«A garanzia del militante del Pd, vorrei chiamare “Resistenza” la mia piattaforma». Lo ha detto Michele Emiliano, candidato alla segreteria dem parlando della piattaforma lanciata in versione beta sul suo sito, durante la presentazione del programma da candidato alla segreteria al circolo romano dei Giubbonari. «L’Italia è il nostro partito» è il titolo della mozione congressuale per la segreteria dem. Emiliano ha poi spiegato: «Oggi comincia una rivoluzione mite. Partiamo da sud ma vogliamo parlare con tutti».
Emiliano: attuare principi di uguaglianza e giustizia «Siamo il Partito Democratico nato per attuare i principi della Costituzione su cui si fonda la nostra Repubblica. Siamo il partito erede della Resistenza, del movimento operaio, dello Statuto dei lavoratori, di un patrimonio di storie e valori che hanno unito una comunità. Siamo nati per attuare i principi e gli ideali democratici di uguaglianza e di giustizia sociale» si legge nella mozione congressuale di Emiliano, che immagina un partito «della militanza, della strada, del generoso e appassionato attivismo politico, dei circoli aperti al volontariato e all'impegno sociale» nonché «della partecipazione democratica», capace di «utilizzare i nuovi strumenti tecnologici, non solo per comunicare, ma per dare vita ad una comunità».
«Finita epoca rottamazione, con l’io si naufraga»
Emiliano ha auspicato e promesso una gestione collettiva del partito, in contrapposizione con il renziano “uomo solo al comando”. Nel Pd è «finita l’epoca della rottamazione» ha detto il governatore della Puglia, che ha rivendicato di non avere «mai preso decisioni senza aver sentito prima le persone che avevano il diritto e il dovere di dirmi come la pensavano». «Non è difficile vivere il partito del noi. Il partito dell’io è un partito che naufraga» ha aggiunto Emiliano, riconoscendo di aver apprezzato la decisione dell’ex segretario di scegliere «un percorso partecipativo anche lui per il suo programma».
«Se non arrivo a 50% pronto ad accordo»
Se nessun candidato alla segreteria arriva al 50% dei voti nelle primarie fissate il 30 aprile, «un accordo bisogna trovarlo con chiunque condivida la piattaforma programmatica che ho presentato. Non solo con Orlando» ha detto ancora Emiliano presentando la candidatura. Anche con Renzi? « Sono pronto, sulla base di ferrei principi, ad andare d’accordo con chiunque» ha risposto Emiliano, che su un punto ha già promesso battaglia: l’abolizione dei capilista bloccati nella legge elettorale. «Se vinco - ha promesso - cancello i capilista bloccati e promuovo le primarie per decidere i capilista».
Prende quota la candidatura Orlando
A due giorni dall’appuntamento al Lingotto di Torino che aprirà la sua corsa congressuale, Matteo Renzi è tornato ieri n tv, tentando di scrollarsi di dosso le ombre dell’indagine giudiziaria sulla Consip che ha coinvolto suo padre Tiziano rilanciando da un lato sull’azione di governo e dall'altro sulla sfida per la leadership del partito. Mentre nel partito la candidatura di Andrea Orlando si sta rafforzando: con lui si sono schierati anche alcuni prodiani doc come Sandra Zampa e Giulio Santagata (lo stesso Romano Prodi, che comunque non dovrebbe schierarsi, ha incontrato la scorsa settimana Orlando). Ed è certamente dispiaciuta a Renzi la scelta neutrale di Walter Veltroni, che pure all'assemblea del 18 febbraio aveva steso il suo manto protettivo su Renzi contro gli scissionisti: non sarà al Lingotto e non si schiererà.
Orfini: a Napoli serve fase nuova, azzerare tutto
Intanto a Napoli i fari sono sempre accesi sul caso tessere false: ieri è arrivata la bocciatura del tesseramento a livello provinciale da parte della commissione per il congresso, dal momento che non ci sarebbero le condizioni per approvare l'anagrafe degli iscritti. Il Pd di Napoli rischia così di non avere alcun delegato al congresso nazionale. Su Facebook Matteo Orfini, reggente del Pd, è andato giù duro: «Ci sono elettori - ha scritto - che trovano respingente il Pd di Napoli. Il problema non sono gli elettori ma il Pd ed è pilatesco lavarsi la coscienza trovando il capro espiatorio. Il gruppo dirigente rifletta e se ne assuma le responsabilità. Bisogna farsi carico di aprire una fase nuova. Azzerare tutto può essere utile anche per chiedere a quegli elettori che non credono più in noi di tornare e prendere per mano questo partito».
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