L'uomo di Elliott arriverà a dicembre, ma il Milan lo ha già annunciato. Ivan Gazidis saluta l’Arsenal dopo nove anni e assumerà l’incarico di amministratore delegato del club rossonero: «Sono entusiasta di accettare questa nuova sfida e farò tutto ciò che è nelle mie possibilità per riportare il Milan al top. Ho l’opportunità di iniziare contando su un gruppo di giocatori di talento, su colleghi che lavorano con il massimo impegno e sulla forte leadership sportiva di Leonardo, Maldini e Gattuso. Sono grato al presidente Paolo Scaroni, al consiglio di amministrazione del club e alla proprietà per la fiducia che ripongono in me», queste le sue prime parole da dirigente del Milan. Un dirigente che, prima di legare il proprio nome a quello dell'Arsenal, ha messo la propria firma sulla nascita della Major League Soccer negli Stati Uniti.
Nato a Johannesburg, ma trasferitosi in tenera età a Manchester, è stato uno dei fondatori del calcio professionistico a stelle e strisce, divenendo nel 2001 il vice commissario della Mls. Sempre in America, ha svolto il ruolo di supervisore nell’area marketing e business della Mls, lavorando inoltre per la Federcalcio messicana e per la Concacaf relativamente all'organizzazione della Gold Cup.
Sbarca professionalmente in Europa il 1° gennaio 2009, quando entra ufficialmente nell’Arsenal in qualità di Ceo del club
londinese: trova una società capace di fatturare 263 milioni di euro prima del suo ingresso e la lascia con un fatturato superiore
ai 487 milioni. Un rendimento al passo delle
altre big europee, senza particolari picchi, ma che è stato reso possibile nonostante un andamento sportivo non eccellente,
tant'è che da due anni consecutivi l'Arsenal è fuori dalla Champions League. Nell’arricchire le casse dei Gunners hanno avuto
chiaramente un ruolo decisivo i soldi della Premier League per la ripartizione dei proventi televisivi, ma nell'era Gazidis,
per così definirla, i londinesi hanno registrato una crescita costante anche nelle altre tipologie di ricavi. A partire dalla
sponsorizzazione con Emirates, che dà il proprio nome anche allo stadio dell'Arsenal e che è main sponsor anche del Milan.
Nel 2009, il colosso emiratino versava solo 5,5 milioni di sterline nel club inglese, cifra aumentata fino agli attuali 40
milioni previsti proprio a
partire da questa stagione. Solo le due di Manchester hanno accordi più remunerativi in Premier League per quanto riguarda
il main sponsor e sono sempre United e City le uniche davanti all’Arsenal per ciò che riguarda l’aumento dei ricavi nel periodo
in cui Gazidis ha comandato le operazioni in quel di Londra. Sempre per quanto riguarda le sponsorizzazioni, infine, è sotto
Gazidis che l'Arsenal sigla l'accordo da dieci milioni di sterline annui con l'ente turistico del Ruanda (sponsor di manica
dei Gunners) oltre a quello con Puma da 40 milioni annui. Cifre che, al momento, il Milan non raggiunge nemmeno cumulando
i proventi da kit supplier e main sponsor: Puma versa nelle casse rossonere una base di 15 milioni a stagioni, stessa cifra
messa a bilancio dal Milan nel 2016 per ciò che riguarda Emirates. Questa è la base da cui ripartire per Gazidis, che all'Arsenal
non avrà certo fatto miracoli, ma è riuscito a tenere il passo dei colossi europei mantenendo il club tra i primi dieci per
fatturato nel vecchio continente, a dispetto di stagioni sportivamente non eccelse.
Al Milan troverà una situazione ben diversa, ma il presidente Paolo Scaroni è fiducioso sull'operato del dirigente sudafricano: «Sin dall'avvio del nostro progetto di rifondazione del club, la ricerca dell'amministratore delegato è stato una priorità su cui abbiamo operato con attenzione per arrivare alla migliore scelta possibile. Ivan Gazidis porterà al Milan uno straordinario contributo di competenza ed esperienza nell'industria del calcio. Ha avuto un ruolo importante nello sviluppo del calcio professionistico negli Usa e ha portato l’Arsenal ai vertici del calcio europeo. Siamo certi che realizzerà questa crescita virtuosa anche al Milan. Disponiamo ora degli elementi fondamentali per tornare al successo, per il quale sappiamo ci vuole tempo, impegno e perseveranza».
© Riproduzione riservata