Il senso della giornata di lunedì sta in poche parole, pronunciate a metà pomeriggio. «Abbiamo indicato il nome al presidente della Repubblica che può portare avanti il contratto di governo». Il nome fatto da Luigi Di Maio nell’incontro col Capo dello Stato, al quale vengono riferite le conclusioni di un minuzioso lavoro di negoziazione condotto con Matteo Salvini lungo interminabili giornate, è quello di Giuseppe Conte. E nella sostanza è il primo passo formale verso l’esecutivo giallo-verde, in attesa delle determinazioni finali di Sergio Mattarella che segue con grande preoccupazione - il presidente della Repubblica ha convocato per martedì mattina i presidenti di Camera e Senato, Fico e Casellati – i segnali di allarme sui conti pubblici e i risparmi dei cittadini, una preoccupazione non nascosta alle delegazioni di Lega e Cinque Stelle.
Gli occhi sono puntati sulla guida di Palazzo Chigi (e al riguardo il presidente della Repubblica ricorda a entrambi l’importanza cruciale del ruolo che la Costituzione assegna al premier, di direzione della politica generale del governo e di cerniera nell’indirizzo politico ed amministrativo e nell'attività dei ministri) eppure è al “contratto di governo” siglato la scorsa settimana dalle due forze politiche che Di Maio intende richiamarsi inizialmente davanti ai microfoni. «Le questioni degli italiani vengono prima di ogni cosa. Sono orgoglioso di aver portato al governo il nostro programma elettorale. Ci sono i 5 stelle, ci sono i nostri venti punti». Ma non passa molto perché siano sciolti anche gli ultimi dubbi dopo i tam-tam convergenti su di un profilo soltanto, giusto il tempo di lasciare la Vetrata. «Conte premier di un governo politico», è l’annuncio del capo politico del M5S che tutti attendono.
Salvini: faremo crescere il Paese rispettando i vincoli
«Nessuno ha niente da temere, anzi» tiene a rimarcare il leader del Carroccio al termine del colloquio con Sergio Mattarella. Nelle parole dell’uomo chiave della Lega, artefice indiscusso del suo rilancio, c’è la reazione agli allarmi degli ambienti europei in fibrillazione per quanto sta accadendo a Roma. Il governo a cui Salvini pensa metterà al centro l'interesse nazionale «rispettando tutto e tutti, rispettando tutte le normative e i vincoli, ma facendo crescere il Paese». Accenni al programma non mancano. «Senza un lavoro stabile non c'è prospettiva, famiglia, figli. Non è possibile che il 20% degli italiani usi psicofarmaci, spesso per mancanza di speranza fiducia, prospettive. Contiamo di lasciare ai nostri figli un Paese migliore, con un maggiore indice di sicurezza».
Di certo s’intende abbandonare il sentiero battuto nel recente passato. «Il debito pubblico italiano cinque anni fa era inferiore di trecento miliardi di euro. Nessuno ha niente da temere dalle nostre politiche economiche. Puntiamo a far crescere l'economia italiana per ridurre il debito a fronte di politiche fallimentari». Ancor meglio la nuova direzione è chiarita in una diretta successiva su Facebook. «Io sono civile, educato e rispettoso» rivendica Salvini «ma basta: di precarietà si muore, di tagli si muore, di austerità si muore, di immigrati fuori controllo si muore, di vincoli europei si muore».
Fumata nera con FdI
Ore decisive, dunque, per il primo esecutivo della XVIII legislatura, dopo un lunedì che si è aperto con la Borsa di Milano in forte calo e lo spread BTp-Bund ai massimi da mesi, indici poi peggiorati con il passare delle ore anche per un report negativo sull’Italia dell'agenzia di rating Fitch. In attesa del momento clou sia Di Maio sia Salvini hanno fatto base a Montecitorio, impegnati in una serie di colloqui legati alla formazione del governo. Con una fumata nera si è concluso un faccia a faccia tra il leader della Lega e Giorgia Meloni. Niente di fatto, dal momento che Fratelli d’Italia non è disponibile a entrare nel nascente esecutivo ma soprattutto, come ribadito pubblicamente, non apprezza un governo a conduzione pentastellata. Anche la possibilità che a guidarlo sia un tecnico ha fatto da ostacolo al buon esito del dialogo. Due questioni insormontabili, si sottolinea da FdI, soprattutto perché fanno intuire quale sarà la linea del governo, dove le priorità non sembrano essere quelle del centrodestra.
