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Boeri: «Più immigrati per i lavori che italiani non vogliono…

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Boeri: «Più immigrati per i lavori che italiani non vogliono fare». Salvini: «Sta su Marte»

C'è la prima fotografia “ufficiale” della Gig economy italiana ma anche diversi “warning” previdenziali per il Governo Conte, tra i temi chiave del 17mo Rapporto annuale Inps, forse l’ultimo firmato dal presidente, Tito Boeri, dopo l’attacco via Facebook lanciato ieri con toni durissimi dal leader della Lega Matteo Salvini contro chi «dice che non si può cambiare la Legge Fornero e che senza immigrati sarebbe un disastro». Gli italiani, ha spiegato Boeri in apertura del suo intervento nella Sala della Regina, a Palazzo Montecitorio, rivolgendosi al vicepremier e ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, «sottostimano la quota di popolazione sopra i 65 anni e sovrastimano quella di immigrati e di persone con meno di 14 anni». «Si tratta di vera e propria disinformazione», ha aggiunto Boeri, spiegando che l’Italia «ha bisogno di aumentare l'immigrazione regolare» perchè sono «tanti i lavori che gli italiani non vogliono più svolgere». Nel lavoro manuale non qualificato. secondo l’Inps, ci sono il 36% dei lavoratori stranieri in Italia e l'8% degli italiani.

Il nuovo attacco di Salvini: «Più migranti? Boeri vive su Marte»
Le previsioni di Boeri hanno provocato la reazione a stretto giro di Salvini: «”Servono più immigrati per pagare le pensioni... cancellare la legge Fornero costa troppo... servono più immigrati per fare i tanti lavori che gli italiani non vogliono più fare...”. Il presidente dell'Inps continua a fare politica, ignorando la voglia di lavorare (e di fare figli) di tantissimi italiani. Dove vive, su Marte?», ha attaccato il ministro dell’Interno. A sua volta, Boeri ha replicato sottolineando l’inattacabilità dei numeri presentati a sostegno della sua tesi. «I dati sull'immigrazione sono dati incontrovertibili. La mia risposta è nei dati. Quelle sono le verità che bisogna dire in Italia e non c'è nessun modo per intimidire i dati». ha spiegato nel pomeriggio riferendosi all’ultimo attacco ricevuto da Salvini. Io, ha aggiunyo, «mi limito a fare il mio lavoro. Il mio mandato, come sapete, finisce a inizio 2019 e ci sono ancora tantissime cose da fare. In sei mesi possiamo fare ancora tante cose».

Di Maio: con Boeri d'accordo se l'Inps farà l'Inps
Ben più cauto di Salvini il vicepremier Di Maio: «Non so se andremo d'accordo su tutto», ha replicato il ministro del lavoro nel suo intervento che ha chiuso la mattinata, «ma sul tema delle pensioni d'oro e dei vitalizi lavoreremo bene». «Finchè il legislativo farà il legislativo, l'esecutivo farà l'esecutivo e l'Inps farà l'Inps andremo d'accordo», ha concluso. A margine della presentazione del rapporto Inps Di Maio ha poi confermato che Boeri rimarrà alla guida dell’istituto «per ora fino al 2019», e che il tema del suo rinnovo «non è stato affrontato». «Devo dire - ha poi aggiunto - che sulla collaborazione istituzionale per vitalizi e pensioni d'oro stiamo andando bene, su altre cose non siamo d'accordo».

Immigrati «cruciali» per mantenere livello delle pensioni
Nel suo ultimo Rapporto annuale, presentato in una delle sale più prestigiose della Camera, l’Inps insiste dunque nel criticare le politiche migratorie restrittive e ricorda che le previsioni sulla spesa indicano che «anche innalzando l'età del ritiro, ipotizzando aumenti del tasso di attività delle donne» - oggi più basso - e «incrementi plausibili e non scontati della produttività», per «mantenere il rapporto tra chi percepisce una pensione e chi lavora su livelli sostenibili è cruciale il numero di immigrati che lavoreranno nel nostro Paese».

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Per quota 100 “pura” costi fino a 20 mld
Oltre al ruolo degli immigrati nel nostro sistema previdenziale l'Istituto nazionale di previdenza è preoccupato per le ultime stime sulla maggiore spesa pensionistica che si innescherebbe con gli annunciati interventi dal Governo Conte di “superamento della riforma Fornero”, interventi che passano dalla cosiddetta “quota 100” (in pratica, la possibilità di andare in pensione quando la somma dell'età e degli anni di contributi è almeno pari a 100). “Pura”, quota 100 costerebbe infatti fino a 20 miliardi di euro all'anno, poco meno (fino a 18 miliardi di euro) quota 100 con 64 anni minimi di età. La spesa scenderebbe invece a 16 miliardi di euro/anno alzando il requisito anagrafico a 65 anni, mentre quota 100 con 64 anni minimi di età̀ e il mantenimento della legislazione vigente per quanto riguarda i requisiti di anzianità̀ contributiva indipendenti dall'età̀ costerebbe fino a 8 miliardi di euro l'anno.

