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Parisi lancia «Energie per l’Italia»: alternativi a Renzi e…

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Parisi lancia «Energie per l’Italia»: alternativi a Renzi e Grillo

Stefano Parisi va avanti per la sua strada - nonostante la diffidenza mostrata negli ultimi giorni da Silvio Berlusconi - e da Milano lancia un movimento (”non un partito, concetto superato”, spiega). Si chiama “Energie per l'Italia” e avrà una struttura leggera, poco costosa, che parlerà con “le persone e con le comunità”.
Presto ci sarà una “piattaforma di idee e non di strilli”. Quest'ultimo messaggio è per il movimento di Beppe Grillo, dal quale ci tiene a prendere le distanze. Sarà sì un movimento, dice Parisi, ma “democratico e non con un rigido rapporto gerarchico”.

Non ci sono ancora liste da presentare alle prossime elezioni: “Ancora è presto, vedremo nelle prossime settimane”. Ma il messaggio ai partiti amici, per quanto implicito, è chiaro: con la Lega il centrodestra rimane ancorato ad una vecchia idea che alla lunga non paga. Per vincere non vanno più sommati i voti dei partiti, ma va capita la nuova società. «Basta pensare - dice - che nelle ultime amministrative i partiti spesso rinunciavano al proprio simbolo a favore di una lista civica, perché capivano che con quello non si vince».

La scelta di Milano
Stefano Parisi sceglie Milano per parlare dei futuri sviluppi della politica nazionale. Fatto emblematico, e non solo perché alle scorse amministrative si è presentato come candidato del centrodestra, permettendo al centrodestra, in poco tempo, di recuperare un gran numero di voti persi (fino a raggiungere nel primo turno quasi gli stessi voti dell'attuale sindaco Giuseppe Sala).

“Servono misure nuove, la ricchezza e l'occupazione dipendono dagli investimenti privati, non dal pubblico”

Stefano Parisi, leader di «Energie per l’Italia» 

Milano è anche la città dell'economia, argomento centrale per il suo pensiero politico: «Servono misure nuove, non servono gli sgravi fiscali per il Sud, la ricchezza e l'occupazione dipendono dagli investimenti privati, non dal pubblico», sottolinea.

Il fisco
Ma in che modo? «Diminuire le tasse sulle imprese, meno burocrazia, più infrastrutture, facilitare il business». Di tasse Parisi non solo parla, ma lancia persino una sorta di provocazione. Tocca il tabù della progressività delle imposte, sancita dalla Costituzione italiana. E su questo dichiara che sarebbe pronto a «affrontare una riforma costituzionale, perché non è giusto penalizzare chi ha di più, chi ha avuto più fortuna o capacità nella vita». Il riequilibrio sociale, invece, si fa così: «Lo Stato non può pagare tutto a tutti, e quindi è giusto che chi ha di più si paghi ad esempio da solo il servizio sociale».

Oltre i partiti
Un modello liberal americano? Forse. L'importante per Parisi è andare oltre i partiti e le ideologie. Oltre le categorie «obsolete del Novecento che non parlano più alla società».
I partiti, in sostanza, per il nuovo movimento di Parisi, non sono in grado di interpretare i problemi contemporanei: dal terrorismo alla globalizzazione, dal disimpegno degli Usa nel Medioriente all'immigrazione. È un'epoca nuova. Ma non sarebbe comunque auspicabile un'uscita dall'Ue, che deve «dare sicurezza ai cittadini, ma non bisogna limitarsi alle provocazioni antieuropeiste come quelle inutili di Renzi. Bisogna lavorare ad una nuova Europa».

La politica italiana
Quanto alla politica italiana, Parisi è definitivo: «Le politiche italiane, anche quelle degli ultimi anni votate da Forza Italia, hanno impoverito le persone e fatto crollare il patrimonio immobiliare, vera fonte di rendita. Le politiche di austerità non si fanno con le tasse ma con il taglio alla spesa, rendendo lo Stato più efficiente». La politica non solo è inefficiente, ma costringe «eroi come il sindaco di Norcia a vivere serrato fra la procura e Cantone (presidente dell'Anac, ndr) che gli bloccano le iniziative di ricostruzione». Pure la giustizia, insomma, va riformata.
Le critiche vanno da destra a sinistra e non risparmiano Grillo. Parisi anzi teme di consegnargli il paese e proprio al M5S dice: «La politica non si può fare gratis, deve essere sobria, ma solo una forma di politica è gratuita, ed è la dittatura».
Parisi dunque, tra le righe, lancia la sua idea: questo nuovo movimento liberal va avanti, che siano gli altri ad avvicinarsi. «Io guardo avanti, anche se qualcuno negli ultimi giorni si è voltato indietro». Per chi non l'avesse capito, la sfida è più verso Berlusconi che verso il premier Matteo Renzi.

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