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Mattarella, mercoledì l’incarico per un governo neutrale. No…

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Il rebus politico

Mattarella, mercoledì l’incarico per un governo neutrale. No di Lega e M5s

«Scelgano i partiti in Parlamento». È il passaggio più forte del discorso di ieri di Sergio Mattarella e ha un senso preciso: ora le forze politiche si assumano le loro responsabilità se davvero vogliono riportare il Paese subito al voto. Responsabilità di «rendere difficile l’esercizio di voto degli italiani» se si votasse in piena estate (la prima data utile è il 22), ma anche la responsabilità di causare «l’aumento dell’Iva» e infine determinare il «rischio di nuove manovre speculative» se le urne fossero in autunno, prima della legge di bilancio.

E fa notare anche il pericolo che senza cambiare la legge elettorale si potrebbe riprodurre lo stesso stallo di oggi. Sono, dunque, quattro le soluzioni che il capo dello Stato ha lasciato ai partiti; la prima di un Governo politico non è in realtà mai nata; la seconda e la terza sono le due date per un voto anticipato; e poi c’è la sua proposta, quella che mette al riparo da quei rischi gravissimi che ha evocato. E cioè dare fiducia a un Governo «neutrale, di servizio» che scongiuri le urne rapide già a luglio – con una menomazione sul diritto di voto e sulla presentazione delle liste per i partiti più piccoli – e a ottobre che ci esporrebbero a pericoli finanziari.

Il “suo” Governo quello che metterà in piedi già domani (più difficile entro stasera) potrebbe invece avere un respiro appena più ampio – fine dicembre – e metterebbe al riparo gli italiani da un incremento delle tasse e consentirebbe all’Italia di partecipare al vertice Ue di fine giugno dove si discuterà di migranti, moneta unica, budget europeo. Un Governo, sottolinea, «che darebbe altro tempo ai partiti di maturare – nel frattempo – accordi politici. In quel caso l’Esecutivo cesserebbe subito». Con una garanzia in più che lui esigerà da premier e ministri: che non si candidino alle prossime elezioni.

Proposta che però Salvini e Di Maio respingono subito rilanciando il voto l’8 luglio, data che al Colle considerano ormai non praticabile. Forse Mattarella sapeva già che l’avrebbero bocciato ma nonostante tutto non si è lasciato intimorire e ha tirato dritto. Con un discorso di circa 8 minuti al termine delle consultazioni, ha scelto di parlare agli italiani e mettere sul tavolo la sua soluzione dopo due mesi di veti e inconcludenze. Un’offerta in cui lui mette il suo prestigio e autorevolezza sapendo di rischiare. Perché se questo Governo non ottenesse la fiducia in Parlamento sarebbe il vero segnale di una crisi istituzionale che per la prima volta vede coinvolta la prima carica dello Stato. Ma lui, fa notare ai partiti il loro “fallimento” perché è la prima volta «che una legislatura finisce senza iniziare» e che «il voto popolare non produce effetto». E con questa motivazione spiega anche perché il Governo Gentiloni non può restare e portare al voto visto che è espressione di «una maggioranza che non c'è più».

Le critiche che gli sono piovute addosso in serata non lo hanno affatto scalfito. «Prevedibili», così ha declassato le bocciature che via via arrivavano sulle agenzie. Ormai ha scelto la sua strada, già oggi comincerà a stilare la sua lista di ministri e la scelta del premier. Sarà una squadra innovativa, di cambiamento, con la presenza di molte donne, forse ci sarà anche il primo presidente del Consiglio donna. E con questa si prepara non solo al confronto con i partiti ma soprattutto con l’opinione pubblica. Con gli italiani che, nonostante i suoi sforzi, saranno costretti a tornare al voto trascinati da chi punta più a una nuova campagna elettorale che a governare.

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