Coperture e contributi previdenziali
Il problema riguarda ovviamente le coperture necessarie che secondo l'Inps possono essere ottenute solo aumentando il prelievo previdenziale sul singolo lavoratore. In pratica, sottolinea l'Inps, se oggi il Legislatore decidesse di abbassare l'età̀ di pensionamento con l'attuale quadro di prestazioni previdenziali ancora caratterizzate da una forte componente retributiva, i lavoratori sarebbero costretti a destinare fino a due terzi del proprio salario al pagamento delle pensioni. Ad esempio, ripristinando le pensioni di anzianità̀ con quota 100 (o 41 anni di contributi) si avrebbero subito circa 750mila pensionati in più.

Pensionamenti anticipati, Inps pronto a riassetto
Nell'analisi dell'Inps riassunta nel XVIImo Rapporto annuale illustrato da Boeri la maggiore flessibilità possibile per favorire i pensionamenti anticipati, rispetto ai vincoli del 2011, si dovrebbe basare su correzioni attuariali. Come evidenziato nel 2015 in «Non per cassa ma per equità̀» - la proposta Inps per pensioni universali di vecchiaia - basterebbe applicare i coefficienti di trasformazione anche alle pensioni retributive del passato superiori a un importo prefissato (nella proposta dell'Istituto si ragionava sul reddito pensionistico, inclusi eventuali vitalizi per cariche elettive, sopra i 5mila euro lordi mensili). Se il Governo dovesse dare segnali in questa direzione, annuncia Boeri, l'Inps è pronta a dare il suo contributo, avendo già stimato i coefficienti di trasformazione per gli anni '70 e '80 e per età di decorrenza inferiori a 57 anni, fornendo quindi all'Esecutivo le necessarie basi tecniche e di calcolo per procedere alle correzioni in linea con il principio prima in pensione = assegno più basso.

Contro la povertà nuovi investimenti per il ReI
Un altro “warning” lanciato da Boeri riguarda la politica contro la povertà, vera e propria emergenza nazionale. L'appello del presidente Inps al Governo giallo-verde a non smontare il Reddito di Inclusione (Rei) introdotto in pratica a fine legislatura dal Governo Renzi, ma a rilanciarlo con ulteriori investimenti. Per raggiungere l'80% delle famiglie povere (contro il 20% coperto con le risorse attuali) il ReI avrebbe bisogno di 6 miliardi di euro aggiuntivi, stanziamento che garantirebbe effetti ben più significativi sia sulla frequenza che sull'intensità̀ della povertà̀. Per reperire queste risorse l'Inps propone una razionalizzazione delle prestazioni assistenziali: attualmente, le maggiorazioni sociali e integrazioni al minimo sono complessivamente otto, e il 23% di questa spesa (pari a 5 miliardi di euro) è destinato al 30% più ricco della popolazione italiana che non ne ha bisogno.

L’inconsapevolezza demografica dell’Italia
Nel suo intervento, Boeri ha sottolineato con enfasi l’inconsapevolezza demografica che caratterizza l’Italia: ai ritmi attuali, nell'arco della legislatura, la popolazione italiana potrebbe ridursi di 300mila unità. In altre parole, ha ricordato Boeri, sarebbe come se improvvisamente scomparisse la città di Catania. Un problema rilevante per la nostra economia, che si aggraverebbe se associato ad un improvviso dimezzamento dei flussi migratori, ipotesi che comporterebbe la “scomparsa” di una fetta di popolazione equivalente agli abitanti di Torino. Mentre azzerando le immigrazioni, secondo Eurostat, l’Italia perderebbe circa 700mila persone con meno di 34 anni, sempre nell'arco della legislatura.

Per tutela rider «serve il cesello non l'accetta»
Basato anche su una serie di informazioni fornite dagli amministratori delegati delle piattaforme di food delivery Deliveroo e Foodora, il Rapporto citato nel suo intervento da Boeri inquadra anche le caratteristiche dei lavoratori della cosiddetta Gig economy, settore che coinvolge in Italia circa 750mila lavoratori. Per regolare le nuove forme di lavoro, avverte Boeri parlando del lavoro dei rider divenuto la “bandiera politica” del ministro del Lavoro Di Maio, «serve il cesello, non l'accetta». Le opzioni da considerare sono il lavoro a chiamata, magari definito secondo accordi contrattuali che ne prevedono sotto certe condizioni la trasformazione in lavoro subordinato a tempo parziale, oppure i contratti di prestazione occasionali riadattati. Quali che siano le scelte del Legislatore, l'Inps si conferma quindi disponibile a investire ulteriori risorse nel gestire la copertura assicurativa di questi lavoratori, mettendo a frutto la tracciabilità̀ consentita dal lavoro organizzato online, secondo le modalità̀ già̀ sperimentate con le prestazioni occasionali. Questo richiede che sia l'azienda che il lavoratore si registrino sulla nostra piattaforma e che la notifica di ogni prestazione venga automaticamente trasmessa all'Istituto.

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