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Dossier | N. 177 articoliElezioni 2018-Ultime notizie, interviste e video

Elezioni 2018, Di Maio al bivio: Lega o Pd? Analogie e differenze nei programmi elettorali

Matteo Salvini ha già chiarito che «governerà col centrodestra», ma deve raggiungere i numeri per farlo. Luigi Di Maio festeggia la nascita della «Terza repubblica», aprendosi ad appoggi esterni al movimento. Incluso quello del Pd, il partito che rappresenta, o rappresentava, una delle espressioni di establishment osteggiate in campagna elettorale. Lega e Movimento cinque stelle, rispettivamente il partito più votato a destra e il partito più votato in assoluto, sono alle prese con i calcoli elettorali per stabilire chi potrebbe fare da supporto in vista di una maggioranza. Ma quali sono le combinazioni possibili ? Il Movimento cinque stelle, ago della bilancia con il suo 30% abbondante di voti, potrebbe guardare alla Lega o virare a centrosinistra, siglando un’intesa con il Pd del dopo Renzi. Sempre che il segretario decida davvero di ritirarsi, dopo un discorso «di addio» che in realtà ha posticipato la sua uscita di scena. Vediamo quali sarebbero punti di intesa e di rottura, in entrambi i casi.

Cinque stelle e Lega, affinità e divergenze
Le affinità principali fra Lega e Cinque stelle emergono sull'agenda economica, almeno fino a che si resta sulla questioni macro. Come ha già segnalato un'analisi del Sole 24 Ore, il punto di contatto più evidente è la proposta di abbattere il vincolo europeo del 3% nel rapporto tra deficit e Pil, in linea con le vecchie posizioni euroscettiche di entrambi. Giudizio in comune anche sulla riforma pensionistica della Fornero («Da abolire») e sul Jobs act. La Lega lo menziona esplicitamente anche nel suo programma, classificandola come la riforma che ha «azzerato i diritti» dei lavoratori. I Cinque stelle si sono espressi in maniera critica, paventando il ripristino dell'articolo 18. Un'altra vicinanza, meno evidente, è sull'immigrazione. La Lega dedica tre pagine del suo programma al tema, con proposte che vanno dal potenziamento dei Cie (Centri di identificazione ed espulsione) alla ricerca di accordi «con le tribù della Libia» per frenare i flussi.

Il Movimento cinque stelle parla di «business dell'immigrazione» e suggerisce una ripartizione equa delle responsabilità con l'Europa, anche se si esprime in parallelo per l'aumento dei fondi alla cooperazione e lo stop alla vendita di armi ai paesi di provenienza. E le divergenze? Oltre all'estrazione dell'elettorato, Lega e Cinque Stelle sono lontani su fisco e welfare. La Lega ha sposato la causa della flat tax, una tassa fissa con aliquota del 15% su tutti i redditi. I Cinque stelle propogono riduzioni e no tax area, ma in un'ottica più vicina ai criteri di progressività. Anche sul welfare, si crea una frattura sulla proposta pentastellata del reddito di cittadinanza, giudicata «una bufala» in ambienti leghisti.

Cinque Stelle e Dem, dialogo possibile (?)
Cinque stelle e Partito democratico sono sempre apparsi agli antipodi su quasi tutti i tema in agenda. E in effetti è così, se si dà un occhio ai rispettivi programmi elettorali. L'unica affinità percepita è sul fisco, dove il Movimento guidato da Di Maio propone una semplificazione delle aliquote (da portare a tre) e il Pd spinge su una «rivoluzione fiscale» a favore delle famiglie. Per il resto, è una voragine su istruzione (i Cinque stelle vogliono abolire la riforma della cosiddetta Buona scuola), occupazione (vedi i propositi sul Jobs act), rispetto dei parametri europei (i Cinque stelle si battono contro il tetto del 3% del rapporto deficit-Pil, il Pd no) e rapporto con la Ue in generale, con un Pd dichiaramente europeista e i Cinque stelle che premono per la revisione di tutti i trattati.

Perché l'intesa fra Cinque stelle e Lega potrebbe essere difficile
Eppure, paradossalmente, il dialogo fra Di Maio e Salvini potrebbe rivelarsi più scomodo del previsto. Prima delle urne c'era chi ipotizzava che gli elettori di Lega e M5S fossero sovrapponibili, accomunati dalla rabbia contro l'establishment che ha penalizzato i partiti di governo. Ma i risultati hanno mostrato una fotografia diversa, a partire dalla distribuzione geografica: la Lega spopola al Nord, il Movimento cinque stelle raggiunge percentuali bulgare al centro-sud e si fa portavoce di un blocco elettorale diverso da quello affezionato al partito di Salvini. Damiano Palano, docente di Scienza politica alla Cattolica di Milano, spiega che la comune ostilità «ai vecchi partiti» non basta a giustificare un'intesa tra due forze che attingono a bacini elettorali diversi e hanno cavalcato cause diverse in campagna elettorale. «È vero- dice Palano - potrebbe esserci un'alleanza sovranista contro l'Europa. Ma non è il tema principale che sia emerso in campagna, e comunque entrambi potrebbero temere di perdere elettori».

Oltre alla differenza geografica, lo scarto tra Lega e Cinque Stelle si definisce anche negli interessi dei votanti. La Lega è erede di una tradizione territoriale e raccoglie consensi tra sostenitori storici o comunque in arrivo dal centrodestra, interessati a taglio delle tasse e irrigidimento delle misure di sicurezza. I Cinque stelle, spiega Palano, si sono evoluti da laboratorio attivo nel nord est a partito «pigliatutto» che sale nei consensi grazie a promesse come quella del reddito di cittadinanza. «Scattarne una fotografia unica è impossibile - dice Palano - Immortalare un elettore dei Cinque stelle significa immortalare un elettore italiano. Qualsiasi».

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