Al Sud sono sempre stati forti, al punto che Luigi Di Maio si è potuto permettere di condurre gran parte della campagna elettorale al Nord dove tradizionalmente il M5S era più debole e dove più forte è il radicamento del centrodestra. Ma i risultati nel Meridione sono andati oltre ogni più rosea aspettativa. Decretando una presa grillina sul territorio che li porta a questa lettura: «Abbiamo rovinato il giochino del centrodestra che sperava di conquistare molti più collegi al Sud. E abbiamo trionfato in aree impensabili, dalle Marche alla Campania». Ma la lettura è pure un’altra: il Movimento vola nel Paese che sta peggio. Intercetta il malessere di un’Italia segnata dalle disuguaglianze.
Campania record: è il nuovo feudo M5S
Dal 22,14% del 2013 a percentuali che sfiorano il 50%: la Campania è il nuovo feudo del Movimento. Trainato dai suoi volti più noti, con Luigi Di Maio che si afferma su Vittorio Sgarbi nella sua Pomigliano D'Arco con il 68% e Roberto Fico che stravince a Napoli 1 con il 58%. E con vette del 75% calcolate in quartieri difficili come Scampia. Quote bulgare, che i Cinque Stelle spiegano sia con la promessa del reddito di cittadinanza sia con la carica anti-establishment, che a loro avviso non si è persa. «Dove i partiti hanno perso la connessione con la gente noi l’abbiamo moltiplicata», dicono dall'Hotel Parco dei principi, dove il M5S ha trascorso la notte elettorale e sta vagliando gli esiti.
Il successo (atteso) nelle Isole
Le Isole sono grilline a livelli sorprendenti. Un successo atteso dopo l’exploit già toccato con mano alle regionali, che vede il M5S sopra il 48% in Sicilia e sopra il 40% in Sardegna. Anche qui l’attrazione del reddito minimo ha giocato il suo ruolo, insieme al messaggio di legalità e lotta alla corruzione e alle mafie che negli altri schieramenti è stato più debole. Sicuramente i Cinque Stelle sono convinti di aver raccolto al Sud quel “voto utile” a «mandare a casa il Pd e ad allontanare lo spettro di un Renzusconi» che al Nord è andato soprattutto alla Lega.
«Nessun effetto boomerang dalle sindache»
Il dato di cui i pentastellati vanno più fieri è quello di Piemonte e Lazio. «Abbiamo sventato - sostengono - l’effetto boomerang delle gestioni Appendino e Raggi a Roma e Torino, che molti, sbagliando, profetizzavano alla vigilia». Effettivamente il M5S ha retto (in Piemonte è il secondo partito dietro alla Lega) e nel Lazio è primo con oltre il 32% dei consensi. Hanno inciso positivamente, per Roma, alcuni fatti concreti: la gestione del maltempo, l’annuncio dell'addio al diesel nel centro storico dal 2024 e la cancellazione del Jobs Act in Acea.
Nella Puglia dell’Ilva il 44% dei voti
Boom di consensi anche in Puglia, dove pure le scorse amministrative erano state deludenti, nonostante le battaglie per la riconversione dell’Ilva di Taranto in un centro di ricerca green: il M5S viaggia sia alla Camera che al Senato sul 44% dei voti, con 23 parlamentari su 24 eletti nei collegi uninominali. «La mia Regione ora è libera e ha scelto il coraggio della buona politica», ha commentato l’ex senatrice Barbara Lezzi, che a Nardò ha trionfato su Massimo D’Alema (Leu) e sulla viceministra Teresa Bellanova (Pd). Anche nella terra dei trulli il Movimento è il primo partito incontrastato, seguito dalla coalizione di centrodestra. Per nulla toccato dalla vicenda “rimborsopoli”, che ha sfiorato la stessa Lezzi, è costato un richiamo all’ex deputato Emanuele Scagliusi e fatto espellere dal M5S l’ex senatore Maurizio Buccarella. Tutti rieletti.
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