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Consip, arrestato per corruzione Alfredo Romeo

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l’inchiesta a roma

Consip, arrestato per corruzione Alfredo Romeo

Alfredo Romeo (Imagoeconomica)
Alfredo Romeo (Imagoeconomica)

L’immobiliarista campano Alfredo Romeo finisce in carcere. Il gip di Roma ha disposto il suo arresto con l’accusa di aver pagato tangenti a Marco Gasparri, dirigente di Consip che ha avviato una collaborazione con la magistratura, dichiarando di aver «percepito circa 100-150mila euro» di mazzette. A Gasparri sono stati sequestrati 100mila euro. La misura cautelare è stata disposta dalla Procura capitolina, sulla base di accertamenti preliminari della magistratura partenopea, su un presunto «sistema» corruttivo all’interno di Consip, la centrale acqusti della Pubblica amministrazione, e sul maxi appalto Fm4 del valore di 2,7 miliardi di euro. Perquisita anche l’abitazione di Italo Bocchino (ex An) in sospetti rapporti con Romeo. Bocchino è considerato il facilitatore. Non è indagato per la corruzione di Marco Gasparri, ma per traffico illecito di influenze.

Consip, arrestato per corruzione l’imprenditore Romeo
La tranche romana dell’inchiesta nella quale Romeo risponde di corruzione è un filone di un’indagine nata a Napoli, emigrata poi a Roma per competenza. Nella tranche romana risultano indagati l’allora sottosegretario Luca Lotti, il generale dell’Arma Tullio Del Sette, nonché l’imprenditore farmaceutico Carlo Russo (amico intimo di Tiziano Renzi), la cui casa è stata perquisita sempre stamane, e lo stesso Tiziano Renzi, padre dell'ex premier (l'interrogatorio di quest’ultimo si svolgerà il 3 marzo). Russo e Renzi rispondono dell’accusa di traffico di influenze illecite, in quanto avrebbero mosso presunte pressioni sull’ad di Consip, Luigi Marroni, affinché fosse creato un vantaggio a Romeo. Marroni, estraneo alla vicenda, non è indagato. La procura ha parlato di «promesse di utilità» fatte da Romeo a Tiziano Renzi.

I palazzi del potere nelle mire di Romeo
La presunta scalata al governo dell’immobiliarista napoletano Alfredo Romeo avrebbe avuto un obiettivo: scalzare la Cofely spa. Una società che a sua detta era tra le favorite per aggiudicarsi la gestione dei «servizi integrati» dei palazzi del “potere” della Capitale, grazie a una sospetta, o millantata, ingerenza di Denis Verdini. Si tratta di un lotto della maxi commessa Fm4 da 2,7 miliardi di euro, bandita nel 2014 dalla centrale acquisti della Pubblica amministrazione e non ancora assegnata. In ballo ci sono i «servizi integrati, gestionali e operativi» di tutti gli edifici «adibiti prevalentemente a uso ufficio, in uso a qualsiasi titolo alle pubbliche amministrazioni» ubicati nel Municipio I di Roma. Per questo Romeo cerca un contatto, che trova nell'imprenditore di Scandicci Carlo Russo, intimo amico di Tiziano Renzi. Tutti questi particolari sono stati confermati nel corso dell'interrogatorio di fine gennaio da Marco Gasparri, il dirigente di Consip indagato in concorso con Romeo con l'accusa di corruzione.

Gli atti
Nell’imputazione odierna si legge che Romeo sarebbe riuscito a corrompere Gasparri, più altri dirigenti di Consip. In particolare negli atti è scritto che «Gasparri, nella sua qualità di dirigente apicale della centrale acquisti Consip (segnatamente nella sua qualità di direttore Sourcing Servizi & Utility), in concorso con altri e con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso (...) per esercitare la sua menzionata funzione e i relativi poteri (con l'adozione di atti e attività espressione di tale funzione), ponendo in essere, indebitamente, una serie di atti contrari ai suoi doveri d'ufficio», avrebbe creato un vantaggio «alle società di servizi di Romeo». Così l’immobiliarista campano sarebbe riuscito ad aggiudicarsi «appalti pubblici gestiti dalla suddetta Consip, dando, in modo specifico, notizie e informazioni riservate dirette a favorire la formazione di «cartelli di imprese, ovvero contribuendo a preconfezionare bandi e atti “cucendoli su misura” e adattandoli alle caratteristiche delle medesime società del Romeo».

