«Il prossimo obiettivo è abolire i vitalizi. Qualche mese fa siamo arrivati a un passo dall’eliminarli, e ora vogliamo andare fino in fondo. Gli uffici di Presidenza regolano la vita dei parlamentari. Possiamo agire direttamente sul bilancio della Camera, e un Presidente del MoVimento 5 Stelle spianerebbe la strada a questo traguardo. Per questo abbiamo bisogno di figure serie e responsabili, che garantiscano imparzialità e vicinanza ai bisogni dei cittadini». Il candidato premier M5s Luigi Di Maio è tornato oggi sul blog delle stelle sulla complessa partita delle presidenze di Camera e Senato, che segnerà l’avvio della diciottesima legislatura.
E lo ha fatto senza nascondere le difficoltà. «In questi giorni ci vedete impegnati in un dialogo non semplice per proporre i Presidenti del Senato e della Camera. La scelta delle persone che ricopriranno questi incarichi è cruciale - ha spiegato ancora Di Maio sul blog - Stiamo parlando della seconda e della terza carica dello Stato, e soprattutto stiamo parlando degli arbitri che dovranno dirigere la partita dell'approvazione di buone leggi».
Ambasciatori a lavoro ma è impasse sulla Camera
Il primo giro di consultazioni avviato ieri dai capigruppo M5S Giulia Grillo e Danilo Toninelli sulla presidenza delle Camere non ha ancora fatto decollare la trattativa. Anche perché sulla guida della Camera il M5S non vuole cedere. «Ci spetta, e vogliamo che la delibera sui vitalizi parta a Montecitorio», hanno spiegato i capogruppo 5 Stelle sottolineando la volontà di «slegare dalla questione del governo» l'elezione dei presidenti delle Camere. Una volontà, hanno rimarcato, che vede «l’apertura di Pd e Lega». Gli incontri sono stati definiti però da tutti i protagonisti in campo come «interlocutori».
Tensioni nel centrodestra
Tra i vari interrogativi che aleggiano c’è la questione del rapporto tra Salvini e Berlusconi e la volontà del primo di evitare uno strappo con FI già sulle Camere. Uno strappo che per ora non c'è, visto che da Salvini non è arrivato ancora l’ok al M5S per Montecitorio. E se la soluzione più probabile resta quella di assegnare la presidenza di Montecitorio a un esponente del M5S, quella del Senato resterebbe al centrodestra. Ma centrodestra non vuol dire Lega, come rimarcano i capigruppo di Fi appena riconfermati Renato Brunetta e Paolo Romani. «Se Matteo Salvini rivendica per la Lega la premiership è evidente che la presidenza del Senato spetta a Fi», è la tesi dei dirigenti azzurri. Proprio su Romani potrebbero in effetti convergere anche i voti dei senatori democratici.
Brunetta: se Salvini fa inciuci finisce fuori gioco
Non a caso Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera, in una intervista a La Stampa ha tuonato: «Non sta né in cielo né in terra che
Salvini sia candidato premier e ottenga la presidenza del Senato. O c'è collegialità e pari dignità o salta tutto. O si torna allo stile Berlusconi che trattava e rappresentava veramente tutti o salta tutto. Siamo stati sempre accusati di voler fare inciuci, se ora li fa Matteo finisce fuori gioco». Poi la puntualizzazione: «Salvini non è il leader del
centrodestra, è semplicemente il leader del partito che all’interno del centrodestra ha avuto più voti e che sulla base delle regole che ci siamo dati ha il compito di fare, se riusciremo a farlo, il governo».
Salvini: totale sintonia con Forza Italia
E per calmare le acque, non a caso, Salvini ha dettato una nota nella quale ha assicurato oggi «totale condivisione e sintonia di programma e intenti» con Forza Italia. E ha assicurato: «Come leader del centrodestra parlo e mi muovo a nome di tutti gli alleati. Con loro stiamo lavorando a squadra e programma di
governo mentre vedo che altrove non è così: Pd litiga e M5S non si capisce cosa voglia fare». E ancora: «Proseguiamo per la nostra strada vogliamo rendere operative Camere quanto prima.Aspettiamo la convocazione di Mattarella»
Nuovo round di consultazioni la prossima settimana
La settimana prossima i capigruppo M5S terranno un nuovo round di consultazioni. E mentre il dem Ettore Rosato non esclude un ok dei Dem perfino
a un presidente M5S («il Pd non chiede niente ma se i profili sono adeguati non c'è preclusione a votare nomi proposti da chi ha vinto le elezioni se sono all'altezza del ruolo») intanto, si naviga a vista. Al di là di Giancarlo Giorgetti i
“papabili” che girano tra i corridoi dei Palazzi restano Riccardo Fraccaro, Emilio Carelli o Roberto Fico per la Camera e Roberto Calderoli, Vito Crimi, Paolo Romani, oltre allo stesso Toninelli, per il Senato.
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