Il cielo di Melbourne s'è tinto di rosso: tantissimo per la rabbia degli errori in Mercedes e i guai dell'unico pilota nazionale in Red Bull. Ma non solo: ha vinto la Ferrari. Dopo tanto. Complimenti davvero. C'è dentro tanta rabbia, sofferenza, orgoglio e sudore degli uomini di Maranello, sotto tiro incrociato da anni per la scarsità di prestazioni e un digiuno di vittorie lungo quasi due anni. Un successo ricercato e meritato: da festeggiare sinceramente e calorosamente.
Lode a Vettel, che ha tenuto duro per lunghe stagioni sempre meno promettenti, con prestazioni a decrescere fino a pochi mesi fa. E invece con questo acuto il 2017 si riapre diversamente. Si, perché mettere una bella bandiera rossa in cima alla classifica piloti in barba alle aspettative di Hamilton è cosa grossa.
Finite le celebrazioni, però, c'è da ricordarsi che gli altri due posti del podio sono occupati da Mercedes: che va forte e fra due settimane tornerà più aggressiva di oggi. Con un Hamilton certamente deluso e arrabbiato e un Bottas già lì pronto e capace a fare il suo dovere e onorare il ricco contratto vergato a Brackley.
In una giornata però indubbiamente diversa, spiace che Raikkonen abbia lottato e sofferto: quasi non prendeva neanche la medaglia di legno, perché quel quarto posto è frutto di una lotta senza quartiere con Verstappen, che lo ha tallonato duramente e senza arrendersi fino alla fine. Dopo di loro, vista la mancanza di Ricciardo, partito con due giri di ritardo e ritirato prematuramente, la gioia di vedere Massa sesto è tanta. Lì però è finita la gara. Seguono a punti (ma doppiati): Perez, Sainz, Kvyat e Ocon. E poi solo altri tre piloti sotto la bandiera a scacchi: Hulkemberg, Giovinazzi e Vandoorne. Sette i ritirati per vari problemi ma nessun incidente importante. Fuori anche il giovane Stroll: non certo il debutto sognato.
Si parla di dominio rosso. Qualcosa di inaspettato viste le difficoltà degli anni scorsi. Un'iniezione di fiducia enorme per il box italiano, che nell'anno di rilancio delle regole tecniche vede anche la rinascita di un team storico e imprescindibile per questo sport, duramente provato da una nostalgia di dieci anni dall'ultimo mondiale.
Qui però finiscono le belle notizie. La salute della Formula 1 con le nuove regole infatti è a rischio. I tempi sui giri non erano in fondo poi così più veloci rispetto agli anni scorsi, ma di certo la differenza s'è vista nella noia estrema di questa gara. Nessun crash, nessuna safety car hanno significato una gara pulitissima dall'inizio alla fine, che ha fatto emergere dei distacchi enormi. Troppo ampi. Assolutamente noiosi. Dietro Ferrari, Mercedes e Red Bull l'unica auto a punti è stata una Williams. Quelli dietro come accennato sono stati tutti doppiati, un brutto vedere.
Per sette team quindi non c'era proprio storia, anche se è stato bello considerare di vedere in “seconda fascia” una buona prestazione dell'italiana Toro Rosso in mezzo alle due Force India di Perez e Ocon. Peccato per Alonso, che fino a pochissimi giri dalla fine aveva saputo tenere la decima posizione, anche se a quasi cinquanta secondi da Sainz. Quasi però prendeva un punticino che avrebbe fatto bene lui e al dissestato team: con la propulsione Honda che inizia male anche la terza stagione, il clima di Woking si annuncia assolutamente irrespirabile.
È almeno positivo aver visto che i problemi di consumo ipotizzati per questa nuova generazione di auto non si sono ancora verificati, ma ci sono state già abbastanza rogne per l'affidabilità. Niente problemi meteo o perdite di controllo tali da mettere già sotto processo le nuove auto almeno consentono di concentrarsi sulle buone notizie e non attaccare subito nuove regole e nuova gestione del circus: per i ritocchi e i ripensamenti, la stagione vedrà ancora ben 19 gare fino alle fine.
Quello che conta in quest'ultima domenica di marzo è il grande risultato di Vettel, che riporta la vittoria di una monoposto rossa a Melbourne dopo dieci anni, e in totale quattro auto italiane a punti. Mancava solo una cosa per completare la festa: almeno un punto per l'esordiente Antonio Giovinazzi. È degno di nota la sostituzione all'ultimo momento di ieri in casa Sauber, che ha dato l'opportunità al ventitreenne pugliese di disputare questa gara al posto di Wehrlein, a causa di postumi di un incidente di due mesi fa. Un debutto precoce per colui che aveva già fatto parlare tanto di sé lo scorso inverno dopo l'investitura a terzo pilota Ferrari. Si tratta del giovane italiano più promettente al momento e la preoccupazione era di non bruciarlo. Lui ha fatto del suo meglio sin da ieri: una qualifica onesta e tutta la gara davanti alla Williams di Stroll sono stati già sufficienti per dimostrare la sua grinta, costanza e testa. Di più non si poteva davvero chiedere. La Sauber con i vecchi motori Ferrari, che quest'anno non potranno subire alcuna evoluzione tecnica, non sono evidentemente il mezzo migliore per ben figurare. L'importante era arrivare in fondo senza danni e così è stato: un risultato da rispettare, visto che chiudere la gara era l'obiettivo e, visti i sette ritiri, non è stata una cosa facile.
Andrà in archivio una gara vinta bene per Vettel, anche se senza sorpassi e purtroppo poco piacevole da vedersi. Una domenica spettacolare in pista per i tifosi Ferrari, dove l'importante era misurare i piloti più veloci e più lenti, ma caratterizzata da una carenza di azione esagerata. Su questo ci sarà molto da lavorare.
Show a parte, è innegabile che Hamilton abbia faticato ogni singolo giro a tenere a bada la Ferrari di Vettel. Forse non è riuscito a trovare le regolazioni giuste o semplicemente non è ancora in simbiosi con la nuova vettura. A onor del vero, comunque, il suo passo non era così orribile e l'accadimento determinante è stato il suo cambio gomme anticipato a meno di un terzo di gara, il primo fra i piloti di testa. Mercedes sembrerebbe aver azzardato una strategia ottimistica, mandando Hamilton dentro al secondo stint con delle coperture più dure della concorrenza. Il campione 2015 si è però trovato Vettel che girava con tempi migliori ancora col primo treno di gomme, che ha potuto tenere per sei giri in più. E grazie a un pit stop perfetto, Vettel è rientrato dietro Raikkonen e Bottas ma con Verstappen che gli ha frenato Hamilton a sufficienza, quel tanto che bastava per mandar bene in temperatura le gomme. Da lì in poi si avrebbe potuto quasi buttare il telecomando, ma con il ritiro della Haas del ginevrino Grosjean al quindicesimo giro, e quindi il primo problema di affidabilità di una power unit Ferrari, in realtà la gara è stata seguita con grande apprensione fino all'ultimo. Alla fine è andato tutto bene e per una volta tanto le classifiche mondiali hanno entrambi i leader in rosso. Vettel 25 punti nei piloti, Ferrari 37 nei costruttori.
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