Entra nel vivo la competizione per aggiudicarsi le due agenzie in uscita dal Regno Unito per via della Brexit. E si annuncia una gara molto affollatta, soprattutto per la sede più ambita, cioè l’Agenzia del farmaco. Il Consiglio dell’Unione Europea ha infatti ricevuto 27 proposte relative a 23 città per ospitare dopo la Brexit l’Agenzia del farmaco (Ema) e l’Autorità bancaria europea (Eba). In particolare, ci sono 19 offerte per l’Ema, tra cui quella di Milano, e 8 per l’Eba. La Commissione europea pubblicherà una valutazione delle offerte entro il 30 settembre, basandosi sui criteri sanciti dai 27 nel Consiglio europeo di giugno. La decisione finale sarà a novembre con un voto dei 27 a latere del Consiglio affari generali.
Le candidature
Per l’Ema – oltre Milano – sono in corsa Amsterdam, Atene, Barcellona, Bonn, Bratislava, Bruxelles, Bucarest, Copenhagen, Dublino, Helsinki, Lille, Milano, Porto, Sofia, Stoccolma, Malta, Vienna, Varsavia e Zagabria. Per l’Eba Bruxelles, Dublino, Vienna e Varsavia (candidate anche per l'Agenzia del farmaco), Francoforte, Parigi, Praga e Lussemburgo.
I sei criteri concordati dai 27 Stati membri lo scorso giugno sono: fornire garanzie che l’agenzia sia operativa nel momento in cui il Regno Unito lascerà la Ue, l’accessibilità della nuova sede, l’esistenza di scuole per i figli del personale, l’accesso al mercato del lavoro e all’assistenza sanitaria per le famiglie del personale, la continuità operativa e la distribuzione geografica.
I dossier
All’interno dei dossier di candidatura, ogni città mette in risalto i suoi punti di forza. Dalle agevolazioni per le famiglie degli oltre 800 dipendenti europei di Ema alle ipotetiche sedi, all’avanguardia per sostenibilità e comfort, la centralità geografica e la piena efficenza delle infrastrutture (vicinanza ad aeroporti, stazioni, autostrade). Si va da Dublino (che mette sul tavolo 10 milioni di euro per favorire il trasferimento e l’inserimento lavorativo delle famiglie dei quasi 900 membri dello staff Ema) a Vienna (che si impegna a coprire interamente l’affitto della sede per 25 anni). Milano, che scommette sull’ex sede della Regione Lombardia, il grattacielo del Pirellone, offre affitto gratuito per il primo anno e un aumento graduale negli anni successivi.
Lancet schierata con Milano
Ieri un punto a favore di Milano è arrivato dalla prestigiosa rivista britannica Lancet. Secondo un editoriale del direttore Richard Horton, l’Italia è in pole position per diventare la sede dell’Agenzia europea del farmaco sia per
i suoi valori in campo medico sia per quelli etici, alla luce della politica di accoglienza dei migranti.
Senza dubbio, rileva Horton, la perdita dell’Ema da parte della Gran Bretagna segna l’addensarsi di ulteriori ombre della Brexit, ma guardando al futuro l’Italia, con la candidatura di Milano, può vantare una buona tradizione nella ricerca di base, una “formidabile rete” per la sperimentazione clinica e nella formazione di alcuni tra i più “creativi” esperti nelle scienze della vita, come i Nobel Rita Levi Montalcini e Mario Capecchi. È italiano, rileva il direttore di The Lancet, anche uno dei membri più impegnati del Comitato dell’Ema per i brevetti dei prodotti medicinali: Silvio Garattini, co-fondatore dell’Istituto farmacologico “Mario Negri” di Milano. Sono requisiti indiscutibili quelli dell’Italia, ma Milano deve confrontarsi con concorrenti agguerriti, come Amsterdam, Barcellona, Copenaghen, Dublino, Lilla, Lisbona e Stoccolma. Ma soprattutto c’è la capitale della Slovacchia, Bratislava, le cui autorità hanno spinto molto per proporre la candidatura e che ancora non ospita alcuna istituzione europea.
Quello che è chiaro fin da ora, rileva The Lancet, è che «non sarà una decisione tecnica, ma politica» e alla luce di questa considerazione osserva che se la Germania, con Angela Merkel, potrebbe aver deciso di favorire la Slovacchia come sede dell'Autorità bancaria europea, nel caso dell’Ema la questione avrebbe risvolti molto più delicati. Riferendosi, ad esempio, alla decisione del governo slovacco di bloccare l’ingresso dei rifugiati, la rivista afferma che «sarebbe scandaloso per l'Unione Europea premiare la Slovacchia con l'Ema». L’Italia, invece, «merita una maggiore considerazione, sia sul terreno etico sia su quello medico». La data prevista per l’avvio dell’attività della nuova Ema è il primo aprile 2019 e i prossimi mesi saranno cruciali.
I numeri di Ema
Ema ha 890 dipendenti, che sovraintendono a un network di 3700 esperti. Nel corso del 2015, 36mila ricercatori, esperti, funzionari – tra cui 4mila non europei – sono andati a Ema con l’obiettivo di autorizzare farmaci innovativi e monitorare la qualità di quelli in commercio. Nel 2016, Ema ha raccomandato 81 nuovi farmaci, ha ricevuto 114 nuove richieste di valutazione, 118 notificazioni di farmaci ritirati dal mercato, ricevuto 672 richieste di ispezioni per pratiche di produzione dei farmaci e 121 per pratiche cliniche.
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