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L’ATTENTATO DI BERLINO

Dimesso l’agente ferito. Gabrielli: nessun esposizione, riconoscimento

Il killer di Berlino ucciso a Sesto San Giovanni (Ansa)
Il killer di Berlino ucciso a Sesto San Giovanni (Ansa)

È stato dimesso dall’ospedale San Gerardo Monza l’agente di Polizia Christian Movio, il trentaseienne rimasto ferito nel conflitto a fuoco con il terrorista di Berlino Anis Amri, nella notte tra giovedì e venerdì a Sesto San Giovanni. Protetto dalle telecamere e accompagnato dai colleghi fuori dall’ospedale, il poliziotto farà ora ritorno a casa per le feste e per la convalescenza, in attesa di poter tornare in servizio. «È contento di star bene e pimpante», aveva dichiarato il direttore generale dell’ospedale Matteo Stocco, un paio d’ore prima della dimissione.

Gabrielli: prestare massima attenzione per evitare azioni ritorsive
Prestare la «massima attenzione» per evitare eventuali «azioni ritorsive» contro i poliziotti e gli appartenenti alle forze dell'ordine in genere. È il richiamo contenuto in una circolare inviata a tutti i questori dal capo della polizia, Franco Gabrielli, subito dopo la sparatoria in cui è rimasto ucciso Anis Amri, il killer di Berlino. In sostanza, dicono gli apparati di sicurezza, il rischio che gli uomini e le donne in divisa possano essere un obiettivo da colpire non è certo nuovo e non dipende tanto dalla diffusione dei nomi dei due poliziotti quanto dal fatto di essere in prima linea nella lotta al terrorismo e per contrastare ogni forma di illegalità. Ecco perché l’invito a chi sta in strada è di mettere in atto ogni iniziativa utile per garantire la massima sicurezza e tutela degli operatori.

Nessuna esposizione, ma riconoscimento alla Polizia
Mentre in Germania è bufera sulle falle del sistema di sicurezza, in Italia esplode la polemica per la diffusione dei nomi e delle foto dei due agenti di Polizia che a Sesto San Giovanni hanno ucciso il responsabile della strage di Berlino. «Non c'è alcuna esposizione, ma un riconoscimento chiaro. Una sottolineatura per mettere al centro chi ha reso possibile tutto questo, rischiando la propria vita», ha detto il capo della Polizia Franco Gabrielli, intervenendo sulla polemica esplosa dopo che il Governo ha reso pubblici i nomi dei due agenti che hanno bloccato e ucciso Anis Amri a Sesto San Giovanni. Secondo Gabrielli ci troviamo di fronte a un terrorismo diverso da quello che abbiamo conosciuto negli anni Settanta, quindi «fare i nomi non è né un errore né un’esposizione», perché non è «un terrorismo che ha interesse a colpire il singolo».

Polemiche per la comunicazione dei nomi degli agenti
Sui social, subito dopo la conferenza stampa del titolare del ministero dell’Interno, Marco Minniti, sono comparsi migliaia di tweet e commenti contro il governo, accusato di aver esposto i due poliziotti e le loro famiglie a possibili ritorsioni da parte dei terroristi. Polemiche amplificate anche dalle prese di posizione di diversi esponenti dell’opposizione e di alcuni sindacati della stessa Polizia: «è stata una follia».

Il questore di Milano Antonio De Iesu ha chiesto ai due agenti di oscurare i loro profili facebook. Polemico anche il Coisp, uno dei sindacati di Polizia. «È stata una follia - scrive il segretario Franco Maccari - rendere noti i nomi dei poliziotti . Si sarebbe dovuta tutelare la loro identità, così come avviene per i militari impegnati all’estero nelle attività di contrasto al terrorismo. È incredibile la superficialità con cui è stata gestita la vicenda da parte dello stesso Governo che ha dimostrato di sottovalutare il rischio di rappresaglie mettendo a rischio le vite dei nostri colleghi ed anche dei loro familiari».

