Lifestyle

Roland Garros, Marco Cecchinato: come diventare un campione in 60 giorni

  • Abbonati
  • Accedi
DIETRO IL «MIRACOLO» SPORTIVO

Roland Garros, Marco Cecchinato: come diventare un campione in 60 giorni

In due mesi tutto può cambiare, nel tennis e nella vita. Chiedere a Marco Cecchinato per avere conferma: il 9 aprile perde al primo turno del Challenger di Barletta, un torneo del circuito minore, contro il numero 197 del mondo. Pochi giorni dopo esce alle qualificazioni dell’Atp 250 di Budapest, ma grazie al forfait di un collega è ripescato come «lucky loser», perdente fortunato, ed entra nel tabellone principale. Difficile immaginare che possa fare molta strada. Invece quel torneo lo vince, dop0 aver battuto in semifinale Andreas Seppi, il compagno con cui ha iniziato l’avventura nel tennis professionistico: è il suo primo trionfo nel circuito Atp.

Comincia così una cavalcata da favola che venerdì lo porterà a giocare sul centrale del Roland Tennis, uno dei «templi» del tennis mondiale, contro l’austriaco Dominic Thiem.

Quando la fiducia fa la differenza
Che cosa è successo in questi 60 giorni? Niente, anzi tutto. Il 25enne palermitano non ha cambiato allenatore né metodo di allenamento, non ha rivoluzionato la sua tecnica di gioco, né la tattica in campo: ha semplicemente conquistato il più prezioso dei beni immateriali, quella fiducia che come insegnano gli economisti è il carburante di consumi e investimenti e nello sport è l’ingrediente principale delle vittorie. Chiunque abbia solcato un campo da tennis, a qualsiasi livello, sa bene che tecnica e talento sono fondamentali, ma senza la terza T - la testa - è difficile uscire vincitori da un match.

La svolta di Budapest
Marco Cecchinato in questi 60 giorni ha trovato il suo vello d’oro, quell’autostima capace di rimarginare ferite recenti - la vicenda delle scommesse che nel luglio 2016 gli è costata una squalifica di 18 mesi, ridotta a 12 e poi archiviata per un difetto procedurale - e di valorizzarne il talento. Gli è scattato qualcosa dopo il trionfo a Budapest, e qualcosa di decisivo è successo anche al primo turno del Roland Garros, quando era sotto due set a zero contro il rumeno Marius Copil, sconosciuto numero 94 del mondo. Cecchinato si è semplicemente rifiutato di perdere, ha lottato e alla fine l’ha spuntata al quinto set per 10 a 8.

Un tennista made in Italy
Il suo curriculum sportivo non ha nulla di straordinario, e questo rende la favola ancora più speciale. Nessuna accademia internazionale alla Nick Bollettieri, nessun allenatore di «grido», un curriculum tutto «made in Italy»: ha iniziato a giocare a Palermo, la sua città natale, a 17 anni si è trasferito a Caldoro, alle porte di Bolzano, dove è cresciuto insieme ad Andreas Seppi; poi ha trascorso un periodo a Bordighera e ora si allena a Bologna, al circolo Cierrebi. Simone Vagnozzi, l’allenatore che lo affianca dal 2016, è un ex tennista di medio livello alla prima esperienza come coach, nulla a che vedere con i «guru» strapagati che abbondano nel circuito.

Se Djokovic scuote la testa...
Con Vagnozzi Marco ha lavorato molto per migliorare i colpi, soprattutto rovescio e servizio, e i risultati si vedono. Ieri sua maestà Novak Djokovic scuoteva la testa di fronte a quell’incredibile 74% di prime palle messe in campo dal siciliano e alle imprevedibili smorzate, ormai passate di moda nel tennis moderno fatto di muscoli e potenza. Ma la tecnica appunto non basta, e sul Suzanne-Lenglen è entrato prepotentemente in gioco il fattore mentale: Cecchinato è stato capace di annullare tre set point nel secondo set e di recuperare da 1-4 nel quarto. In quella fase del match il palermitano appariva stanco, in balìa dei colpi di Djokovic, eppure non ha mollato, si è semplicemente ribellato alla sconfitta che contro un veterano come il serbo appariva quasi inevitabile al quinto set.

Ora la sfida con il giovane austriaco Thiem, che ha appena sconfitto Alexander Zverev: due predestinati che si contenderanno il trono del tennis mondiale nei prossimi anni, quando Nadal e Federer cederanno lo scettro. Match difficilissimo, ma aperto a ogni risultato. La fiducia può produrre altri miracoli.

© Riproduzione riservata