
Il bilaterale Italia-Francia sul dossier Fincantieri-Stx di scena oggi a Lione getterà le basi della futura intesa cross-border sul polo della cantieristica civile e militare. Su cui ieri si è registrato anche l’ottimismo del premier Paolo Gentiloni, intervistato da Les Echos. «Abbiamo l’ambizione di costruire un grande player globale nel settore navale. L’accordo sui cantieri è una prospettiva a breve termine.
Costruire un grande polo civile e militare non si fa in un giorno». E alle parole del premier sono seguite quelle del presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia. «Comprendiamo gli interessi degli altri purché non siano a danno di altri. Le regole vanno applicate tra Europa e mondo esterno e non tra Paesi europei». Mentre Emma Marcegaglia, numero uno di Businesseurope, ha detto di aspettarsi «una buona soluzione, con una maggioranza da parte di Fincantieri e una governance che garantisca la Francia. Però agli europeismi di facciata di Macron devono seguire i fatti».
La quadra, dunque, sembrerebbe vicina e garantirebbe la salvaguardia delle posizioni espresse fin qui dai due contendenti. I dettagli della nuova governance di Stx così come i confini dell’accordo militare dovranno essere definiti da un apposito gruppo di lavoro, la cui costituzione verrà probabilmente formalizzata oggi e del quale dovrebbero far parte azionisti e società coinvolte (Stx, Fincantieri, Naval Group). Al gruppo spetterà il compito di dettagliare, in un tempo stabilito, il percorso che sostanzia la volontà di procedere a un’alleanza nel militare, secondo la traccia già manifestata a inizio agosto dalla riunione ministeriale Italia-Francia. Sarà il gruppo ad hoc a disegnare il perimetro dell’alleanza paritaria, che terrà conto, da un lato, del “peso” di Fincantieri, la quale, numeri alla mano, si è dimostrata più profittevole di Stx e Ng e capace di imporre sui mercati internazionali il suo modello di fregata Fremm a dispetto della versione francese di NG, e, dall’altro, dovrà salvaguardare le specificità delle due aziende. Insomma, l’iter verrà ufficialmente avviato e con una prima tappa, non lontana, che riprende il progetto Magellano e che prevede uno scambio azionario del 10% tra il gruppo triestino e l’omologo francese, i cui ceo, Giuseppe Bono, primo sponsor dell’Airbus dei mari, e Hervé Guillou, scommettono da sempre su queste “nozze”.
Sul fronte di Stx, il punto di caduta, su cui si attende evidentemente la chiusura del cerchio dal bilaterale odierno, sarà un assetto che riconoscerà guida e governance al gruppo italiano e che si rispecchierà sull’azionariato. Il 51% a Fincantieri? L’approdo finale è evidentemente quello, ma dovrà misurarsi con l’esigenza di entrambi i governi di difendere i paletti espressi in questi mesi. E quindi non è da escludere che il compromesso passi attraverso un escamotage che soddisfi tutti, anche con il coinvolgimento, lato Francia, non solo di NG (la cui presenza era già nei vecchi accordi poi “stracciati” da Macron), ma anche dei dipendenti che avranno una percentuale e un posto in cda e degli imprenditori locali, ai quali sarà garantita una quota ma senza governance.
Fin qui, dunque, la trama del copione che dovrebbe andare in scena oggi e che, visto il coinvolgimento di Thales sul fronte parigino (essendo azionista di Ng), dovrebbe anche tener conto delle istanze espresse nelle scorse settimane da Leonardo. La presenza del competitor francese al tavolo aveva destato l’attenzione del management del gruppo aerospaziale, preoccupato di eventuali squilibri a favore dei concorrenti transalpini, ma l’intervento del ministero della Difesa ha consentito di spuntare l’assenso francese a garantire uno spazio commerciale a Leonardo nelle future forniture. «Ho imparato che di queste cose non bisogna preoccuparsi. Bisogna occuparsi» ha detto ieri l’ad di Leonardo, Alessandro Profumo, a proposito del rischio che i concorrenti francesi della ex Finmeccanica possano fare la parte del leone nelle forniture. «Noi nel mondo navale svolgiamo un importante business - ha aggiunto - con un importante giro d’affari, abbiamo delle competenze. Queste sono competenze che fanno parte della filiera delle competenze nazionali e bisogna occuparsene perché non sono solo competenze di Leonardo ma del Paese».
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