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Mondiali di ciclismo: bis di Peter Sagan sulle orme di Bettini e Bugno

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Mondiali di ciclismo: bis di Peter Sagan sulle orme di Bettini e Bugno

Peter Sagan vince il mondiale davanti a Mark Cavendish (foto IPP/zumapress)
Peter Sagan vince il mondiale davanti a Mark Cavendish (foto IPP/zumapress)

Nel deserto, tra le palme e i grattacieli di Doha, vince il Migliore. Il Migliore è Peter Sagan, slovacco 26enne con look da corsaro dei Caraibi, che allo sprint vince per la seconda volta consecutiva il mondiale dei professionisti su strada.
In uno scenario surreale, “silenzioso”per la quasi totale assenza di tifosi, Sagan ha bruciato due ex campioni mondiali, il britannico Mark Cavendish e il belga Tom Boonen. Quarto l'australiano Michael Matthews. Quinto, e primo degli italiani (comunque sempre nelle prime file), Giacomo Nizzolo, arrivato allo sprint finale con le cartucce ormai bagnate.

Nonostante la “location” spaesante, il finale è stato comunque all'altezza di una prova iridata, portando sul podio l'aristocrazia delle due ruote, almeno quella delle corse di un giorno.

Peter Sagan vince il mondiale (foto IPP/zumapress)

Su Peter Sagan, c'è poco da dire: è un fenomeno. Un talento straordinario che, in un momento non certo favorevole per le due ruote, è diventato una sorta di “ambasciatore” itinerante del ciclismo, mai così tanto praticato a livello amatoriale e mai cosi poco seguito nell' interesse mediatico.
Sagan sbanca e “buca” dovunque va. Con quel suo fare da guascone impenitente, mette il suo sigillo a qualsiasi corsa partecipi.

Di solito si dice che, su chi porta la maglia di campione del mondo, pesi la maledizione iridata. Ebbene, lo slovacco di gufi e streghe se n'è ampiamente infischiato dominando in primavera la Gand Wevelgem e il Giro delle Fiandre; poi in estate è stato protagonista al Tour de France e, adesso, come se niente fosse, ha rivinto il mondiale.

Cosa quest'ultima riuscita solo a pochissimi campioni. Per restare nell'ultimo secolo, il bis consecutivo manca dai tempi di Paolo Bettini (2006-2007). Se poi vogliamo andare nel Novecento, allora bisogna risalire a Gianni Bugno, vincitore prima a Stoccarda (1991) e poi a Benidorm in Spagna nel 1992.

Ma quello era ancora un altro ciclismo, che mai avrebbe pensato di far correre, nel Qatar,un Campionato del Mondo. Era un ciclismo seguitissimo dai tifosi, che spesso superava in interesse e passione anche il calcio e la Formula Uno.
In questo senso, Peter Sagan è una delle poche risorse del ciclismo attuale, sfibrato dalle infinite diatribe sul doping e da una Federazione mondiale che va dove lo porta il business e gli sponsor dimenticando, però, che alla base di questo sport c'è anche e soprattutto un legame di storia, di strada e di “contatto” con i suoi tifosi.

Tornando alla corsa, dicevamo che tutto si è risolto negli ultimi trecento metri quando il gruppetto dei migliori ha ripreso l'olandese Leezer, autore di un coraggioso scatto a 2200 metri dal traguardo.

Nizzolo è partito a circa 200 metri, ma Sagan è riuscito a superarlo in extremis infilandosi in uno stretto corridoio tra l'italiano e le transenne. Un guizzo da sprinter consumato che ha sorpreso anche Cavendish e Boonen, non certo due sprovveduti in fatto di volate.

Sagan, dopo l'arrivo, ha ringraziato Giacomo Nizzolo per la sua sportività: «Se mi avesse stretto contro le transenne, non avrei avuto lo spazio per vincere», ha detto il neo campione iridato che, prima della corsa, aveva fatto discutere i soliti professionisti della chiacchiera perché era arrivato alla vigilia invece di “acclimatarsi” come molti altri corridori che, comunque, non hanno poi brillato.
Dell'Italia non si può dire male: quando a metà della corsa, in pieno deserto, un ventaglio ha spezzato in due tronconi il gruppo, la squadra azzurra non si è fatta sorprendere inserendo quattro dei nostri (Bennati, Guarneri, Viviani e Nizzolo).
Bennati, sempre impegnato in prima fila in un pesante lavoro di scrematura, si è sfilato ai meno cinque. Gli altri tre ci hanno provato, ma alla fine hanno dovuto cedere alla classe dei big.

«Ha vinto il più forte» ha detto il citi Davide Cassani. «A questi ragazzi, che sono stati all'altezza dei migliori, posso solo dire che sono stati bravi». «Resto con un auspicio: che possano crescere e diventare campioni» .
Lo speriamo tutti perché è da otto anni che ai mondiali andiamo in bianco. L'ultimo italiano a vincere è stato Ballan nel 2008. Sembra un secolo.

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