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Brasile: una gara folle rimanda tutto ad Abu Dhabi. Raikkonen rischia

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f1, vince hamilton

Brasile: una gara folle rimanda tutto ad Abu Dhabi. Raikkonen rischia

(Epa)
(Epa)

Dopo una domenica di polemiche in Messico, in pochi si sarebbero immaginati un'altra gara tormentata per le decisioni della direzione. Al posto di parlare di match point, di liberazione o frustrazione, di record, di statistiche, alla fine di una lunghissima domenica si è infatti occupati a ricordare tutte le frammentazioni del gran premio, iniziato in ritardo, sospeso con bandiera rossa due volte e, nello svolgimento, corso per moltissimi giri sotto bandiera gialla.

Uno strazio per lo spettatore che non ha cambiato l'esito finale, già visto molte volte in questa stagione: doppietta Mercedes con Hamilton davanti, che così si porta a 9 vittorie nel 2016, al pari di Rosberg. Terzo Verstappen che, a detta sua, è stato sfortunato e non poteva far di più perché aveva spesso la visiera appannata. In realtà ha dimostrato al mondo che l'alba di una nuova era con una sua forte presenza è appena iniziata. Comunque, un podio veramente “politically correct”, che sposta la consacrazione matematica ed effettiva del campione del mondo per quest'anno all'ultimo appuntamento di Abu Dhabi fra due settimane. Un fattore “sorpresa” tutto sommato utile, se non necessario, a tenere ancora un po' vivo l'interesse su una stagione che non ha saputo proporre una vera alternativa alle Mercedes.

C’è da dire che la pioggia e la mancanza di sbavature del campione 2015 ha indotto Rosberg a disputare una corsa molto prudente, da “ragioniere”, perché in una giornata così bagnata la priorità era evitare di trovarsi a inseguire nell'ultimo appuntamento con zeri punti totalizzati in Brasile per imprudenza o fatalità.

E così, se il mondiale è ancora aperto, non è chiusa nemmeno la “serie” di disguidi fra Verstappen e Vettel: anche a Interlagos è andato in scena un episodio dubbio a danno del ferrarista, dove però il suo mugugno è stato di profilo molto più basso perché il quattro volte campione è ben conscio che, piano piano, l'olandese sta dimostrando delle doti di guida e del “pelo” sullo stomaco che in pochi si sarebbero immaginati già a questo punto della sua carriera. Il suo sorpasso su Vettel ha mandato in scena uno dei momenti più memorabili non solo del gp brasiliano, ma di tutto il 2016. Una data da segnare sul calendario, per ricordare a tanti che Verstappen sta davvero maturando e la prestazione “paulista” conferma il talento senza possibilità di errore. Pensando anche a quando ha attaccato Rosberg, dopo poche curve da una ripartenza dietro alla safety car: senza mezzi termini né alcuna riverenza, ma con una traiettoria esterna e coraggiosa, semplicemente indimenticabile.

In una pioggia torrenziale ha regnato ovviamente una confusione diffusa, unita a tensione, preoccupazione e rabbia per i quattro incidenti che hanno condizionato anche la carriera di molti. Grosjean già fuori al giro di installazione ha fatto raffreddare molti bollenti spiriti e ha lasciato un avanzatissimo posto in griglia tristemente vuoto. Gutierriez, già in polemica con il team Haas per il mancato rinnovo, si vede già fuori dal circus. E soprattutto Felipe Massa, al suo ultimo appuntamento con il pubblico di casa prima del ritiro, esce di scena a piedi e in lacrime, godendo della bontà della regia che gli dedica un tributo lunghissimo del suo rientro ai box, anziché inquadrare le “solite” auto a regime ridotto dalla safety car. L'account ufficiale Facebook della Formula 1 ha riassunto in una didascalia di una foto di Felipe con la moglie semplicemente con: “He's crying, she's crying, we're crying...”.

Già, perché un personaggio così amichevole, disponibile, gentile ed elegante come Massa in Formula 1, che si è fatto ben volere in ogni condizione, per un sorriso onnipresente al di là dei risultati e dei momenti alti o bassi che ha avuto, mancherà da subito. La sua etica, affabilità e signorilità, infatti, non sono ancora emerse nei piloti delle ultime generazioni che, invece, nati più competitivi ed egoisti, non si avvicinano neanche a un quarto dei valori e della simpatia che ha trasmesso e garantito Felipe anche solo con la sua presenza. È un vero peccato che sia andata così, senza riscossa: perché tutti sanno che nel 2008, con la Ferrari, proprio in questa pista è stato campione del mondo virtualmente per pochi secondi dopo aver tagliato il traguardo. In quello che era stato il gran premio d'addio per un altro signore della sua generazione, David Coulthard, tutti hanno visto che Timo Glock non fece opposizione a farsi sorpassare da Lewis Hamilton alla terz'ultima curva, “scusandosi” con le tifoserie per essere stato troppo lento a causa delle gomme da asciutto.

C’è stato poi un altro grande, grandissimo episodio di questa gara, che ha letteralmente tagliato il fiato e fermato il cuore di più di uno spettatore: Raikkonen, in piena accelerazione, si trovava sul rettilineo di partenza a mettere le ruote sull'erba, ingaggiando una doppia piroetta e mezzo con un impatto non certo leggero perché in piena velocità. Eppure fino a lì non era andato male: anche se era stato “fregato” da Verstappen in partenza, il finlandese sembrava in giornata. Ma con una “giravolta” da 900 gradi davanti ai box ha lasciato tutti con il fiato sospeso, perché sopraggiungevano auto in piena velocità e la memoria è andata a Zanardi nel 2001 o ad altre brutte pagine del motorsport, per fortuna senza conferma.

E così, fra tante sfortune altrui, i due piloti Mercedes sono passati indenni da tutte le insidie di questo gran premio e sono riusciti a portare a casa l'en plein per l'ennesima volta, rinviando il verdetto sull'assegnazione per il titolo mondiale piloti all'ultima tappa negli Emirati Arabi: quasi come se dovessero dare una goia agli organizzatori, garantendo in questo modo miglior finale che ci si potesse augurare in una stagione senz'altro con poco sale e molta monotonia.

Per il Brasile, a questo punto forse grazie alla violenta pioggia, si può ancora dire che c'è mancato poco per vedere un'inedita lotta al vertice fra Hamilton e Verstappen. Un duello inedito neanche troppo distante dalla realtà, visto che non c'era solo Hamilton a suo agio in queste condizioni: anche la Red Bull del diciannovenne era veramente a buon punto e i migliori tempi sul giro del più giovane (e un po' brufoloso) nell'ultima parte di gara lo hanno dimostrato.
Dulcis in fundo, i sei ritiri e un pizzico di fortuna hanno dato un grande risultato per la Sauber, che inaspettatamente a fine stagione, risollevano una sorte che gli era stata anche fin troppo avversa.

Il team cliente Ferrari, con Felipe Nasr, che giocava in casa, si è trovato sotto la bandiera a scacchi al nono posto, portando a casa due preziosissimi punti alla ventesima su ventuno gare in calendario. Un bottino molto piccolo, che tuttavia ribalta la situazione del fondo della ranking costruttori, dove ora la Manor Racing scivola all'ultimo posto con solo un punto. Contando sulla quasi impossibilità che si ripeta una finale a punti per Wehrlein od Ocon, la scuderia elvetica si vede così arrivare una boccata d'ossigeno sotto il profilo finanziario, sufficiente a dare maggiore serenità al team che, proprio quest'anno, ha visto retrocedere Peter Sauber e subentrare la Longbow Finance SA.

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