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Manovra, Tria: la procedura Ue impone forte responsabilità e…

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comunicazioni in senato

Manovra, Tria: la procedura Ue impone forte responsabilità e un’operazione verità sui conti

Se confermata dall'Ecofin l'opinione della Commissione europea sulla manovra italiana «apre alla prospettiva di procedura infrazione sul debito, una prospettiva che pone il governo e il Parlamento sovrano di fronte alla necessità di assumere una decisione di forte responsabilità e di attuare una operazione di verità». Così il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, parlando della legge di bilancio in Senato dopo la bocciatura da parte dell’Ue.

«Stiamo attentamente valutando, man mano che va avanti il disegno delle misure fondamentali, i loro costi effettivi, se si possano cioè trovare gli spazi finanziari per migliorare l'equilibrio tra la crescita e il consolidamento dei conti pubblici». In questa direzione, secondo il ministro, «il dialogo con l'Ue può trovare spazi nuovi». Il tutto dentro una cornice che esclude scenari conflittuali o ancora piani alternativi («vogliamo chiarire ai nostri interlocutori in Europa che il nostro obiettivo è affrontare i problemi concreti non fare un affronto all'Europa o organizzare l'uscita dall'euro»).

Tria riepiloga i passaggi che hanno portato alla situazione attuale. Quanto eccepito in sede Ue «consiste nella modifica dei fattori rilevanti analizzati dalla Commissione stessa nel maggio 2018 quando decise di non sanzionare il non raggiungimento da parte dell'Italia dell'obiettivo raccomandato di riduzione del debito. La decisione di non sanzionare l'Italia fu presa in base al profilo di aggiustamento strutturale proposto dal precedente governo per il triennio 2019-2021, profilo chiaramente poco realizzabile e sorretto da clausole di salvaguardia fiscale crescenti nel tempo, ancora più non sostenibile in una fase rallentamento dell'economia». Il governo precedente, dice ancora Tria, «si era impegnato con la Commissione ad un percorso di aggiustamento prescindendo dal realismo del suo conseguimento. Il nostro bilancio programmatico ha deviato quindi perché non poteva confermare quell'impegno e la Commissione ha rilevato che cadevano i presupposti della sua decisione di accettare come non deviante il livello del debito riscontrato per il 2017».

Ma ora Bruxelles attende con ansietà le determinazioni dell’esecutivo sul come, attraverso quali modalità specifiche, la politica economica verrà rivista per scongiurare misure punitive altrimenti scontate. La stima sulla crescita nel 2019 (1,5%) viene ritenuta ancora metodologicamente corretta a dispetto di quelle divergenti di tutti gli istituti di previsione. Tuttavia «dobbiamo tenere conto dell'incerto contesto economico in cui ci troviamo e dell'alto livello dello spread» e per questo si deve puntare «da una parte a rafforzare le misure di rilancio dell'economia e dall'altro ad una maggiore prudenza di spesa». Un «dilemma» che richiede «un serio bilanciamento delle politiche». Perché a ciò, come detto, si aggiunge la necessità di «non divergere dalle regole europee» che avrebbe ulteriori «effetti negativi sulla crescita e sulla politica espansiva, facendo aumentare il costo di finanziamento del debito».

GUARDA IL VIDEO - Lettera Ue all'Italia: deviazione senza precedenti

In ogni caso il Parlamento rimane il luogo istituzionale dove i miglioramenti alla proposta del governo possono essere realizzati e approvati. «Il mio sincero auspicio è che, guardando ai fatti senza drammatizzazioni ma con lucidità, potremmo tutti insieme giungere ad una soluzione ottimale. Lo faremo senza rinunciare alle nostre priorità».

Nell’intervento a Palazzo Madama Tria dà spazio anche alla difesa dalle critiche venute intanto dalle opposizioni. «Non è nostra intenzione parlare di responsabilità del passato e ho ricordato che si tratta della nostra storia comune, anche se il dibattito domestico non ci consente di accettare la morale in tema di politica e crescita». Il riferimento è al fatto che negli ultimi anni si sia avuto «un aumento della spesa corrente per finanziarie stagione dei tanti bonus con oneri che continuano a pesare su nostro bilancio».

«Non si tratta qui di attribuire responsabilità a chi ci ha preceduto nella responsabilità di governo perché di fronte alla Commissione c'è lo Stato italiano rappresentato dal governo pro tempore, che quindi è tenuto a farsi carico di tutta la nostra storia», precisa il ministro. «Ciò non toglie che dobbiamo chiederci per quale motivo oggi ci dobbiamo far carico di una situazione della finanza pubblica che ci pone in oggettiva difficoltà. Non dimentichiamo che l'Italia ha beneficiato del Qe che ha portato ad un risparmio per spesa in interessi a 35 miliardi di euro miliardi euro e che non si è riflesso in una discesa del debito e solo limitatamente in un contenimento del deficit. Dal 2014 abbiamo invece avuto un aumento della spesa corrente per assorbire questo beneficio e finanziarie la stagione dei tanti bonus con oneri che continuano a pesare sul nostro bilancio. Continua la caduta investimenti della Pa, ed è costantemente diminuita la capacità di progettazione. Tutto questo ha portato l'Italia a una situazione di consolidato ritardo della crescita che non ha consentito di ridurre il peso debito pubblico sulla nostra economia».

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