L’ipotesi di un’intesa tra Cinque Stelle e Pd per un nuovo esecutivo all’indomani delle elezioni del 4 marzo e dopo il fallimento del tentativo di mettere in campo un governo M5S-Lega si dissolve nel giro di una domenica, in una serata di fine aprile che ha visto andare alle urne il Friuli Venezia Giulia per la scelta del nuovo governatore dopo l’esperienza Serracchiani. Con l’ex segretario del Pd, Matteo Renzi, che chiude a un accordo con i grillini, dopo che poche ore prima il leader politico del Movimento aveva messo in evidenza alcuni punti di convergenza con i Dem. A distanza la replica di Di Maio, che oggi, durante una diretta Facebook, ha lanciato un messaggio al segretario federale della Lega Matteo Salvini: «Parlano di inserire un ballottaggio nel sistema elettorale ma il ballottaggio sono le prossime elezioni quindi io dico a Salvini, andiamo insieme a chiedere di andare a votare e facciamo questo secondo turno a giugno. Facciamo scegliere i cittadini tra rivoluzione e restaurazione».
Renzi: non ci sono margini per un’intesa con M5S
A scatenare lo scontro tra Pd e Cinque Stelle, nella serata di domenica, Matteo Renzi. Davanti alle telecamere della trasmissione di Fabio Fazio “Che tempo che fa”, l’ex premier, che controlla la maggioranza dei gruppi Pd alla Camera e al Senato, ha chiarito la posizione dei Dem: non ci sono margini per un’intesa. «La teoria dei due forni è abbastanza antipatica - ha spiegato -. E trovo impossibile che il futuro dell’Italia sia fatto da due forze che sono incompatibili e faticano a trovare punti di sintesi. Non è una ripicca dire di no, ma dignità e etica nel rispetto del voto».
Di Maio a Salvini: chiediamo a Quirinale voto a giugno
A stretto giro la (prima) replica di Di Maio. In serata, in un post su Facebook, ha criticato l’ex segretario del Pd: «Da Renzi ego smisurato, noi ci abbiamo provato», ha scritto. Nella tarda mattinata di oggi ha inferto il secondo colpo al senatore Dem. In diretta sul social network, il leader dei Cinque Stelle ha rincarato la dose. «Non c’è altra soluzione, bisogna tornare al voto il prima possibile, poi ovviamente deciderà il presidente Mattarella - ha affermato Di Maio -. Tutti parlano di inserire un ballottaggio nel sistema elettorale ma il ballottaggio sono le prossime elezioni quindi io dico a Salvini, andiamo insieme a chiedere di andare a votare e facciamo questo secondo turno a giugno. Facciamo scegliere i cittadini tra rivoluzione e restaurazione». La possibilità che la direzione del Pd, convocata dal reggente Martina per giovedì, possa riaprire la partita sono, considerato il tono delle dichiarazioni, ridotte al lumicino.
La proposta di Renzi: legislatura costituente con M5s-Lega
Domenica sera, davanti alle telecamere di Rai Uno Renzi ha proposto di dare il via alla “terza Repubblica”, espressione utilizzata dallo stesso Di Maio all’indomani delle elezioni del 4 marzo, con una legislatura costituente, che approvi una legge elettorale e una riforma costituzionale, magari sul modello semipresidenziale francese con ballottaggio. Attraverso un Governo del presidente che duri al massimo due anni. Una proposta che l’ex premier ha avanzato per rilanciare il ruolo del Pd, e sbloccare l’impasse senza finire a fare «da badanti» a un governo con il Cinque stelle. «Fate voi la proposta», è stato in sintesi il messaggio che lancia a Di Maio e Matteo Salvini: «Il Pd è pronto a sedersi al tavolo».
In mattinata l’apertura di Di Maio: con Pd punti di convergenza
La giornata di domenica era iniziata con Di Maio ad aprire le danze con un intervento sulle colonne del Corsera in cui individuava le possibili convergenze con il Pd ribadendo, con un occhio al suo elettorato, la “coerenza” del Movimento. «Dal lavoro alla povertà, dall’immigrazione alle tasse, ecco i punti in comune», aveva scritto l’ex vicepresidente della Camera. «Sono fiducioso, sulla carta dei programmi ci sono tanti punti di convergenza». In serata, la chiusura di Renzi. E il primo commento del leader dei Cinque Stelle: «Il Pd non riesce a liberarsi di Renzi nonostante l’abbia trascinato al suo minimo storico prendendo una batosta clamorosa - ha scritto su Facebook Di Maio -. Altro che discussione interna al Pd. Oggi abbiamo avuto la prova che decide ancora tutto Renzi col suo ego smisurato». E ha aggiunto: «Noi ce l’abbiamo messa tutta per fare un Governo nell'interesse degli italiani. Il Pd ha detto no ai temi per i cittadini e la pagheranno».
Martina: impossibile guidare in queste condizioni
L’uscita di Renzi di ieri sera ha destato alcune critiche all’interno del Pd. «Ritengo ciò che è accaduto in queste ore grave, nel metodo e nel merito. Così un Partito rischia solo l’estinzione e un distacco sempre più marcato con i cittadini e la società», è stato il commento del segretario reggente del Pd, Maurizio Martina. «Servirà una discussione franca e senza equivoci perché è impossibile guidare un partito in queste condizioni e per quanto mi riguarda la collegialità è sempre un valore, non un problema», ha aggiunto. Il leader di SinistraDem Gianni Cuperlo, intervistato a Radio Capital, ha fatto presente che «Renzi, come senatore, ha diritto di esprimere la sua opinione. Ma dopo risultato disastroso del 4 marzo non è stata fatta una discussione, si sarebbe dovuta convocare la Direzione tre o quattro volte e discutere insieme e invece si è rimosso tutto. Vedendo ieri Renzi sono rimasto dispiaciuto - ha aggiunto -, quella discussione andava fatta in Direzione, invece commentiamo una intervista attesa come una partita di calcio, ma così un partito si spegne». Renzi, ha attaccato Francesco Boccia, «è fermo al 4 dicembre del 2016. Facciamo decidere al partito, altrimenti i deputati sembrano soldatini». Giovedì l’appuntamento è con la Direzione del partito. Allo stato attuale i numeri sono a favore dell’ex segretario.
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