La partita sui migranti è soltanto uno dei fronti che il nuovo governo giallo-verde ha aperto con i partner europei. Altro nodo di scontro sono i conti pubblici, con l’Italia che vuole allentare i vincoli di bilancio e la Commissione Ue che chiede di ridurre il deficit. C’è poi la posizione di apertura alla Russia, che ha messo in allarme le cancellerie europee che a breve dovranno decidere delle sanzioni verso Mosca, che scadono a fine luglio. Senza considerare la richiesta fatta da Roma a Bruxelles di intervenire a tutela dei prodotti agricoli italiani. Quattro fronti che rendono non certo facile per Roma i due vertici Ue di domenica e del 28-29 giugno.
Italia: bloccare i flussi di migranti
L’Italia è stata chiara, tanto da arrivare sul limite della rottura con Francia e Germania: la politica della Ue deve concentrarsi sulla tutela delle frontiere esterne (in primis proprio a sud dell’Italia) per fermare l’immigrazione illegale. In secondo luogo bisogna che i paesi dell’Unione condividano (c0n delle quote) l’accoglienza dei migranti, con la necessità di aprire piattaforme regionali nei paesi africani, dove condurre l’analisi per dividere i migranti economici dai rifugiati. Parigi e Berlino, ma anche i paesi dell’Est del blocco di Visegrad (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia), hanno come priorità quella di limitare il passaggio di migranti tra i paesi europei, chiedendo più controlli ai paesi di primo arrivo (come l’Italia). Su questo punto, almeno, la Germania ha ammorbidito la sua posizione. Ma sulla questione delle quote si parla solo di una generica solidarietà.
La tentazione di forzare sui conti pubblici
Il deficit 2019 dell’Italia, nel quadro a politiche invariate messo a punto dal governo Gentiloni, è stato fissato allo 0,8%, contro l’1,6% atteso quest'anno e il 2,3% del 2017. Roma punta ad elevare l’asticella in una forchetta compresa tra l’1,2 e l’1,4%. Con la Lega che addirittura punterebbe a sollevare ancora l’asticella, senza sforare il tetto del 3%. Il tutto con un probabile slittamento al 2021 dell’appuntamento con il pareggio di bilancio in termini strutturali. Entro il 27 settembre, con la Nota di aggiornamento del Def, dovranno venire indicazioni precise. Ma la Commissione Ue non sembra disponibile ad aprire su questo punto, in presenza peraltro di una richiesta di correzione dei saldi (tuttora in piedi) dello 0,3% del Pil quest'anno e dello 0,6% il prossimo (come ribadito anche oggi il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis) .
Tensione sul rinnovo delle sanzioni alla Russia
Apprensione nelle cancellerie europee ha suscitato la posizione del premier Giuseppe Conte, che ha sposato nei giorni scorsi la presa di posizione del presidente Usa Donald Trump sulla necessità di riportare la Russia al G7. Sullo sfondo c’è la partita delle sanzioni economiche verso Mosca, che scadono il prossimo 31 luglio. Nonostante il premier Conte abbia espresso la volontà di evitare rotture, M5S e Lega (soprattutto quest’ultima) sono da sempre contrari a una misura che danneggia gli interessi dei produttori italiani (secondo Coldiretti sono in ballo 3 miliardi di esportazioni Made in Italy). Germania e Francia spingono per la conferma delle misure, che vanno legate all’attuazione degli impegni di pace presi a Minsk da Mosca.
Il nodo delle risorse per l’agricoltura
A inizio giugno la Commissione europea ha presentato a Bruxelles la bozza di riforma della Politica agricola comune per il periodo 2021-2027, che tiene conto del calo dei contributi della Gran Bretagna, in uscita dalla Ue. L’agricoltura italiana riceverà 2,7 miliardi in meno. Una misura vista come fumo negli occhi dall’Italia, che chiede invece maggiore tutela per il Made in Italy. Sul punto spinge da sempre la Lega: «Sull'agricoltura e sulla pesca o a Bruxelles ci danno ragione oppure difendiamo con le unghie, con i denti e con i dazi i frutti del nostro mare e della nostra terra», ha detto Salvini già a marzo.
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