Dal ponte di Verrazzano a Central Park, 42 chilometri e 195 metri a spasso per la Grande Mela. La Maratona di New York è la corsa più famosa del mondo, la competizione su strada con più classificati (50.773 nel 2017) e un giro d'affari da capogiro: ricavi stimati in 80 milioni di dollari, costi operativi per la metà e un impatto economico sulla città calcolato in 415 milioni di dollari. Quella che scatterà oggi alle 15.50 italiane non è solo una manifestazione agonistica, ma la riproposizione per la 48esima volta del rodato connubio tra sport e economia.
A organizzare l'evento è il New York Road Runners, ad alimentare il circolo mediatico evidentemente sono i più forti maratoneti in circolazione, a ingrossare le casse sono decine di migliaia di podisti, il cui obiettivo sarà tagliare il traguardo entro il tempo massimo di otto ore. Nel 1970 i partecipanti furono 127 (di cui una sola donna), oggi sulla linea di partenza saranno più di 51mila, provenienti dai cinque continenti, con un buon 40% di donne e spazio pure ad atleti in carrozzina e su handbike. Dopo gli statunitensi (27.815 nel 2017) il contingente più folto è proprio quello italiano (2.881 i classificati di dodici mesi fa), seguito dal battaglione francese (2.640 l’anno passato). Delle sei maratone inserite nel circuito Majors, New York è la più affollata, distanziando Chicago (44mila partecipanti), Londra (39mila), Berlino (35mila), Tokyo (33mila) e Boston (26mila). Numeri imparagonabili con le 42 chilometri italiane: nel 2017 a Roma hanno tagliato il traguardo in 13mila, a Firenze in 8mila, a Venezia poco meno di 6mila (oggi la Turin Marathon, avrà in partenza 1.500 iscritti). Mentre lungo lo Stivale le città si fanno concorrenza – le maratone di Roma e di Milano si corrono lo stesso giorno – a New York la corsa si è trasformata in un business.
La voce principale del giro d’affari sono le quote di iscrizione. Se in Italia bastano 30 euro per correre quasi ovunque, a New York solo il pettorale costa 358 dollari, spesa destinata però a crescere in quasi 8 casi su 10. Per acciuffare un numero di partenza al costo base occorre infatti avere molta fortuna. Ogni anno tra metà gennaio e metà febbraio è possibile iscriversi (pagando 11 dollari, non rimborsabili) sul sito Internet dell’evento e partecipare al sorteggio di fine febbraio. Se si rientra tra i 16mila fortunati estratti a sorte (le richieste sfiorano ogni anno quota 100mila), la propria carta di credito viene addebita della spesa per il pettorale, recapitato poi a casa.
A coloro che non sono baciati dalla dea bendata, per correre nella Grande Mela non resta che affidarsi a un intermediario riconosciuto dal comitato. Gli italiani sono cinque: Asd For, Bor2Run, Effetto Srl, Ovunque Running, Rosa & Associati e Terramia. Ciascuno svolge il ruolo di agenzia di viaggi, proponendo un pacchetto assortito, che oltre al fatidico pettorale comprende il volo e il pernottamento in albergo. I costi sono variabili: dai 1000 euro per una notte in ostello eai 1700 per cinque notti in hotel. Molti dei pacchetti comprendono la guida di un ex campione italiano: da Orlando Pizzolato (trionfatore a New York nel 1984 e nel 1985) a Gianni Poli (vincitore nel 1986) fino a Franca Fiacconi, prima donna nel 1998.
La manifestazione ha un’audience di due milioni di persone lungo il percorso e centinaia di milioni di contatti in streaming o in tv. Giustificata quindi la fame degli investitori commerciali. Dal 2003 al 2013 il title sponsor della New York City Marathon è stato ING, mentre nel 2014 è subentrato il colosso indiano dell’Information Technology, Tata Consultancy Services (TCS), che si è assicurato per otto anni il diritto sul nome della rassegna, sborsando 100 milioni di dollari. Ingenti sono anche i costi di allestimento dello show. Solo per la sicurezza si spendono tre milioni all'anno, mentre il montepremi ammonta a 825mila dollari, con un assegno da 100mila dollari per i due vincitori.
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