«Nessuna preclusione» a priori verso le privatizzazioni per ridurre il debito ma su «Poste restiamo fermamente contrari». E sulle pensioni «sì a una riscrittura del sistema previdenziale» purché «non si penalizzino le nuove generazioni». È combattiva Giorgia Meloni. Lo scontro per la leadership del centrodestra e del futuro governo tra «il giovane e il meno giovane», come le piace apostrofare rispettivamente Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, lo commenta con lo stesso sorriso stampato sui manifesti della sua campagna elettorale: «A Palazzo Chigi deve andarci una donna».
A proposito di donne: che ne pensa della pensione per le mamme di Berlusconi?
Alle mamme va anzitutto garantita la scelta di poter lavorare e questo significa servizi, asili, aiuti per i figli ma anche per le aziende che assumono donne. Insomma, consentire alle donne di giocarsela ad armi pari, niente di più. Questa per me è la priorità. E vale anche per i giovani, ai quali non dobbiamo garantire un reddito assistenziale ma creare le premesse per incentivare l’occupazione perché il lavoro è dignità, mentre con l’assistenzialismo restano in balia della politica.
Il centrodestra propone la flat tax ma così non si privilegiano le classi più agiate?
Anzitutto verrà ampliata la platea della no tax area. Quanto alla tassa piatta, per noi deve essere sotto il 20% perché è solo così che alleggeriamo il peso del Fisco sulla classe media. È evidente che ci vorrà del tempo. Ma in prima battuta - e intendo già al primo Consiglio dei ministri - vogliamo introdurre un’aliquota ad hoc per i redditi incrementali pari al 15%. In altre parole, il reddito dichiarato superiore a quello della dichiarazione dell’anno precedente viene tassato tutto solo al 15%. In questo modo incentiviamo fin da subito la crescita e l’ emersione.
I suoi alleati Berlusconi e Salvini sulle pensioni hanno idee diverse...
Nel programma c’è scritto “revisione complessiva del sistema pensionistico” ma la condizione è che questo sistema sia lo stesso per tutte le generazioni, quelle attuali e quelle future. Non possiamo far pagare ai giovani le scelte che facciamo a favore dei più anziani. Per questo siamo contrari agli automatismi come quello sull’adeguamento del’età.
E le risorse per coprire i probabili buchi che si determinerebbero dove le trovate?
Parliamo di far quadrare i conti in un Paese che ha un tasso di occupazione del 61%, ben dieci punti in meno di quello europeo. È di questo che dobbiamo preoccuparci perché aumentando l’occupazione crescono anche i contributi con cui si pagano le pensioni. Noi proponiamo di sostenere l’occupazione con maxi-sconti fiscali alle aziende “labour intensive” e intervenendo su chi ha comportamenti scorretti.
Si riferisce al caso Embraco?
Non solo. Ricordo anche Almaviva, un call center che vive soprattutto grazie alle commesse pubbliche, oppure ai benefici fiscali garantiti agli armatori italiani che però assumono ormai solo extracomunitari.
Salvini è fermamente contrario alle privatizzazioni. Berlusconi si mostra invece più disponibile. E lei?
Io non ho pregiudizi. Nel senso che ritengo che ci siano settori che potrebbero avere un beneficio da un passo indietro dello Stato e, quindi, le privatizzazioni vanno favorite.
Vale anche per Atac (l’azienda di trasporti di Roma, ndr)?
Preferirei che il trasporto romano rimanesse pubblico. Ma certo visto i risultati e come è stata gestita anche dall’attuale amministrazione...
Lei dice di non avere pregiudiziali sulle privatizzazioni.
E glielo ribadisco ma le dico anche che, ad esempio, su Poste sono contraria al 100%. Le privatizzazioni vanno fatte se migliorano la vita dei cittadini, non per fare dei favori e nel caso di Poste, che è in mano a Cassa depositi e prestiti, non vorrei che chi punta alla privatizzazione voglia fare un nuovo favore alle banche.
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