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Dl lavoro, Governo contro le stime Inps. Boeri: è…

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la relazione tecnica al decreto dignità

Dl lavoro, Governo contro le stime Inps. Boeri: è negazionismo. Salvini: si dimetta

«I dati non si fanno intimidire». Irrituale come la nota firmata la mattina dai ministri dell'Economia Giovanni Tria e del Lavoro Luigi Di Maio, arriva nel pomeriggio la risposta del presidente dell'Inps Tito Boeri. Alle accuse ministeriali, che hanno definito «discutibili» e «prive di basi scientifiche» le cifre elaborate sulla base dei dati Inps per stimare il rischio di perdita del lavoro per 8mila titolari di contratti a tempo determinato all'anno in seguito alle nuove regole scritte nel decreto estivo, Boeri parte da una difesa nel merito. «In presenza di un inasprimento del costo del lavoro complessivo - scrive Boeri - l'evidenza empirica e la teoria economica prevedono unanimemente un impatto negativo sulla domanda di lavoro».

E una mossa di questo tipo, «in un'economia con disoccupazione elevata, significa riduzione dell'occupazione». Il calcolo puntuale di questa riduzione, concede l'economista, «è difficile», ma la stima dell'Inps (che ipotizza la mancata trasformazione in contratti a tempo indeterminato del 10% dei rapporti di lavoro a termine che arrivano al nuovo limite di 24 mesi) «è relativamente ottimistica». Respingere al mittente anche questa ipotesi, chiude Boeri, indica un atteggiamento «ai limiti del negazionismo economico».

L'attacco del governo
Tutto nasce dalla nota congiunta con cui in mattinata Tria e Di Maio avevano provato a chiudere il caso scatenato dalle dichiarazioni rilasciate dal vicepremier, che in un video pubblicato su Facebook aveva individuato in una «”manina”» l'origine dei numeri sul rischio occupazione, ipotizzati con l'intento di far piacere «a qualche lobby». Nella mattinata di domenica, un po' a sorpresa, anche il titolare dell'Economia si è detto alla ricerca della “manina” che ha scritto le cifre. E nella dichiarazione cofirmata con Di Maio, anche per rafforzare il tentativo di allontanare i fulmini dalla Ragioneria generale dello Stato, ha chiamato in causa direttamente l'Inps per le «stime prive di basi scientifiche» sugli effetti del decreto lavoro.

Salvini chiede le dimissioni
La tempesta, quindi, si concentra sui vertici dell'Istituto di previdenza, oggetto nel pomeriggio anche di un nuovo attacco da parte di Matteo Salvini. Da Mosca, dove è volato per assistere alla finale dei Mondiali di calcio, il vicepremier leghista ha invitato il presidente dell'Inps a dimettersi. «Perché Boeri fa politica - ha argomentato Salvini -, e in un mondo normale ti dimetti se non sei d'accordo con niente delle linee politiche, economiche e culturali di un governo e tu rappresenti politicamente un altro modo di vedere il futuro».

La richiesta di dimissioni viene poi ribadita in un tweet altrettanto esplicito: «Il presidente Inps, nominato da Renzi, continua a ripetere che la legge Fornero non si può toccare e che gli immigrati pagano le pensioni degli italiani. Io penso che sbagli e che si dovrebbe dimettere».

Uno scontro solo all'inizio
L'invito è destinato però a cadere nel vuoto, perché la “normalità” difesa da Boeri è opposta e anzi lamenta «l'attacco senza precedenti alla credibilità di due istituzioni nevralgiche per la tenuta dei conti pubblici del nostro Paese». Nel conto di Boeri entra infatti anche la Ragioneria generale, che ha “bollinato” i calcoli di Inps e ministero del Lavoro come sempre accade prima dell'invio dei provvedimenti al Quirinale. L'incendio, insomma, divampa, e il comunicato scritto in mattinata dai due ministri nel tentativo di fermare il rischio di polemiche interne al governo sta producendo molti, inevitabili, effetti collaterali in una partita che appare solo all'inizio.

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