La conferenza internazionale sulla Libia, oggi e domani in una Palermo blindatissima, è il risultato di un faticoso lavorio diplomatico promosso dall’Italia. Un pressing a tutto campo, sui principali player geopolitici e sui protagonisti libici della partita che si gioca nel paese del Nord Africa, che ha coinvolto gran parte del governo: dal premier Conte al ministro degli Affari esteri Moavero Milanesi; dal responsabile del Viminale Matteo Salvini al ministro della Difesa Elisabetta Trenta.
L’agenda di lunedì 12 prevede una cena di lavoro. Domani, martedì 13 novembre, dopo la “foto di famiglia”, si aprirà la sessione plenaria dei capi delegazione. I lavori si concluderanno in tarda mattinata. A conclusione ci sarà una conferenza stampa del presidente del Consiglio.
Alla fine, paradossalmente quella Francia che con mosse più o meno concordate ha cercato di assumere l’iniziativa del processo di stabilizzazione della Libia, sarà l’unico Paese occidentale a portare a Palermo un esponente di peso, il ministro degli Esteri Jean-Yves Le Drian. Alla due giorni siciliana non ci saranno Trump, Putin (al suo posto il premier Medveded) ; dopo un sì di massima la cancelliera tedesca Merkel ha fatto un passo indietro. Dagli Stati Uniti è atteso il consigliere speciale del Dipartimento di Stato per il Medioriente, David Satterfield. Ci saranno il premier russo Medvedev e il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi. Il presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk e l’Alto rappresentante europeo per gli Affari esteri, Federica Mogherini rappresenteranno l’Unione europea. In tutto le delegazioni presenti al summit saranno 38. Al tavolo sulla Libia parteciperanno anche rappresentanti di Lega Araba, Fmi e Banca Mondiale.
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Quando ai principali player libici, la presenza del feldmaresciallo Haftar è stata confermata “in zona Cesarini”, a pochi minuti dalla cena di apertura della manifestazione. Nel tardo pomeriggio di lunedì è stato segnalato in volo verso Palermo. L’Esercito nazionale libico, che è sotto il suo comando, fa capo al Parlamento di Tobruk, contropotere in Cirenaica del Governo di accordo nazionale, di stanza a Tripoli, presieduto da Fayez al-Sarraj. La mancata presenza di Haftar avrebbe gioco forza ridimensionato le ambizioni del summit siciliano.
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Il vertice di Macron e l’opportunità di riprendere l’iniziativa diplomatica sull’iter di stabilizzazione
Il percorso verso la conferenza internazionale sulla Libia ha registrato due accelerazioni. La prima nei giorni immediatamente successivi al vertice di Parigi del 29 maggio quando, su invito del presidente francese Macron, si siedono allo stesso tavolo i quattro principali protagonisti del processo
di stabilizzazione del paese: il primo ministro Fayez al-Sarraj, Haftar, il presidente della Camera dei rappresentanti di
Tobruk Aquila Salah Issa e quello del Consiglio di Stato di Tripoli, Khaled al-Mishri, esponente della Fratellanza Musulmana.
Di fronte a un’iniziativa promossa in maniera in gran parte unilaterale dall’Eliseo, l’Italia decide di recuperare una posizione
di leadership delle iniziative promosse sotto l’ombrello delle Nazioni Unite.
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Il viaggio negli Usa del premier e l’endorsement di Trump a favore dell’Italia
La seconda accelerazione è datata 31 luglio, quando il presidente del Consiglio Giuseppe Conte viene ricevuto alla Casa Bianca con una calorosa stretta di mano da Donald Trump. In occasione di quella visita, il capo del governo M5s-Lega incassa l’appoggio del presidente Usa alla Conferenza sulla Libia che si sarebbe tenuta in Italia (oltre a Palermo gira il nome di Sciacca), come aveva annunciato lo stesso Conte un mese prima
in occasione del vertice Nato di Bruxelles. In occasione del viaggio negli Usa del capo del governo giallo verde arriva anche
il semaforo verde del tycoon a una “cabina di regia permanente” tra Usa e Italia per il Mediterraneo in chiave di lotta al
terrorismo, maggiore sicurezza, immigrazione e soprattutto Libia. Con questa cabina di regia - da attuarsi attraverso i reciproci
ministeri degli Esteri e della Difesa - l’Italia assumerebbe un ruolo di punto di riferimento, in Europa, per la Libia e di
interlocutore privilegiato con gli Usa.
