
La campagna elettorale è entrata nel vivo. E forte è la competizione per accaparrarsi un seggio che «costa» fino a 70mila euro. Ma se si guarda al bilancio della legislatura ormai agli sgoccioli, sono in tanti gli onorevoli che hanno lasciato il Parlamento nel corso del proprio mandato per dirigersi verso altri incarichi. In tutto 50 (oltre il 5% del totale), se si escludono i parlamentari deceduti durante il loro mandato. Solo in altre tre circostanze la decadenza è legata all’applicazione della legge Severino.
La «calamita» Strasburgo
In molti casi (13) dietro la perdita dello scranno c’è il passaggio a un seggio più ambito (quello al Parlamento europeo di Strasburgo) oppure l’elezione successiva a sindaco (7 casi) o l’opzione per un posto di assessore o di vertice all’interno di una giunta regionale o comunale (8 casi). Da segnalare anche i sei casi di elezione al consiglio superiore della magistratura come membro laico. Tra questi, l’attuale vice presidente Giovanni Legnini, eletto nelle fila del Pd.
Numero di onorevoli, e rispettive motivazioni, che hanno lasciato le camere nella XVII legislatura (Fonte: elaborazione Sole24Ore)
La scure della legge Severinosu Berlusconi e Galan
Non è solo Silvio Berlusconi (condannato in via definitiva a quattro anni per frode fiscale nel processo Mediaset), ad essere stato colpito dalla scure della legge Severino, perdendo il seggio al Senato a novembre 2013. A perdere lo scranno alla Camera, dopo aver patteggiato una condanna a 2 anni e 10 mesi in seguito al processo sugli appalti per il Mose, è stato anche l’ex ministro Giancarlo Galan(Forza Italia) nell’aprile 2017.
Il «caso» Minzolini
Il senatore azzurro Augusto Minzolini, condannato in via definitiva per peculato continuato, fu “salvato” il 16 marzo 2017 dall’Aula del Senato, che votò contro la sua decadenza, malgrado la deliberazione della Giunta per le Immunità che nel luglio del 2016 aveva dichiarato decaduto l’ex giornalista. Minzolini però aveva già manifestato, durante il voto di palazzo Madama su di lui, l’intenzione di dimettersi comunque da senatore. Dimissioni che furono ufficialmente presentate il successivo 28 marzo 2017.
Gibelli deputato per un giorno
Ha il record di deputato per un giorno invece il leghista Andrea Gibelli. Il 4 giugno 2013, Gibelli subentrò in Parlamento in seguito alle dimissioni di un altro deputato leghista (Giovanni Fava). Tuttavia, subito dopo la sua proclamazione, inviò una lettera al Presidente della Camera, nella quale annunciava le sue dimissioni dopo aver optato per la carica di segretario generale della giunta della Lombardia. Dimissioni accolte dalla Camera il giorno seguente, 5 giugno.
La carica dei sindaci
Sono sette i parlamentari che hanno lasciato le Aule di Camera o Senato dopo essere strati nominati alla carica di sindaco. Tra i più noti i dem Ignazio Marino (Roma), Antonio Decaro (Bari), Dario Nardella (Firenze) e Matteo Biffoni (Prato) e il leghista Massimo Bitonci (Padova).
Salvini tra Camera e Strasburgo
Sintomatico poi il caso del segretario del Carroccio Matteo Salvini. Eletto alla Camera nel 2008, il 7 giugno 2009 viene eletto al Parlamento europeo, con 70mila preferenze. E un mese dopo si dimette da parlamentare italiano, scegliendo l’incarico europeo. Decide però di ripresentarsi alle elezioni politiche del 2013. Viene rieletto deputato, ma anche questa volta cessa il mandato il primo giorno della legislatura, per mantenere l'incarico di europarlamentare.
Da Enrico Letta a Ilaria Capua
Quanto agli abbandoni per motivi personali, il caso più noto è quello di Enrico Letta, presidente del consiglio dal 28 aprile 2013 al 22 febbraio 2014, e sfiduciato dal suo partito per fare spazio a un altro governo guidato da Matteo Renzi. Ma c’è anche il caso della virologa Ilaria Capua, eletta tra le fila di Scelta Civica per l’Italia. Dopo il proscioglimento da tutti i capi di accusa (associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, abuso di ufficio e traffico illecito di virus) nel corso del procedimento penale a cui era stata sottoposta, rassegna le dimissioni dalla Camera dei deputati per trasferirsi in Florida e tornare ad occuparsi di ricerca scientifica.
Dalla Treccani all’Ispra
L’ex ministro dem Massimo Bray (Pd) ha lasciato la Camera nel 2015 per dedicarsi a tempo pieno all’Istituto della Enciclopedia italiana (Treccani), di cui, nel corso dell’anno, è stato nominato direttore generale. Mentre Alessandro Bratti, ex presidente della Commissione Bicamerale sul traffico illecito dei rifiuti, si è dimesso nel novembre 2017 dopo la nominato a Direttore generale dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale).
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