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Giro d’affari: Real batte Napoli 620 a 142 (milioni di euro)

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Giro d’affari: Real batte Napoli 620 a 142 (milioni di euro)

Cristiano Ronaldo e Dries Mertens
Cristiano Ronaldo e Dries Mertens

Dalla prossima settimana ripartono i tornei continentali con le gare ad eliminazione diretta. La prima squadra a scendere in campo, mercoledì 15 febbraio, sarà il Napoli atteso dalla difficile quanto intrigante sfida contro i campioni d’Europa in carica del Real Madrid. Giovedì, invece, per i sedicesimi di Europa League sono in programma i match tra Villareal e Roma e tra Borussia Mönchengladbach e Fiorentina. Il 22 febbraio, infine, in Portogallo andrà in scena la partita di andata tra il Porto e la Juventus.

Che il sorteggio in Champions del Napoli sia stato estremamente sfortunato è un dato di fatto. L’ottavo di finale tra i Blancos del Real e i partenopei è quello più squilibrato sul piano economico. Le merengues, infatti, possono vantare il secondo fatturato più elevato tra le squadre qualificate agli ottavi di finale del massimo torneo europeo, mentre il Napoli staziona nella parte bassa di questa speciale classifica. Il club di Aurelio De Laurentiis nel 2016, come certificato nel report di Deloitte ha un giro d’affari (plusvalenze escluse) di 142 milioni di euro. Quasi cinquecento milioni in meno rispetto ai 620,1 milioni del Real. Una “base” alla quale presto si sommeranno nuovi incassi legati alla ristrutturazione del Bernabeu (con tanto di hotel dentro l'impianto), agli sponsor e all’accordo in via di definizione con il fondo statunitense Providence Equity Partners per la cessione dei diritti di immagine su internet per dieci anni, in cambio di 500 milioni.

A prescindere da quello che potrà accadere sul campo, decisamente meglio è andata alla Juventus, che nel sorteggio ha pescato il Porto. Il divario tra i lusitani e i bianconeri è il terzo più ampio in questa prima fase a eliminazione diretta: 265 milioni di distacco tra i 341 di fatturato della Juventus e i 76 milioni del Porto.

GLI OTTAVI DI CHAMPIONS
Il divario dei ricavi nel 2016 tra le 16 squadre che si affronteranno nel prossimoturno della massima manifestazione continentale. Dati in milioni di euro. (Fonte: Deloitte)

Altra partita proibitiva (sulla scorta delle entrate e dunque delle possibilità di spesa), sebbene il Monaco abbia saputo mantenere il proprio fatturato sopra i cento milioni a dispetto del ridimensionamento voluto dal proprietario russo del club di proprietà di Dmitrij Ryboblev, è quella tra i monegaschi e il Manchester City dello sceicco Mansour. I Citizens nel 2016 hanno sfondato il muro dei 500 milioni di fatturato issandosi tra le big europee. Il gap a livello di revenue in questo caso è di poco superiore ai 400 milioni.

Il maggiore equilibrio nell’ottica dei ricavi non si riscontra nel match tra le due outsiders Siviglia e Leicester (82,5 milioni il divario tra i fatturati dei due club), bensì in quello tra Bayer Leverkusen e Atletico Madrid. Entrambe le società, grazie ai progressi degli ultimi anni, stanno progressivamente alzando a soglia degli introiti: i tedeschi arrivano a 180 milioni, mentre i vicecampioni d’Europa hanno raggiunto quota 228 milioni. Cifre destinate ad aumentare per entrambe con i nuovi accordi televisivi in Bundesliga e Liga, con il nuovo stadio dell’Atletico (il Wanda Metropolitano) ma che per il momento distanziano i due club di 48 milioni di euro.

Spiccano infine i due incontri in cui si contenderanno il passaggio ai quarti i finale quattro corazzate del calcio europeo. Da un lato, i qatarioti del Paris Saint-Germain se la vedranno con il Barcellona di Lionel Messi e Neymar per il play off più ricco del turno (le due società complessivamente nel 2016 hanno accumulato un giro d’affari di 1.140 milioni). Dall’altro lato i bavaresi del Bayern Monaco e l’Arsenal di Arsene Wenger (in questo caso i ricavi totali delle due società sono pari a 1.060 milioni).

La Champions, dunque, è sempre più territorio di conquista di team facoltosi. Insieme i 16 club incassano 4,8 miliardi di euro. La Uefa ha peraltro modificato le regole d’ingresso. Dal 2018, le prime quattro Nazioni del ranking (Spagna, Germania, Inghilterra e Italia) avranno quattro squadre garantite ammesse ai gironi, senza passare dalle fasi preliminari. Il ranking per club sarà composto da tre «blocchi» di risultati (dal 1956 al 1993, dal 1993 al 2008, e infine l’ultimo decennio fino al 2018 che avrà il peso maggiore) e avrà diverse funzioni. Servirà nei sorteggi di agosto e in quelli per l’eliminazione diretta, per evitare match di cartello già agli ottavi, e soprattutto, per la distribuzione dei premi.

Questi ultimi saranno divisi in quattro voci: il market pool (15%), il fisso di partecipazione (25%), i risultati della stagione (30%) e i risultati storici (30%). Oggi la Champions (con l’Euroleague) vale oltre 2,2 miliardi all’anno e ne distribuisce quasi 1,3. L’obiettivo della Uefa è salire a quasi 3 miliardi di ricavi. Dal 2021, inoltre, si profilano altri cambiamenti per giungere a un torneo più elitario e più ricco, con partite da giocarsi anche nel fine settimana e in giro per il mondo. Una sorta di SuperChampions, dunque, con più spazio ai top club e meno posti riservati alle squadre dei campionati non appartenenti all’élite europea, in modo da attrarre più sponsor e tv.

Anche in Europa League, d’altronde, si assiste a una competizione con disparità economiche palesi. Nella griglia dei sedicesimi, accanto al Manchester United, prima compagine d’Europa per introiti con 689 milioni di euro, ci sono ad esempio i turchi dell’Osmanlıspor, i rumeni dell’Astra Giurgiu e gli israeliani del Beer Sheva. Per fortuna il calcio giocato sa ancora raccontare favole come quella del Leicester di Claudio Ranieri che lo scorso anno ha saputo battere i giganti d’Oltremanica aggiudicandosi la Premier League.

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