Haftar contro l’Ambasciatore d’Italia in Libia: è persona non gradita
Il 13 agosto, in un’intervista al Libya’s Channel, l’Ambasciatore d’Italia in Libia Giuseppe Perrone afferma che il Paese del Nord Africa ha bisogno di tempo per andare al
voto, in quando ad oggi non ci sono le condizioni per garantire lo svolgimento democratico delle elezioni. L’intervista viene
duramente criticata da Haftar, che considera le parole del diplomatico un’ingerenza negli affari interni della Libia, paese
sovrano. Il comandante dell’Esercito nazionale libico ritiene l’ambasciatore italiano «non più gradito alla maggioranza dei
cittadini libici». Nei giorni successivi Perrone torna in Italia. Ad oggi non ha ancora fatto ritorno a Tripoli.
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Lo stop del Consiglio di sicurezza Onu alle elezioni a dicembre
Un mese dopo, il 13 settembre il Consiglio di sicurezza dell’Onu boccia l’ipotesi di tenere elezioni nel paese del Nord Africa
il 10 dicembre, come invece chiede la Francia. L’Italia legge la decisione dell’organo decisionale delle Nazioni Unite come
un assist alla sua strategia, che prevede una stabilizzazione del paese sulla base di una road map graduale, evitando fughe
in avanti che possano creare ulteriore caos in una situazione già di per sé fragile.
Al via l'Assemblea Onu, si cerca soluzione per Libia
Martedì 25 settembre si aprono i lavori della 73/ma Assemblea generale delle Nazioni Unite. Tra i temi sul tavolo, l’esplosiva
situazione in Libia. Forte del buon rapporto con Trump, che si è manifestato in occasione della visita del luglio precedente,
in occasione del pranzo dei capi di stato e di governo offerto dal segretario generale Onu Guterres il presidente del Consiglio
invita personalmente il presidente Usa alla conferenza internazionale sulla Libia. Più in generale, a New York il governo
giallo verde cerca di ottenere il sostegno Usa al vertice, in un momento in cui la Francia si sta muovendo per promuovere
un’alternativa al progetto italiano.
Moavero: il vertice sarà a Palermo
Martedì 2 ottobre. Il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi in un’informativa al Senato annuncia che la conferenza internazionale
sulla Libia si sarebbe svolta a Palermo il 12 e 13 novembre. «Il programma - spiega in quella occasione - è di tenere una
conferenza per la Libia per facilitare il processo in corso. La terremo nei giorni 12-13 novembre, con una giornata incentrata
sugli interlocutori libici e una alla presenza dei membri della comunità internazionale. Si terrà a Palermo, importante città
italiana e vicina allo scenario libico». L’obiettivo della due giorni, aggiunge Moavero in quella circostanza, sarà favorire
il dialogo tra le parti, con tutto il sostegno internazionale possibile, ma rispettando l’autonomia dei libici. Il responsabile
della Farnesina parla anche della posizione degli Stati Uniti. «Teniamo molto al rapporto con gli Usa - afferma - e abbiamo
constatato, dopo i colloqui tra il presidente del Consiglio Conte ed il presidente Trump a margine dell’assemblea generale
Onu, che esiste una volontà americana di appoggiare l’azione italiana nello scenario libico e nel Mediterraneo».
Bilaterale Conte-Merkel. La cancelliera annuncia che sarà a Palermo
Mercoledì 17 ottobre. L’Italia continua a tessere la sua tela diplomatica in vista della delicata Conferenza sulla stabilizzazione
della Libia. Lanciati gli inviti alle cancellerie per l’appuntamento del 12 e 13 novembre a Palermo - con il premier Giuseppe
Conte che approfitta del vertice europeo per contattare gli alleati di persona - comincia a definirsi la lista, e soprattutto
il livello, dei partecipanti. Nei giorni precedenti l’intera Unione europea si è impegnata a lavorare unita e ad appoggiare
l’iniziativa italiana, ma gli occhi restano puntati sui principali attori. Al termine del bilaterale tra Conte e Merkel a
Bruxelles, la cancelliera tedesca assicura che a Palermo ci sarebbe stata.
Putin: appoggio agli sforzi italiani per regolare la crisi nel paese
Mercoledì 24 ottobre. Conte vola a Mosca per incontrare Putin. «Non so se parteciperò personalmente alla conferenza di Palermo
sulla Libia - confida il presidente della Federazione russa, nella conferenza stampa al termine del vertice -, ma la Russia
sarà rappresentata a livello abbastanza alto. Appoggiamo tutti gli sforzi dell’Italia per regolare la crisi in Libia». Putin
aggiunge che l’approccio russo a questo dossier «coincide pienamente con quello italiano, in quanto riteniamo che tutti i
problemi in Libia devono essere risolti dal popolo libico stesso».
