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Cristiano Ronaldo da alieno ad «alienato»: la retorica fa inversione di marcia

Avviso ai lettori: in questo articolo non si parla di calcio. Non criticheremo Cristiano Ronaldo perché, dopo tre partite di campionato, non segna e gioca ancora così così, non discuteremo se il problema sia lui che non si integra o la Juventus che non lo esalta, né vi diremo chi è l’anti Juve perché ce ne sono due (l’Inter di Mourinho e il Milan di Ancelotti) ma nessuna delle due quest’anno è iscritta in serie A. Qui si torna a parlare della «narrazione» intorno a CR7 perché, dopo tre partite senza gol, il fuoriclasse portoghese, secondo i media nazionali, da divinità salvifica si sta gradualmente trasformando in giocatore normale.

Da alieno ad «alienato»
Parafrasando Elio e le Storie Tese, non dite che non vi era stato detto: il passo è molto breve da alieno ad «alienato». E la colpa è tutta della retorica che, come scrivevamo qualche giorno fa, ha fatto fin troppe vittime nella storia e, oltretutto, porta pure sfiga. Fino a Juventus-Lazio, sul nuovo numero 7 bianconero si sprecavano 7 in pagella, peana e pubblici elogi dell’atleta infaticabile che è, nonostante in campo non si scorgesse ancora traccia di quei colpi tecnici che rappresentano la specialità di casa. Poi c’è stata Parma-Juventus, terza vittoria consecutiva (1-2) per Madama che vale la vetta solitaria della classifica, terza prova senza grossi lampi di genio per il cinque volte pallone d’oro. Diciamolo con grande onestà: a Parma non è che CR7 abbia poi giocato peggio rispetto alle due precedenti occasioni di campionato.

Il «Big Ben» ha detto stop
Eppure, stavolta, il proverbiale Big Ben ha detto stop e giù tutti a prendersela con Ronaldo. Quasi tutti i quotidiani gli hanno rifilato un 5 in pagella. Per la Gazzetta dello Sport l’attaccante di Madera è «ancora a secco!» (con tanto di punto esclamativo). Per il Corriere dello Sport da CR7 diventa «CR 5.5». Ma come? Questo qui, dopo la prima sgambatura con i ragazzi di Allegri, non era «Alien»? Un maestro del giornalismo sportivo come Mario Sconcerti, sulle colonne del Corriere della Sera, sottolinea: «Ronaldo non gioca mai male, direi anzi che cresce di partita in partita a piccole dosi, ma non è in nessun territorio. Gioca da solo, dentro il suo mondo di fuoriclasse eccentrico». Da alieno ad alienato, appunto. Una sorta di prologo al romanzo che, l’indomani, avremmo letto ancora sulla Gazza: «La solitudine del numero 7».

Leonida, le Termopili e la Nona di Beethoven
Poi ci sono le eccezioni, per carità: c’è chi, intorno a CR7, ha scelto di fare quadrato. Meglio: una specie di linea del Piave che «resiste, resiste, resiste» con la stessa ostinazione di Leonida alle Termopili. Il premio alla coerenza spetta senza dubbio a Tuttosport, la cui prima pagina, all’indomani di Parma-Juventus, non dedicava neanche un trafiletto al povero Cristiano. Dopo 15 giorni consecutivi di presenza insistita. Leggi le pagelle e trovi un incoraggiante 6.5 perché il ragazzo «si muove con intelligenza e lotta, poi nelle zone decisive i tocchi non sono sempre alla sua altezza. Però la sua è una prova corale di buona sostanza». Prova corale. La Nona di Beethoven, insomma. Al lunedì Tuttosport ribadisce il concetto («Dalla parte di Ronaldo»), con l’opinione di Xavier Jacobelli che profetizza «Cassandre che salteranno sul carro». E su questo siamo più che d’accordo: arriverà il momento in cui CR7, da fuoriclasse assoluto quale resta, si sbloccherà. E, in quel momento, tutti i neo-critici dell’altro ieri torneranno a spellarsi le mani. Questione di tempo, come sapeva benissimo Beethoven.

Cinque precisazioni della critica snob
La coerenza, dicevamo. Tuttosport ha reagito con stizza al nostro articolo su Cristiano Ronaldo vittima della retorica, parlando di «insofferenza di invidiosi e snob». Legittimo da parte loro: si trattava di difendere una linea editoriale. Qualche precisazione, però, è opportuna. Uno: definire affettuosamente «robottino» un droide protocollare di Star Wars non è affatto una bestemmia, se da quando sei bambino ne collezioni modellini. Due: il paragone tra come la stampa spagnola ha trattato Ronaldo e come lo tratta quella italiana è quanto meno forzato, perché in Spagna CR7 ha effettivamente camminato sulle acque. Qui da noi invece, per un’apertura di credito in bianco, ci è bastata l’annunciazione. Tre: il paragone con la Beatlemania è ancora più forzato, perché i Beatles, ai tempi della Beatlemania, avevano gran parte della stampa contro. Ci vollero anni - e capolavori come Sgt. Pepper - perché l’opinione pubblica «istituzionale» cambiasse idea. Quattro: è vero, nella nostra precedente uscita su CR7, abbiamo confuso Vinovo con Villar Perosa e ce ne scusiamo con i lettori. Comprendiamo benissimo che, in determinati contesti, suona come aver confuso Nazareth con Betlemme. Cinque: al contrario di quanto riporta Tuttosport, nella nostra precedente uscita su CR7 parlavamo di aztechi, non di maya. Ma comprendiamo benissimo pure che, per chi è abituato a raccontare la storia dalla parte dei vincitori, questo sia solo un banale dettaglio.

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