Alla fine quel suo conto alla rovescia ha avuto un effetto, quello di produrre l’estremo tentativo di Salvini e Di Maio verso la soluzione che Sergio Mattarella considera prioritaria: un Governo politico. Certo, l’aver messo sul tavolo la subordinata di un Esecutivo «neutrale» con lo spettro di urne a luglio è stata la spinta in più che serviva per chiudere definitivamente i giochi. E ieri sera, con il via libera di Silvio Berlusconi al patto grillo-leghista, la strada sembrava ormai sgombra da ogni ostacolo. Quello che accadrà è che se oggi avrà la conferma ufficiale dell’intesa - sempre che i partiti non gli chiedano altro tempo - non darà subito l’incarico ma vorrà fare le sue verifiche sentendo prima il centro-destra, chiarendo bene quale sarà il comportamento di Forza Italia in Parlamento e alla fine sentendo i 5 Stelle. Solo dopo affiderà l’incarico al nome che gli verrà indicato, su cui sembra che il negoziato si sia più volte inceppato.
Si sa che i due leader hanno molto trattato sulla premiership e sui nomi per il Governo ma questa discussione ora coinvolgerà anche Sergio Mattarella. Come prevede la Costituzione, il capo dello Stato ha un ruolo nella nomina del presidente del Consiglio e dei ministri (art. 92) e questo ruolo lo farà pesare per chiarire la natura programmatica che avrà un Esecutivo a guida “populista”.
I nomi sotto osservazione, oltre la guida di Palazzo Chigi, sono quelli di Economia, Esteri, Interni: questi avranno un peso determinante e Mattarella non si limiterà a fare il notaio, firmando e basta. C’è da aspettarsi una serrata interlocuzione ma di questo i due leader sono già avvertiti. Lo sa bene Salvini che conosce il suo punto debole con le cancellerie internazionali e con gli Usa per le sue posizioni euro-scettiche, pro-Orban e filo-russe.
E lo sa Di Maio che in poche settimane ha avuto una conversione europeista e atlantista, magari agevolata dal buon rapporto con il Quirinale. Ecco, vorrà chiarire quale delle due linee emerse fin qui sarà quella che adotterà il nuovo Esecutivo e chi guiderà la Farnesina affiancando il premier nella politica estera. Ricorderà anche a entrambi l’art.117 della Carta primo comma: e cioè che la potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione nonché dei «vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali». Questo cosa vuol dire? Che Salvini non troverà campo libero nemmeno su immigrazione e profughi, tanto più su conti e vincoli Ue.
C’è poi un altro articolo che il capo dello Stato metterà sul tavolo: l’articolo 81 sul pareggio di bilancio. L’allarme di ieri della Banca d’Italia sul debito e sulla crescita cade con un tempismo perfetto sul probabile patto a due Lega-5 Stelle e sui loro programmi elettorali che sforavano di molto i conti. Tutti temi su cui finora non si è discusso nei dettagli ma che diventeranno il menù dei prossimi incontri che Mattarella avrà con i partiti. Questa sarà la funzione di garanzia che intende svolgere e non solo all’eventuale atto di nascita dell’Esecutivo. Oggi il capo dello Stato sarà a Fiesole impegnato in un importante meeting sull’Europa a cui parteciperanno altri capi di Stato. E i suoi collaboratori invitano ad ascoltare con attenzione il suo discorso che parlerà all’estero ma soprattutto a chi si candida a formare il nuovo Governo.
Il punto è proprio questo: decifrare ed eventualmente disciplinare la carica populista potenziale di alcuni snodi cruciali guardando all’interesse generale del Paese. Quello si cui ieri Mattarella ha parlato ricordando Aldo Moro: «Battendo il terrorismo abbiamo appreso che ci sono momenti in cui l’unità nazionale deve prevalere sulle legittime differenze e si è compreso anche che vi sono momenti che richiamano a valori costituzionali, a impegni comuni, perché non divisivi delle posizioni politiche ma riferiti a interessi fondamentali del Paese, in questo senso neutrali».
© Riproduzione riservata