La produttività del lavoro in Italia non accelera. Anzi arretra. Dalle tabelle appena aggiornate dell’Istat emerge infatti come nel 2016 abbia registrato un nuovo calo (-1,2%). La discesa della produttività del lavoro, calcolata come valore aggiunto per ora lavorata, prende quindi velocità rispetto all'anno precedente (-0,2%). Guardando agli ultimi 20 anni, dal 1996 al 2016, arco di tempo per cui sono disponibili le serie storiche, si osserva come il ritmo di crescita non superi lo 0,3% annuo. Una produttività quindi quasi piatta.
Italia fanalino coda Europa per produttività lavoro
Nel 2015 la produttività del lavoro è diminuita in Italia dello 0,2%, mentre aumentava in media dell’1,6% nei 28 paesi dell'Unione europea e dell’1,1% nell’area Euro. Ad evidenziare questo divario che penalizza l’economia italiana è un report dell’Istat che, allargando lo sguardo al periodo 1995-2015 segnala come la produttività del lavoro - definita come valore aggiunto per ora lavorata - è cresciuta con una media annua dello 0,3%, derivante da incrementi medi del valore aggiunto e delle ore lavorate rispettivamente pari allo 0,5% e allo 0,2%. Utilizzando il database di Eurostat, l’Istat mette in luce che nello stesso periodo l'Unione europea ha avuto un incremento molto più sostenuto (+1,6%), così come l'area Euro (+1,3%). E tassi di crescita in linea con la media europea hanno riguardato Germania (+1,5%), Francia (+1,6%) e Regno Unito (+1,5%), mentre la Spagna pur con un tasso di crescita più basso (+0,6%) della media europea è comunque andata meglio dell'Italia.
Pnr: taglio cuneo per far crescere produttività
Il fattore lavoro è il principale ingrediente della ricetta per la ricchezza e quindi non stupisce che la sua cattiva performance si riverbera sulla produttività totale (0,3%). Per invertire la tendenza il Governo ha intenzione di favorire nuove assunzioni con contratto a tempo indeterminato di giovani under35. La norma, citata nel Pnr, dovrebbe essere inserita in autunno nella prossima legge di Bilancio.Lo strumento sarebbe quello degli sgravi fiscali. Agevolazioni dovrebbero toccare anche le donne. Interventi “mirati” quindi per ottenere benefici massimi proprio in fatto di produttività. Ma non basta, per risalire la china allo studio c'è anche un rafforzamento della detassazione sui premi. E ancora, nel Pnr si accenna a un ridisegno delle politiche salariali. «Si incentiverà la riforma della contrattazione collettiva - si legge - in chiave di recupero competitivo, dando un forte stimolo alla partecipazione dei lavoratori al raggiungimento degli obiettivi dell’impresa e rinforzando anche la certezza legale dei contratti di secondo livello».
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