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Dossier Scambio salari-produttività, i partiti divisi sulle ricette

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Dossier | N. 177 articoliElezioni 2018-Ultime notizie, interviste e video

Scambio salari-produttività, i partiti divisi sulle ricette

Dal «Patto di produttività programmato tra lavoratori, governo e imprese» proposto dal blog del ministro del Lavoro in pectore del M5S, Pasquale Tridico. Al ritorno – annunciato dall’economista di Fi, Renato Brunetta – alla detassazione più forte sui premi di risultato, sui livelli di quella introdotta dal governo Berlusconi nel 2010, poi cancellata e riapparsa in forma ridotta. Passando per la ricetta del Pd che propone di estendere l’attuale detassazione ai lavoratori pubblici, guardando con favore al welfare nei contratti nazionali.

Dalle forze politiche arrivano ricette diverse su come favorire lo scambio “virtuoso” tra salari e produttività, cuore dell’accordo tra Confindustria e sindacati sul nuovo modello contrattuale, firmato venerdì scorso. Le parti sociali hanno aperto ad un sistema negoziale “flessibile” che consente in ciascun settore di articolare gli aumenti tra il primo e il secondo livello, mettendo in gioco anche welfare e formazione, accanto ai tradizionali minimi retributivi, entro un tetto economico complessivo fissato dal Ccnl.

L’obiettivo è far recuperare quel gap di produttività alle imprese, e allo stesso tempo alzare le retribuzioni dei lavoratori. Ma, in vista del Def di aprile, dai principali partiti emergono visioni diverse su come supportare la soluzione prospettata dalle parti sociali. Per Forza Italia, l’ex ministro Renato Brunetta è favorevole ad innalzare dagli attuali 3mila a 6mila euro l’importo del premio di produttività detassato al 10%: «Fermo restando che l’introduzione della flat tax (al 23%, ndr), che crediamo di poter realizzare governando, modificherà il sistema fiscale complessivo - spiega l’economista di Fi-, nell’immediato è opportuno aumentare la quota esente tornando a quella cifra introdotta dal governo Berlusconi nel 2010». Su questo punto non c’è una comunanza di vedute con il consigliere economico leghista, Armando Siri, che considera la flat tax targata Lega (al 15%, ndr) «l’antibiotico ad ampio spettro necessario subito per il malato, prima di poter passare a misure selettive».

Di avviso ancora diverso il ministro in pectore di M5S, Pasquale Tridico, che in un saggio accademico ha proposto un «accordo quadro di contrattazione al secondo livello con la fissazione ex ante degli obiettivi di produttività a cui legare le forme di salario variabile». E poi nel suo blog l’economista del lavoro dell’università Roma Tre ieri ha rilanciato, proponendo un «Patto di produttività programmato tra lavoratori, governo e imprese, al fine di rilanciare salari, produttività e investimenti, soprattutto in quei settori in cui decideremo di intervenire selettivamente con la riduzione del cuneo fiscale». Rispetto alla sfida della digitalizzazione Tridico propone «la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, in modo da aumentare l’occupazione e di incentivare la riorganizzazione produttiva delle imprese».

Il Pd, per bocca di Chiara Gribaudo, rivendica ai suoi governi l’aver reintrodotto gli sgravi fiscali al salario di produttività che sono dietro la crescita della contrattazione di secondo livello che a febbraio ha sfiorato i 31mila accordi, coinvolgendo circa 5 milioni di lavoratori privati. «Il prossimo passo – aggiunge Marco Leonardi, del team economico di Palazzo Chigi - – dovrebbe essere l’estensione della norma incentivante anche ai lavoratori pubblici». Per l’economista di palazzo Chigi «è importante l’apertura delle parti sociali al welfare nei contratti nazionali: consente di distribuire a tutti parte dei vantaggi finora appannaggio delle sole aziende più produttive».

Meno distanza tra i partiti, invece, su altre priorità dell’accordo tra Confindustria, Cgil, Cisl e Uil, che chiedono di rilanciare apprendistato e previdenza complementare. «L’apprendistato va reso semplice e fruibile, non può trasformarsi in un pretesto per sfruttare i giovani umiliando la loro formazione», evidenzia Claudio Cominardi (M5S) che frena, però, sulla previdenza integrativa: «Il M5S punta a utilizzare le risorse pubbliche soprattutto per rafforzare il primo pilastro». Su questo punto è d’accordo la Lega: «Mi fido più dello Stato, bisogna incentivare la prima gamba previdenziale pubblica», commenta Siri.

Forza Italia propone un rilancio dell’apprendistato con «zero burocrazia, zero tasse, zero contributi», sottolinea Brunetta, che apre anche al «Piano delle competenze o dei talenti per migliorare la formazione duale». Che per il Pd «va resa strutturale in tutte le scuole e università». Sulla previdenza integrativa Leonardi è cauto: «Giusto ridurre le tasse sui rendimenti, ma bisogna stare attenti a costi e coperture».

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