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Governo, dalla Flat tax alla Fornero al decreto migranti: tutti i nodi…

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Governo, dalla Flat tax alla Fornero al decreto migranti: tutti i nodi rimandati a settembre

Via libera definitivo al decreto dignità, che nelle intenzioni del ministro proponente Luigi Di Maio rappresenta un contrasto alla precarietà del lavoro soprattutto giovanile tramite la stretta sui contratti al termine. E poi approvazione da parte dell’ufficio di presidenza della Camera della delibera che taglia i vitalizi degli ex deputati (la presidente del Senato Elisabetta Casellati ha invece annunciato un periodo ulteriore di riflessione, dal momento che le nuove norme potrebbero essere a rischio incostituzionalità). L’attuazione del programma di governo della maggioranza giallo-verde si ferma per ora qui. Immigrazione, sicurezza, flat tax, superamento della legge Fornero, reddito di cittadinanza e pensione di cittadinanza: il grosso delle promesse elettorali divenute punti del contratto di governo è rimandato a settembre.

Il governo del cambiamento è insomma partito a rilento: non solo per via delle lunghe settimane di consultazioni e di trattative intercorse tra le elezioni politiche del 4 marzo e la formazione del governo - il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e i suoi ministri hanno giurato il 1 giugno, e le commissioni parlamentari permanenti sono state composte solo il 21 giugno -, ma anche per il passo da maratoneta piuttosto che da velocista impresso dai leader dei partiti della maggioranza al nuovo esecutivo. I 14 Consigli dei ministri riunitisi fino alla pausa estiva hanno approvato prevalentemente attuazioni di direttive Ue, provvedimenti amministrativi ed esami - con relative impugnazioni - di leggi regionali. Il resto dei provvedimenti approvati in Cdm sono soprattutto decreti, compreso quello del lavoro voluto da Di Maio.

Di conseguenza l’attività del Parlamento è stata finora direzionata principalmente alla conversione dei provvedimenti d’urgenza: sono stati convertiti in legge quattro decreti in scadenza del precedente governo Gentiloni e sono stati definitivamente approvati il 31 luglio scorso i provvedimenti relativi all’istituzione della commissione Antimafia e della commissione d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti. Nel rush finale prima della pausa estiva sono inoltre diventati legge, oltre al decreto dignità, altri decreti del governo Conte quali quello per l’edilizia del Tribunale di Bari, quello sulla cessione delle unità navali in Libia e quello sul riordino dei ministeri. Approvati solo da un ramo del Parlamento, invece, il Milleproroghe con il discusso rinvio dell’obbligo di vaccinazione (è atteso alla Camera a settembre) e il decreto sulla fatturazione elettronica dei benzinai (anch’esso atteso alla Camera).

Il passo da maratoneta impresso al governo da M5s e Lega, si diceva. Ed è comprensibile, dal momento che per l’attuazione delle maggiori promesse elettorali vanno reperite risorse ingenti: è stato stimato che la flat tax (il contratto di governo parla di due aliquote fisse al 15% e al 20%) può costare più di 50 miliardi l’anno e che il superamento della legge Fornero con la soluzione della cosiddetta “quota 100” (la somma di età anagrafica e di anni di contribuzione) ha un costo che varia dai 4 miliardi il primo anno ai 12-14 miliardi l’anno a regime. Quanto al reddito di cittadinanza di 780 euro al mese è lo stesso contratto di governo che indica la cifra di 17 miliardi l’anno (nel contratto sono poi indicati altri 2 miliardi per il potenziamento dei centri per l’impiego). Va da sé che entità e gradualità di tali interventi sono da stabilire con la legge di bilancio autunnale e previa trattativa con Bruxelles.

Anche sul tema immigrazione e sicurezza, nonostante l’attenzione giornaliera del ministro degli Interni Matteo Salvini e le relative polemiche, finora non è stato varato alcun provvedimento: a settembre è atteso il decreto annunciato da Salvini in materia, così come è attesa la riforma della legittima difesa sulla quale i parlamentari del centrodestra si sono portati avanti depositando cinque proposte di legge tutte miranti all’eliminazione del principio di proporzionalità tra offesa e reazione.

A fronte del passo da maratoneta dell’esecutivo, i parlamentari si sono rivelati dei veri e propri sprinter: dal 23 marzo - primo giorno di attività del nuovo Parlamento - sono stati depositati già 1.800 progetti di legge (nella scorsa legislatura i progetti presentati sono stati in tutto 8mila). Si va dall’eutanasia alle cannucce. Ma il loro destino è segnato: nelle ultime legislature non più del 5% delle variegate proposte dei parlamentari sono diventate legge.

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