Fitch: contratto Lega-M5S aumenta rischio-Paese
Nel corso della giornata di lunedì, ai “campanelli di allarme” dello spread e della Borsa di Milano, si è aggiunto quello dell’agenzia di rating Fitch, altro segnale di quanto il quadro politico italiano sia al centro dell’attenzione di tutti gli osservatori europei. A finire nel mirino è stato in particolare il controverso “contratto di governo” alla base dell’esecutivo Lega-Movimento Cinque stelle: per Fitch, il documento «aumenta i rischi per il profilo di credito sovrano, in particolare attraverso un allentamento di bilancio e un potenziale danno alla fiducia». Secondo l’agenzia «è incerto in che misura questi rischi si tradurranno in una valutazione creditizia più debole, dipenderà dalla capacità del governo di realizzare il suo programma».
Giuseppe Conte, il premier indicato
Per occupare la poltrona di presidente del Consiglio dei ministri la scelta è caduta sull’avvocato civilista e patrocinante in Cassazione Giuseppe Conte, tecnico di area pentastellata, professore ordinario di Diritto civile e in passato membro laico del Consiglio superiore del Consiglio di giustizia amministrativa (che dovrebbe accettare l’incarico “con riserva”). Il nodo rappresentato dal nome del premier si è sciolto domenica mattina, nel corso di un decisivo vertice segreto a Roma tra i due leader, che ha portato alla rinuncia di Di Maio alla premiership. Conte, nome “terzo” proposto dal M5S e ben accetto dal Carroccio, lascerebbe, comunque, un “peso” cruciale nelle scelte di governo ai due leader, che potrebbero anche assumere la delega di vicepremier per meglio gestire Palazzo Chigi insieme al presidente del Consiglio. A chiarire i rapporti di forza iniziali del futuro governo saranno soprattutto le caselle dei ministeri. Di Maio punta a guidare un superministero che accorpi i dicasteri Sviluppo economico e Lavoro gestendo temi, come il reddito di cittadinanza, cari al Movimento. Salvini ha più volte rivendicato per la Lega il ministero dell’Interno, in linea con i temi considerati prioritari, sicurezza e gestione migranti.
Il nodo dell’Economia
Tra i dicasteri più seguiti dal Capo dello Stato - a cui l'articolo 92 della Costituzione assegna il compito di «nominare i ministri su proposta del presidente del Consiglio» - c’è quello dell’Economia, decisivo per i rapporti con l’Unione europea e la tenuta dei conti pubblici. Secondo indiscrezioni uno dei nomi in lizza è quello dell’economista Paolo Savona, 82 anni, un passato in Banca d’Italia, di ministro dell’Industria nel Governo Ciampi, e capo Dipartimento Ue di Palazzo Chigi a metà anni duemila con Berlusconi premier. Il suo nome sarebbe tra i papabili proposti da Salvini, anche se sul gradimento del Colle potrebbero pesare le posizioni critiche espresse sulla moneta unica. Altro nome in corsa per via XX settembre è quello del leghista Giancarlo Giorgetti, che potrebbe guidare il Tesoro o avere l’incarico di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio.
Massolo verso la Farnesina
Quanto alla restante squadra di governo, un candidato più che probabile al dicastero degli Esteri, particolarmente di peso, è l'ambasciatore Giampiero Massolo, personalità che assicura assolute garanzie di esperienza e conoscenza delle regole d’ingaggio europee al capo dello Stato. In particolare per quanto riguarda il rispetto dei Trattati europei ed internazionali. Per la Difesa, decisivo per garantire continuità sul fronte delle missioni internazionali, manca un nome sicuro ma è certo l’interesse della Lega.
I candidati per gli altri ministeri
Tra gli altri nomi che circolano per i ministeri “minori” figurano quelli delle pentastellate Laura Castelli in pole per la Pa e Giulia Grillo per la Sanità. Per la Lega Nicola Molteni potrebbe guidare l’Agricoltura , mentre Gian Marco Centinaio è in pole per gli Affari Regionali o per il nuovo ministero del Turismo. Sempre in quota Lega Giulia Bongiorno è tra i favoriti per Riforme e Rapporti con il Parlamento (anche se non è escluso il nome di Riccardo Fraccaro, M5S). Il dicastero dei Trasporti dovrebbe andare al Carroccio (tra i nomi si fa quello di Stefano Candiani) così come quello dell'Ambiente (in pole Lucia Borgonzoni). Sport e Beni Culturali andranno probabilmente al M5S: i nomi possibili sono quelli di Domenico Fioravanti e Emilio Carelli. Tra i tecnici favorito anche il rettore della Statale Gianluca Vago all’Istruzione mentre Vincenzo Spadafora, fedelissimo di Di Maio, è in pole per gli Affari europei.
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