«Le Regioni chiedono di definire un Patto per la crescita pluriennale all’interno delle linee definite dal Def 2017 prima dell’apertura della sessione di bilancio 2018». È quanto si legge nel documento depositato dalla Conferenza delle Regioni nelle commissioni Bilancio di Camera e Senato, in occasione dell’audizione sul Dl manovra. Nel Patto si fa riferimento, tra l’altro, all’incremento degli investimenti, nel rispetto di quanto previsto dalla risoluzione al Documento economia e finanza approvato dal Parlamento, e a un maggior coinvolgimento degli enti territoriali nelle attività di recupero dell’evasione fiscale, incentivandone il ruolo.
Regioni: taglio 70mln a tpl creerà problemi a aziende
Il coordinatore degli assessori alle finanze della Conferenza delle Regioni, il lombardo Massimo Garavaglia, intervenendo in audizione, ha criticato l’articolo 39 della legge di manovra, definito «incostituzionale», per cui «è pacifico che arriveranno ricorsi». E ha aggiunto che « sarà abrogato perché riduce la spesa per il trasporto pubblico locale (Tpl), prevedendo tra l’altro una sanzione per quelle Regioni che non dovessero erogare il dovuto alle Province». Tanto più che «il taglio di 70 milioni al Tpl fatto 'in corsa', quindi con contratti in essere, comporterà non pochi problemi alle aziende di trasporto».
Upi: bilanci Province in drammatica emergenza
I «tagli irragionevoli imposti dalle manovre economiche» hanno condotto i bilanci delle Province a una situazione di «drammatica emergenza», con uno squilibrio «accertato di 651 milioni per la sola spesa corrente delle funzioni fondamentali». Questa invece la denuncia dell’Upi, nel documento depositato nelle commissioni Bilancio di Camera e Senato in occasione della manovra. L’Unione valuta come «assolutamente inadeguati a coprire tale squilibrio e a garantire i servizi essenziali», i 110 milioni stanziati dal provvedimento per far fronte alla spesa corrente, e chiede di «incrementare di almeno 200 milioni» le risorse per la spesa in conto capitale. Somme da destinare, si legge nel documento, alla manutenzione straordinaria delle strade, all’edilizia scolastica e a un piano di investimenti per la sicurezza dei cittadini.
Variati: Province precipitate in precarietà terribile
L’Upi sollecita, inoltre, «una vera ristrutturazione del debito, e non la sola rinegoziazione», così come è stato consentito alle Regioni, «al fine di liberare risorse sulla parte corrente». Non solo. «Sono del tutto insufficienti i 100 milioni previsti per gli investimenti sui 130 mila chilometri di strade provinciali, la cui inadeguatezza è evidente se si considera che Anas - come ha avuto modo di dire nell’audizione in Commissione Ambiente il 26 aprile scorso - per gli interventi di manutenzione e investimenti sui 26 mila chilometri di strade in gestione, ha a disposizione 11 miliardi di euro per il quinquennio 2016-2020, cioè circa 2,2 miliardi l'anno» ha sottolineato il presidente dell’Upi, Achille Variati.
Anci: ulteriore fase spending da escludere
L’Anci, nel corso dell’audizione in commissione bilancio, ha auspicato dal canto suo che sia «nettamente esclusa un’ulteriore fase di spending review che comporti compressioni delle risorse correnti dei Comuni, ora e per il futuro». Anzi, l’obiettivo «deve essere quello di recuperare risorse». L’Associazione segnala lo «sforzo eccezionale tutt’ora in atto» richiesto ai Comuni in termini di contributo al risanamento dei conti pubblici, soprattutto a causa degli «effetti restrittivi» imposti dalla «armonizzazione contabile» e della «forte compressione dell’autonomia politico-amministrativa». Per l’Anci le manovre di contenimento sui Comuni hanno prodotto nel periodo 2010-2016 riduzioni delle risorse, tra tagli e maggiori vincoli di finanza pubblica, stimati in oltre 11,3 miliardi. Tra le richieste avanzate dal presidente dell’Anci Antonio Decaro, quella di «80 milioni per le città metropolitane, altrimenti non riusciranno a chiudere i bilanci». Decaro è poi tornato a sollecitare il governo a «spostare al 31 maggio il termine per l’approvazione dei bilanci consuntivi, altrimenti si rischia di far arrivare commissari ad acta per la maggioranza dei comuni italiani».
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