Lifestyle

A Abu Dhabi vince Hamilton, ma Rosberg è campione del mondo

  • Abbonati
  • Accedi
formula 1

A Abu Dhabi vince Hamilton, ma Rosberg è campione del mondo

Almeno è stato combattuto fino all'ultimo: così si potrà dire anche a distanza di tempo, ricordando che questo mondiale poteva ribaltarsi alle ultime curve, non meno spettacolarmente di come abbiamo visto nel 2008 o nel 2010. Tuttavia, soddisfando invece le più realistiche previsioni, ad Abu Dhabi è andata in scena un'altra doppietta Mercedes, l'ultima di questa epoca di power unit “lente” dove la casa di Stoccarda ha dominato sempre con grande vantaggio negli ultimi tre anni, ma mai come nel 2016. Un anno in cui, dopo 21 gare di cui solo due lasciate vincere a Verstappen e Ricciardo, Rosberg conquista meritatamente il suo primo campionato del mondo pur avendo chiuso la gara al secondo posto. Era infatti ben previsto che Hamilton avesse poco da perdere e tanta voglia di vincere: confermando le aspettative, ha quindi agevolmente messo il suo sigillo, dominando sin dall'inizio senza mai temere di perdere la leadership ma, anzi, si è pure occupato di mettere in pericolo Rosberg facendolo avvicinare dai più diretti avversari nel finale.
Nonostante i 12 punti di vantaggio da difendere, non si può proprio dire che al neo campione sia filato tutto liscio: effettivamente Rosberg è stato insidiato, per colpa di Hamilton volutamente lento, da un Vettel realmente più veloce che negli ultimi giri, e fino all'ultimissimo metro, è stato pronto a sorpassarlo. Anche se la matematica, per favorire il campione uscente, avrebbe dovuto vedere davanti al tedesco sia Vettel sia Verstappen. Un bel colpo comunque per Vettel, che dopo aver sofferto molto con il secondo treno di gomme, ha scelto di correre il terzo e ultimo stint con le SuperSoft. Una scelta più “morbida” rispetto agli altri top driver che ha davvero pagato e rincuorato staff e muretto Ferrari per affrontare un inverno meno amaro.
Rosberg ha quindi celebrato il titolo nonostante Hamilton abbia vinto più di lui procurandogli non poche sofferenze durante tutto l'anno. Se a ben vedere anche nel 2015 era stato per qualche tempo al vertice, in questa sua stagione dorata a Rosberg è andata meglio già dall'inizio e quindi per una bella fetta di 2016 si è trovato a gestire il vantaggio anziché inseguire. Certo, capolavori di gare ma anche fortuna e razionalità sono stati ingredienti essenziali di questo traguardo: chiudere in testa una stagione da record da 21 gare con soli 5 punti di margine significa aver penato, calcolato e ingoiato bocconi amari pur di non commettere sciocchezze. Meno mosse da furbo, meno exploit pericolosi, meno panico ma più costanza, migliori partenze e, spesso, maggiore velocità in gara sono stati invece i punti di forza di questo successo per certi aspetti anomalo ma senz'altro importante per la storia di questo sport.
Anomalo per la verità un po' meno di quello che era stato il mondiale vinto da suo padre Keke 34 anni fa, con la Williams e il passaporto svedese: nel 1982, quello che solo tre anni dopo sarebbe diventato il suo genitore aveva agguantato il mondiale di Formula 1 all'ultima gara senza vincerla (la stagione finì a Las Vegas con il primo successo in carriera di Alboreto) ma, anzi, concludendo pure fuori dal podio. Rosberg senior, infatti, aveva conquistato quell'anno solo una gara, a Monza, e nel 1982 solo Arnoux e Prost avevano fatto di meglio, vincendone due ciascuno.
Scenari ed epoche diverse ma una storia personale che, inizialmente, li sembrava accomunare: Rosberg junior non aveva avuto grandi chance fino all'ingaggio della Mercedes, Rosberg senior ha vinto in totale solo cinque gare in carriera. E invece ora è qui a ricordare al mondo che c'è anche lui nel club “romantico” delle dinastie di successo dei motori: ora in Formula 1 come padre e figlio campioni ci sono anche i Rosberg a fianco degli Hill, anche se Graham di titoli ne ha vinti due.

Un gran giorno di festa in casa Mercedes, arricchito da tante personalità dello sport e dello spettacolo ma impoverito dalla mal celata amarezza di Hamilton, che sa di non averlo perso oggi il titolo che lui si sentiva in mano già dall'estate la possibilità di farcela, vista l'energia galvanizzante che ha ricevuto dai frequenti superamenti nell'anno dei record di altri “mostri sacri” della Formula 1.
Senz'altro meno festosa è invece la serata emiratina della Red Bull: niente podio, nonostante un Ricciardo molto carico e apparentemente molto veloce, oltre a un Verstappen che in gara ha impensierito Rosberg al ventesimo giro, dando spettacolo nel resistergli proprio appena prima di rientrare a cambiare le gomme. Ma Horner può ritenersi soddisfatto di chiudere la stagione costruttori al secondo posto a quasi trecento lunghezze dalla Mercedes ma a settanta punti davanti alla Ferrari, dimostrando un livello di piloti e auto superiore alle aspettative dello scorso inverno.
Dietro, invece, c'è poca storia: dopo la Ferrari, inesorabilmente terza, il quarto in classifica è la Force India con meno della metà dei punti, a sua volta a debita distanza dalla Williams e, molto più indietro, una (in lenta crescita) McLaren che, piano piano, è riuscita a finire al sesto posto, superando la Toro Rosso e la Haas abbastanza confortevolmente. Fanalino di coda, probabilmente solo quest'anno, ci sono la Renault, con un bottino punti irriconoscibile a una cifra sola, e la Sauber che, pur avendone solo due, batte la Manor, a uno, e si aggiudica quella decima posizione in classifica che significa il diritto alla distribuzione degli utili dalla FOM.
Nel mondiale piloti, dopo gli imprendibili Rosberg ed Hamilton, ben figura comunque Ricciardo al terzo posto, con ben 44 punti di vantaggio su Vettel e 52 punti su Verstappen, nonostante in molte gare il giovane diciannovenne avesse mostrato un passo molto più convincente. Peccato per il sesto di Raikkonen: con meno ritiri probabilmente il quinto posto lo avrebbe meritato.
Questa gara dovrà essere ricordata infine per aver salutato due veterani fra i più gentili ed eleganti conosciuti negli ultimi anni. Button lascia la Formula 1 dopo un mondiale, 15 vittorie e 50 podi in carriera, Massa dopo un mondiale sfiorato, 11 vittorie e 41 podi e tanta simpatia elargita a ferraristi e italiani in generale.

© Riproduzione riservata