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Reato tortura, da Strasburgo nuova condanna all’Italia per la…

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la sentenza della corte europea

Reato tortura, da Strasburgo nuova condanna all’Italia per la Diaz. Ddl in Aula lunedì alla Camera

Italia ancora nel mirino dell’Europa sul reato di tortura. Per la Corte europea dei diritti umani infatti le leggi italiane sono inadeguate a punire e quindi prevenire gli atti di tortura commessi dalle forze dell’ordine. L’hanno stabilito i giudici di Strasburgo condannando ancora una volta l'Italia per le violenze perpetrate dalle forze dell’ordine nella notte tra il 20 e 21 luglio 2001 nella scuola Diaz, ai margini del G8 di Genova, ai danni di diverse persone. La Corte ha anche condannato l’Italia per non aver punito in modo adeguato i responsabili di quanto accaduto a Genova.

Diaz: ancora una condanna da Corte Strasburgo
La condanna emessa oggi dalla Corte di Strasburgo ricalca, in sostanza, quella che i giudici avevano pronunciato due anni fa sul caso Cestaro, in cui domandavano all’Italia di introdurre il reato di tortura nell' ordinamento nazionale. E segue di un giorno la lettera inviata alle autorità italiane dal commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, Nils Muiznieks, in cui sono espresse preoccupazioni per il testo ora all'esame del Parlamento italiano.

Indennizzi tra i 45 e 55 mila euro per danni morali
A presentare ricorso contro l’Italia per le torture subite alla Diaz, nonché per la mancata identificazione e quindi condanna, dei responsabili e l’assenza di un reato di tortura nella legislazione italiana, sono state 42 persone di varie nazionalità che all'epoca dei fatti avevano tra i 20 e i 64 anni. Il ricorso è stato inviato alla Corte di Strasburgo all’inizio del 2013 e comunicato al governo affinché potesse difendersi il 10 novembre 2015, 4 mesi dopo che la Corte di
Strasburgo aveva condannato per la prima volta l'Italia, nel caso Cestaro, esattamente per gli stessi motivi. La sentenza di oggi stabilisce che i ricorrenti sono stati torturati, i responsabili non sono stati puniti come avrebbero
dovuto e l'Italia non ha una legge che criminalizzi adeguatamente e quindi prevenga la tortura
. La Corte ha riconosciuto 29 indennizzi che variano tra i 45 e 55 mila euro per danni morali.

Gli altri ricorsi pendenti a Strasburgo
Davanti ai giudici di Strasburgo sono ancora pendenti diversi ricorsi, sempre incentrati sul reato di tortura, relativi ai fatti del G8 di Genova, in particolare a quanto accaduto nella caserma di Bolzaneto. Si tratta in particolare dei ricorrenti che non aderito al patteggiamento raggiunto con alcune delle
vittime del Bolzaneto dal governo italiano lo scorso aprile sulle cause intentate presso la Corte. Lo scorso 6 aprile il governo italiano aveva riconosciuto le proprie responsabilità nei confronti di sei cittadini per le violenze subite nella caserma di Bolzaneto il 21 e 22 luglio 2001, ai margini del G8 di Genova, impegnandosi a versare 45 mila euro ciascuno per danni morali e materiali e spese processuali. La “risoluzione amichevole” è stata raggiunta dal governo italiano con sei dei 65 cittadini - tra italiani e stranieri - che hanno fatto ricorso alla Corte europea dei diritti umani.

Commissione Camera: ok ddl tortura, respinti emendamenti
Intanto la commissione Giustizia della Camera ha concluso l’esame del ddl tortura dando mandato al relatore a riferire in Aula. Sono stati respinti tutti gli emendamenti. Ora il testo andrà all'esame dell'Assemblea lunedì prossimo per la discussione generale. Non è stato dato seguito insomma alla lettera inviata alle autorità italiane dal commissario del Consiglio d’Europa per i diritti umani nella quale si chiede alla Camera dei deputati di modificare il testo del disegno di legge contro la tortura che sta discutendo, perché nella sua forma attuale contiene una definizione del reato e diversi elementi in disaccordo con quanto prescritto dagli standard internazionali. Tra i vari rilievi il commissario punta il dito in particolare sul fatto che la legge prevede che affinché si possa accusare qualcuno di tortura occorre che la persona abbia compiuto gli atti di grave violenza, o minacce o crudeltà diverse volte.

Il testo attuale
Nel testo attuale si legge che «chiunque con violenze o minacce gravi, ovvero agendo con crudeltà, cagiona acute sofferenze fisiche o un verificabile trauma psichico a una persona privata della libertà personale o affidata alla sua custodia, potestà, vigilanza, controllo, cura o assistenza, ovvero che si trovi in condizioni di minorata difesa, è punito con la pena della reclusione da quattro a dieci anni». “Conditio sine qua non” però è che «il fatto è commesso mediante più condotte ovvero se comporta un trattamento inumano e degradante per la dignità della persona». Dopo averlo tenuto nel cassetto per due anni, il Senato ha dato il via libera al disegno di legge sulla tortura lo scorso 17 maggio tra mille polemiche, con i gruppi divisi, il non voto del primo firmatario Luigi Manconi (Pd), con l'astensione di Sinistra Italiana e la contrarietà di associazioni come Antigone e Amnesty che parlano di testo «difficilmente applicabile». Il provvedimento era già stato approvato dal Senato una prima volta nel 2014 e dalla Camera nel 2015.

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