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Dalla vendemmia al turismo, alle manifestazioni sportive: così la…

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Lavoro accessorio

Dalla vendemmia al turismo, alle manifestazioni sportive: così la legge Fornero ha ampliato il raggio d’azione dei voucher

(Marka)
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Nati con la legge Biagi del 2003 per riportare nella legalità quelle prestazioni di lavoro “occasionali e saltuarie” (fino ad allora svolte “in nero”), i voucher sono stati oggetto di una serie di interventi normativi successivi, e oggi sono finiti nel dibattito politico (e sindacale) per via dei numeri sul loro utilizzo sempre più crescenti: da agosto 2008, periodo in cui è iniziata la loro sperimentazione per le vendemmie di breve durata, al 30 giugno 2016, secondo il monitoraggio Inps, sono stati venduti 347,2 milioni di “buoni lavoro” di importo nominale pari a 10 euro (al netto di contributi e tasse il netto per il lavoratore scende a 7,50 euro). Nei primi 10 mesi dell'anno, sempre secondo l'Inps, i voucher sono cresciuti del 32% rispetto allo stesso periodo 2015 (ma nei primi 10 mesi del 2015, sull'analogo periodo 2014, l'aumento è stato superiore al 60%).

Ad ampliare il raggio d’azione è stata la legge Fornero
Ad ampliare, nel tempo, il raggio d'azione dei voucher è stata, prima, la legge Fornero del 2012 (governo Monti), che ha esteso di fatto i “buoni lavori” a praticamente tutti i settori produttivi, accrescendo, quindi, di molto il loro campo d’azione prima limitato essenzialmente a studenti e pensionati (per lavoretti estivi o nei campi). Poi, è intervenuta la legge 99 del 2013, allora governo Letta, che ha cancellato il requisito che le prestazioni di lavoro occasionali dovevano essere «di natura meramente occasionale». Il Jobs act del governo Renzi ha semplicemente sistematizzato l’istituto, elevando da 5mila a 7mila il limite massimo di compenso annuo a lavoratore (confermando, comunque, il tetto di 2mila euro per ciascun committente).

Poletti ha introdotto la tracciabilità
Il successivo decreto correttivo, voluto da Giuliano Poletti, ha poi introdotto, da ottobre 2016, la tracciabilità, per tutti, da imprenditori, agricoli e non, ai professionisti, che dovranno inviare un sms o una mail un'ora prima dell'inizio della prestazione (non oltre sette giorni in agricoltura) all'Ispettorato nazionale del lavoro, indicando dati anagrafici, codice fiscale del lavoratore e data della prestazione (in caso di violazioni scattano multe piuttosto salate da 400 a 2.400 euro per ogni lavoratore per cui è stata omessa la comunicazione). In questo senso, il ministro Poletti, attaccato ancora ieri da un esponente della minoranza dem, Roberto Speranza («via i voucher o sfiducia») ha fatto ben poco su questo strumento, se non introdurre dei paletti.

Solo per il 10% degli utilizzatori rapporti di lavoro con lo stesso datore nei sei mesi precedenti
Peraltro, prima di introdurre la tracciabilità dei voucher il ministero del Lavoro aveva acceso il faro sul fenomeno, pubblicando a marzo 2016 un breve report da cui si evinceva che i voucher non stavano, nei fatti, sostituendo contratti preesistenti, dato che solo il 10% degli utilizzatori risultava aver avuto rapporti di lavoro con lo stesso datore nei sei mesi precedenti. Dallo stesso report, si evinceva anche un forte acquisto di voucher da parte di soggetti che operano nel settore delle manifestazioni sportive e culturali - che si può spiegare come il risultato di un uso ormai consolidato del lavoro accessorio nell'ambito di eventi sportivi, sociali e culturali che hanno un'effettiva natura occasionale - mentre per quanto concerne turismo, commercio e servizi, anche qui veniva rilevato un uso in crescita dei voucher, il ministero annunciava «un approfondimento» per verificare eventuali utilizzi irregolari e “sommersione” di rapporti di lavoro in precedenza regolamentati da forme contrattuali tipiche. La progressiva estensione degli ambiti oggettivi e soggettivi dei voucher è andata, di pari passo, con il progressivo ampliamento della modalità di distribuzione dei buoni, inizialmente acquistabili presso le sedi Inps o tramite una procedura telematica, e successivamente, tra l'altro, presso tabaccai e uffici postali. Attualmente, ricorda l'Inps, l'acquisto dei voucher presso i tabaccai è di gran lunga prevalente.

Fra i settori di utilizzo in testa commercio e servizi
Sempre secondo l'ultimo monitoraggio Inps, la tipologia di attività per la quale è stato complessivamente acquistato il maggior numero di voucher è il commercio (16,8%), seguito dai servizi (12,9%), dalle manifestazioni sportive (6,3%) e dai lavori domestici (3,3%). C'è poi la voce “altre attività” che include “altri settori produttivi”, “attività specifiche d'impresa”, “maneggi e scuderie”, “consegna porta a porta”, altre attività residuali o non codificate: tutte questa voci si attestano al 36,7%; un dato che riflette la storia del lavoro accessorio, oggi utilizzabile per qualsiasi tipologia di attività.

Si usano più al Nord
Il ricorso ai voucher è concentrato nel Nord del paese: il Nord-est con 127,7 milioni di voucher venduti incide per il 36,8%, mentre il Nord-ovest con 102,6 milioni di voucher venduti incide per il 29,5%. La regione nella quale si è avuto il maggiore ricorso ai voucher è la Lombardia, con 60,7 milioni di buoni lavoro venduti. Seguono il Veneto, e l'Emilia-Romagna.

Reddito e identikit del lavoratore “occasionale”
Il numero di lavoratori è cresciuto costantemente negli anni, mentre il numero medio di voucher riscossi dal singolo lavoratore, invece, è rimasto sostanzialmente invariato: circa 60 voucher l’anno dal 2012 in avanti. Poiché l'importo netto che il lavoratore riscuote per ogni voucher, come detto, è di 7,50 euro, si ricava che il compenso annuale medio netto negli anni più recenti non è mai arrivato a 500 euro. L’età media dei lavoratori è andata sempre decrescendo: nel 2011 toccava 41 anni scesi a 35,9 anni nel 2015. La percentuale di femmine è progressivamente aumentata, ed è attualmente superiore al 50%. La quota di lavoratori di cittadinanza extracomunitaria nel 2015 è dell'8,6%.

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