Il «sistema Romeo»
Negli atti, inoltre, si legge che le operazioni «di intercettazione ambientale hanno consentito di acquisire un poderoso materiale investigativo ed elementi preziosi e utili per ricostruire quello che, senza esitazione alcuna, si può definire come il “sistema Romeo” - “sistema” ispirato alla “corruzione” ovvero alla sistematica, abituale e seriale realizzazione di reati contro la Pubblica amministrazione». Proprio queste intercettazioni hanno permesso di «ricostruire nel dettaglio e di “monitorare” praticamente in diretta numerosi episodi corruttivi, o meglio, una relazione corruttiva praticamente ininterrotta che vedono come protagonisti da una parte Romeo e dall'altra Marco Gasparri».

Gasparri collabora con i magistrati
Il dirigente Gasparri ha avviato una collaborazione con i magistrati. E ha spiegato che Romeo temeva di essere stato estromesso dal grande circuito degli appalti e che aveva trovato in Tiziano Renzi, padre dell’ex premier, una sponda per arrivare ai vertici di Consip. Gasparri si è limitato a chiarire al sostituto procuratore Mario Palazzi cosa gli riferiva lo stesso Romeo nel corso di alcuni incontri. L’immobiliarista - in passato travolto da una inchiesta giudiziaria da cui era comunque uscito assolto - spesso si lamentava di essere stato messo da parte dal grande circuito degli appalti italiani. Poi, ha raccontato Gasparri, sarebbe riuscito a trovare una modo per entrare in presunto contatto con i vertici di Consip. Stando a quanto ha riferito il funzionario, Romeo si vantava di essere arrivato a «Renzi». Il particolare è stato messo in relazione con le intercettazioni tra Romeo e l’imprenditore Carlo Russo, intimo amico di Tiziano Renzi, padre dell'ex presidente del Consiglio Matteo Renzi. Nelle conversazioni Romeo e Russo fanno espressamente riferimento al presunto ruolo che avrebbe avuto Tiziano Renzi per agevolare Romeo in questa presunta scalata sui vertici di Consip.

I pizzini
Tiziano Renzi non viene mai intercettato, da quello che al momento risulta dalle carte. Di lui, infatti, si fanno solo presunti riferimenti ad alcuni “pizzini” su cui Romeo aveva trascritto il valore delle tangenti. In uno di questi è indicato come beneficiario tale «T», che secondo ipotesi investigative sarebbe Tiziano Renzi. La Procura di Roma sta mettendo in ordine tutto questo materiale acquisito, anche se allo stato non sarebbe escluso che il presunto traffico di influenze sia stato fatto da Russo per ingraziarsi Romeo, sfruttando il nome di Tiziano Renzi che dunque poteva anche non saperne niente.

Rivelazione del segreto
L’attenzione degli inquirenti capitolini è concentrata anche su un altro fronte caldo dell'inchiesta: la presunta rivelazione del segreto d'ufficio per avvisare i vertici di Consip dell’esistenza di una indagine penale della Procura di Napoli. Nel registro degli indagati figurano il ministro allo Sport Luca Lotti, il comandante generale dei carabinieri, il generale Tullio Del Sette, e il comandante della Legione Toscana dell'Arma.

Slittata l’audizione di Emiliano
È slittata intanto di qualche giorno l’audizione
del governatore della Puglia del governatore della Puglia Michele Emiliano, attuale candidato
alla segreteria del Pd, nell’ambito dell’inchiesta Consip. L’atto istruttorio, fissato in un primo momento per oggi, è stato rinviato ad altra data, che potrebbe essere quella del 6 marzo, per una serie di impedimenti. Michele Emiliano deve essere sentito come testimone dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal sostituto Mario Palazzi in merito agli sms ricevuti dall’allora sottosegretario, ora ministro, Luca Lotti che gli suggeriva un incontro con l’imprenditore Carlo Russo.




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