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Conte vede Serraj: il capo del governo di Tripoli conferma che sarà a Palermo
Venerdì 26 ottobre. Il capo del governo italiano vede a Palazzo Chigi Serraj e l’inviato dell’Onu Ghassan Salamé. Il faccia
a faccia con il Presidente del Consiglio Presidenziale del Governo di Accordo Nazionale della Libia dura oltre due ore. Conte
e Serraj si trovano d’accordo sul fatto che la crisi libica si debba risolvere seguendo le tappe del piano d’azione delle
Nazioni Unite, che prevede soprattutto la fine della violenza e il consolidamento delle istituzioni, come condizioni per elezioni
in sicurezza e pienamente democratiche. Al culmine di un processo che deve essere gestito dal popolo libico, senza imposizioni
dall’esterno. Serraj conferma che sarà in Sicilia. Haftar, invece, non ha ancora dato luce verde, anche se più volte ha dichiarato
di voler partecipare.
Conte incontra Haftar: il maresciallo sarà a Palermo
Domenica, 28 ottobre. Nella tarda serata Conte incontra a Palazzo Chigi Haftar. Il maresciallo conferma la sua partecipazione
a Palermo, assicurando disponibilità ad un confronto che si auspica costruttivo e che rappresenti la premessa di un reale
processo di unificazione in linea con le perduranti aspettative del popolo libico. Il giorno dopo, il comandante del Libyan
National Army vede alla Farnesina Moavero. È il secondo faccia a faccia tra i due dopo quello a Bengasi, il 10 settembre.
La nuova road map per la Libia
Giovedì 8 novembre. Il conto alla rovescia per l’apertura della manifestazione è iniziato e il cerchio si stringe. L’inviato
delle Nazioni Unite nel paese nordafricano, Ghassan Salamé, presenta al Consiglio di Sicurezza Onu in videoconferenza da Tripoli
il piano di azione in vista del vertice italiano. La road map prevede la convocazione nelle prime settimane di gennaio di
una nuova conferenza, che dovrà fissare la data delle elezioni per il nuovo parlamento, che sostituirà quello di Tobruk e
l’Alto Consiglio di Stato di Tripoli. Il nuovo Parlamento dovrà emendare la Costituzione vigente e al contempo lavorare su
una legge elettorale in vista delle presidenziali, anche se in termini di tempo non si sa quanto questa fase potrebbe richiedere.
Nell’ipotesi migliore si parla dell’inizio del 2020. Salamé annuncia che durante le discussioni sul piano al vertice in Sicilia
si cercherà di costruire il massimo consenso possibile da parte dei partner internazionali ma anche il massimo consenso da
parte dei quattro principali attori libici invitati a Palermo: Sarraj, Haftar, Aguila Sale e Al-Mishri.
Il passo indietro di Merkel: in Sicilia il ministro degli Esteri Annen
Lo stesso giorno, Merkel fa un passo indietro, e comunica che a Palermo non ci sarà, nonostante il 17 ottobre avesse assicurato
al premier la sua presenza. Al suo posto interverrà il ministro di Stato agli Esteri Niels Annen. Il giorno dopo, venerdì
9 novembre, arriva il sì dell’Alto rappresentante Ue Federica Mogherini. Mosca cala le sue carte: a rappresentare la Russia
saranno il premier Dimitri Medvedev e Mikhail Bogdanov, vice ministro degli Esteri e inviato speciale in Medio Oriente del
presidente Vladimir Putin. Il ministro degli Esteri, Jean-Yves Le Drian, rappresenterà invece la Francia.
L’incognita della presenza del presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi
Più si avvicina l’apertura del vertice, più aumenta il pressing diplomatico dell’Italia per fare in modo che alla conferenza
partecipano gli attori principali. Non solo quelli libici, ma anche quelli che, nell’ambito della comunità internazionale,
rivestono un ruolo strategico, più o meno direttamente, su quell’area. Il 10 novembre Conte parla al telefono con il presidente
egiziano Abdel Fattah al Sisi, uno dei protagonisti della regione più attesi a Palermo, soprattutto per la sua posizione a
sostegno della parte di Haftar. Sisi conferma al premier il suo sostegno per «tutti gli sforzi in favore di una soluzione
politica della crisi», riferisce la presidenza egiziana in una nota.
L’assist di Parigi a Roma: sostenere la conferenza di Palermo
Il 10 novembre arriva l’assist di Parigi a Roma: fonti diplomatiche francesi spiegano che «se i libici percepissero la disunione
della comunità internazionale, sarebbe la cosa peggiore». Per questo motivo, «quando uno stretto partner come l’Italia, che
è in prima linea, prende un’iniziativa, bisogna aiutarlo».
La presenza di Haftar incerta fino all’ultimo
Per l’Italia è una sponda importante, ma nuove ombre si affacciano sul summit siciliano: la presenza di Haftar rimane in forse
fino all’ultimo. Poi, alle 18.43 di lunedì 12 novembre, l’agenzia Ansa segnala che è in volo verso Palermo. E il vertice voluto
dall’Italia assume un nuovo volto.
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