'Vi sgozzeremo come maiali', minacciava Amri in un video

Indagini a ritmo serrato, in Italia anche investigatori tedeschi
Proseguono a ritmo serrato le indagini su Anis Amri, il tunisino autore della strage di Berlino rimasto ucciso ieri in un conflitto a fuoco con gli agenti di polizia a Sesto San Giovanni alle porte di Milano. A cercare di far luce sul suo arrivo in Italia e soprattutto su eventuali complici o appoggi nel nostro Paese, le procure di Milano e Monza. Oggi sono arrivati in Italia anche gli investigatori tedeschi che, nella Questura del capoluogo lombardo, hanno incontrato i dirigenti della Digos meneghina. Sono in corso verifiche sulla pistola calibro 22 con cui Amri ha sparato e ha ferito l’agente Christian Movio. Anche la polizia spagnola sta indagando su possibili contatti di Anis Amri con altri estremisti nel Paese, in base a un'informazione ricevuta dalle autorità tedesche. «Stiamo esaminando tutte le possibili connessioni tra Amri e il nostro Paese, soprattutto con una persona specifica», ha detto il ministro dell’Interno spagnolo, Juan Ignacio Zoido.

Autopsia: è stato ucciso da due colpi di pistola a testa e torace
L’autopsia disposta da Monza ed eseguita all’istituto di medicina legale di Milano ha confermato che Amri è stato ucciso da due colpi di pistola alla testa e al torace. Ora si cerca di capire se nei suoi spostamenti abbia potuto incontrare qualcuno o se avesse un appuntamento. Per ora è certo che il killer è arrivato a Torino dalla Francia a bordo di un Tgv via Chambery. Lì Amri è rimasto un paio d’ore. Poi, sempre in treno, è giunto a Milano alle 0,46 (le telecamere lo hano ripreso intorno all’una). Infine la comparsa, alle 3, in piazza a Sesto dove è stato fermato dalla polizia e poi ucciso dalla polizia, dopo aver ferito Movio.

Acquisiti i video dalle telecamere di sei stazioni
Intanto le immagini registrate dalle telecamere di sicurezza di almeno sei stazioni ferroviarie e sono state acquisite dagli investigatori che stanno cercando di ricostruire come Anis Amri sia arrivato in Italia. Secondo quanto si apprende, Antiterrorismo e intelligence, d’intesa con gli investigatori tedeschi, vogliono ricostruire tutti i passaggi del tunisino e capire se possa aver avuto contatti con qualcuno. Al momento, poi, tutti gli elementi raccolti convergono sul fatto che il tir utilizzato per la strage al mercatino di Berlino sia stato sequestrato da Amri quando si trovava già in Germania.

Inchiesta della procura di Parigi sul passaggio di Amri in Francia
E il ministro degli Interni francese Bruno Le Roux ha reso noto che la procura della Repubblica di Parigi ha aperto un’inchiesta per stabilire l’itinerario seguito da Anis Amri nella sua fuga dalla Germania all’Italia attraverso la Francia. «Ci sono diverse inchieste ha detto - e tra queste quella del procuratore della Repubblica, per stabilire con precisione il suo itinerario. Chiedo la massima prudenza riguardo alle informazioni che circolano attualmente e, ribadisco, solo le inchieste permetteranno di stabilire con precisione i fatti». Amri sarebbe transitato giovedì sera dalla stazione di Lione Part Dieu in direzione di Chambery, in Savoia, dove avrebbe comprato un biglietto per Milano.

Pinotti: no all’equazione immigrati-terroristi
«È vero, l'attentatore di Berlino, un jahadista tunisino, era arrivato a Lampedusa nel 2011. Ma non accetto l’equazione profugo-terrorista», ha detto il ministro della Difesa Roberta Pinotti in un'intervista ad Avvenire. «In tre anni sono sbarcati sulle nostre coste in 500 mila. Disperati. Povera gente in fuga dalla fame e dalla guerra». Questo sangue e questo terrorismo nuovo, ha detto la ministra, «ci scuotono. Un terrorismo più insidioso perché più imprevedibile», ha detto, ricordando che «nessun Paese è a rischio zero, ma l'Italia ha combattuto il terrorismo e le mafie. Ha affinato le strategie investigative. Ha servizi di intelligence esperti» e le «professionalità e le esperienze di allora sono decisive per fronteggiare la minaccia di oggi».

Settemila militari impegnati per la sicurezza delle città
Sono 7mila i soldati impegnati durante le festività natalizie nell'ambito dell'operazione 'Strade Sicure', assieme alle forze dell'ordine, per il presidio del territorio e delle principali aree metropolitane. L'impegno dei tanti uomini e donne dell'Esercito prosegue incessante anche all’estero, dove sono 4mila i militari schierati con compiti che vanno dalla cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione delle aree più martoriate del mondo, sino all'addestramento delle forze di sicurezza locali. Più di 1.200, invece, i militari dislocati nelle zone dell'Italia centrale colpite duramente dai recenti terremoti.(N.Co.)

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