seggi da assegnare al partito più votato, a condizione che abbia ottenuto almeno il 20% dei voti validi espressi a livello nazionale. Novanta seggi corrispondono a circa il 14 % dei seggi totali, cioè una percentuale uguale a quella prevista dall’Italicum al primo turno.

La differenza con l’Italicum è che un sistema del genere non può assicurare la maggioranza assoluta dei seggi al partito più forte. Nessun sistema elettorale a un turno può farlo, nell’attuale contesto tripolare, a meno di non prevedere un premio tanto elevato da essere incostituzionale in base agli standard fissati dalla Consulta. L’Italicum invece assicura sempre e comunque la maggioranza assoluta dei seggi perché prevede un secondo voto. In tal modo sono gli elettori a decidere tra i due contendenti più forti chi debba avere i 340 seggi in palio per il vincente. In teoria anche il modello Orfini potrebbe consentire al partito più forte di arrivare a 316 seggi o più, ma la probabilità di un simile esito è praticamente zero. Ed è quello che vogliamo dimostrare con la tabella intitolata «I seggi» riportata qui sotto .

I SEGGI

[Il sistema prevede l’assegnazione proporzionale con il metodo del quoziente naturale di 527 seggi, mentre 90 sono attribuiti in premio alla lista che ha ottenuto più voti delle altre. Vi è poi una soglia di sbarramento nazionale al 3% (come nell’Italicum). Non sono conteggiati il seggio della Valle d’Aosta e i 12 seggi della circoscrizione estero.]

La simulazione del Cise è basata su due variabili: la percentuale di voti presi dal primo partito e la percentuale di voti ottenuti dai partiti che non superano la soglia di sbarramento. Questi voti dispersi sono importanti perché più alto è il loro numero più elevata è la disproporzionalità del sistema. In altre parole più sono i partiti che non riescono a prendere seggi, perché non hanno abbastanza voti, più seggi prendono i partiti sopra la soglia di sbarramento. Per questo la simulazione è fatta con soglie diverse. È il fenomeno grazie al quale in Germania nel 2013 il partito della Merkel (con la Csu) ha sfiorato la maggioranza assoluta dei seggi con il 41 % dei voti.

La «I seggi» fa vedere il rapporto tra i voti ai partiti sotto soglia e la percentuale di voti necessaria al primo partito perché si produca un esito maggioritario. Esempio 1: se il primo partito prende il 39% dei voti occorre che ci sia una percentuale di voti dispersi pari al 10% perché possa avere 318 seggi. Esempio 2: un partito che arriva primo con il 30% dei voti non otterrebbe la maggioranza assoluta di seggi nemmeno con una percentuale di voti dispersi pari al 22%. Questo è l’esempio più realistico, visto che oggi i partiti più forti hanno percentuali di voto comprese tra il 28 e il 31%.

In conclusione, un sistema elettorale come quello proposto da Orfini, o sistemi elettorali simili, porterebbe quasi certamente -dopo il voto- alla formazione di coalizioni più o meno ampie e ben poco coese. Questo si vede molto bene nella tabella «Le percentuali» che utilizza dati di sondaggio per simulare la distribuzione dei seggi tra tutti i partiti con il “modello Orfini”.

LE PERCENTUALI

[La simulazione è costruita utilizzando la media delle intenzioni di voto dei cinque più recenti sondaggi nazionali. Sono esclusi dal calcolo il seggio della Valle d’Aosta e i 12 seggi della circoscrizione estero.]

Con un Pd poco sopra il 31% l’unica coalizione realisticamente possibile sarebbe quella tra Pd e Forza Italia. Ma se il Pd non arrivasse al 31% nemmeno la somma dei seggi di questi due partiti sarebbe sufficiente. Niente di male per chi crede che questo sia un esito che può favorire la governabilità del paese. Ma cosa succederebbe se il premio di Orfini andasse a Grillo? Lo dovremmo ribattezzare premio di ingovernabilità. Infatti, che coalizione di governo si riuscirebbe a mettere insieme in questo caso ?

Il “modello Orfini” è pensato per scongiurare la vittoria del M5s. Ma non basta allo scopo. Alla cancellazione del ballottaggio occorrerebbe aggiungere anche il premio alla coalizione. Visto che il M5s di coalizioni non vuole sentir parlare, un premio simile renderebbe forse meno probabile il successo dei pentastellati. Ma non è detto. E se la manipolazione delle regole fosse una carta in più nelle mani di Grillo ?

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