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Dossier A qualcuno piace… “oscuro”, il rum

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    Dossier | N. 47 articoliSpirits

    A qualcuno piace… “oscuro”, il rum

    La storia della famiglia Bacardí (in Italia non lo fa nessuno, ma la pronuncia corretta è con l'accento finale) ha il sapore dell'epopea. Un'epopea che è stata rivissuta in una serata al milanese Dhole presente Toten Comas nelle cui vene scorre il sangue di don Facundo Bacardí, l'emigrante spagnolo che sbarcò a Cuba e costruì un vero e proprio impero superando terremoti, epidemie e sopravvivendo perfino alla rivoluzione castrista che eliminò, il primo gennaio 1959, il regime di Batista. I Bacardí sopravvissero spostando la produzione a Portorico e, mattone dopo mattone, divennero praticamente il sinonimo di rum. Prima negli Stati Uniti, da sempre il mercato di riferimento del brand, e poi in tutto il mondo.

    «I Bacardí sono ancora una famiglia coinvolta nella conduzione dell'azienda», ha spiegato Toten Comas che ha lavorato per trent'anni come Maestro de Ron, «ma da quando don Facundo ha fondato l'azienda, nel 1862, le generazioni si sono succedute e non è automatico oggi che tutti lavorino in Bacardí. Chi ne ha le capacità trova le porte aperte, ma quando oggi parliamo di “famiglia Bacardí” intendiamo soprattutto coloro che, sangue o non sangue, fanno parte della società».

    Due rum oscuri
    Società che, con l'acquisizione dell'italiana e altrettanto storica Martini & Rossi nel 1993, è diventata di fatto uno dei maggiori player mondiali nel campo dei distillati e liquori. Pur tuttavia con la crescita e l'ampliamento della gamma, quello del rum è rimasto l'affetto principale. Rinnovato con il battesimo di due nuovi prodotti immessi anche nel mercato italiano. Entrambi sono dei “dark rum” ovvero rum scuri, o “oscuri”, che continuano a mantenere ben saldo, ormai da anni, il loro appeal presso barman e consumatori.

    Il primo è l'Añejo Cuatro, un rum invecchiato quattro anni in botti di rovere americano e nel clima dei tropici. Morbido e abbastanza complesso è decisamente pensato per la miscelazione, in special modo quella Tiki, ma anche semplicemente “allungato” con ginger ale, succo di lime e qualche goccia di angostura. Più impegnativo, ma anche lungamente atteso, il Reserva 8 nato inizialmente come “riserva di famiglia” per speciali occasioni e oggi invece alla portata di tutti gli appassionati. Si tratta di un blend di rum diversi con un invecchiamento minimo di otto anni e al palato risulta più sontuoso e profondo, con note speziate e di frutta secca, rispetto al Cuatro. Tanto che sostiene da solo senza problemi il bicchiere e lo si può centellinare a fine serata oppure, miscelato con chinotto, lime e menta fresca. Con questo ricetta il rum acquista una insospettabile fragranza quasi da aperitivo.

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