Una selezione di dati aggiornati che ogni anno si traduce in una graduatoria su base provinciale capace di raccontare l'Italia, i suoi fiori all'occhiello e i suoi punti deboli. La scelta dei 42 parametri che compongono la Qualità della vita è un momento cruciale: la raccolta degli indicatori su cui misurare le performance delle città italiane è fondamentale per definire l'inquadratura con la quale scattare la fotografia.
•Guarda tutte le classifiche interattive @lab24: dal 2018 fino al 1999.
La raccolta dei dati
I dati che quest'anno hanno premiato Milano, prima nella classifica finale, sono stati raccolti durante tutto il 2018. A partire
dal bilancio demografico dell'Istat che viene pubblicato verso giugno. Oppure le statistiche sulla diffusione degli spettacoli
e la spesa in cultura che ogni anno vengono rilasciate dall'Osservatorio annuale della Siae. Fonti accreditate, dati consolidati,
elaborazioni fatte ad hoc da istituti di ricerca come Tagliacarne o Prometeia, consentono alla classifica di vantare un ricco database ormai da diversi anni. Alcuni parametri che confluiscono nell'indagine vengono anche approfonditi con inchieste mirate durante l'anno: ad esempio
a ottobre è stato stilato l'indice della Criminalità 2018 , con i dati del dipartimento di Pubblica sicurezza del ministero dell'Interno; l'indice di sportività , elaborato dal gruppo Clas-Pts, esce ad agosto; l'Ecosistema urbano di Legambiente i primi di novembre .
Nota metodologica
Una volta raccolti tutti i dati aggiornati al 31 dicembre 2017, se non – in alcuni casi - addirittura più recenti, si procede
con l'elaborazione. Ogni anno vengono selezionati 42 indicatori dal database raccolto capaci di raccontare il benessere sul
territorio: le relative 42 classifiche vengono suddivise in sei macro-aree tematiche (ciascuna, quindi, con sette indicatori):
«Ricchezza e consumi»; «Affari e lavoro»; «Ambiente e servizi»; «Demografia e società»; «Giustizia e sicurezza»; «Cultura
e tempo libero». In seguito, per ciascuna graduatoria, mille punti vengono dati alla provincia con il valore migliore e il
punteggio per le altre città scende in funzione della distanza rispetto alla prima classificata (fatta salva la necessità
di attribuire un punteggio d'ufficio per isolare fenomeni anomali). Così, per ognuna delle sei macro-categorie si individua
un primato di tappa, risultato delle performance dei sette indicatori tematici, ciascuno pesato in modo uguale all'altro.
Infine, si arriva alla classifica finale costruita sulla media aritmetica semplice dei sei punteggi parziali.
Le novità dell'anno
Ogni anno la selezione degli indicatori riserva delle novità: sono 14 i parametri rinnovati nel 2018, da un lato per adeguare
l'indagine ai cambiamenti in atto nella società e nell'economia del nostro Paese, dall'altro per riuscire raccontare differenti
approcci alla vivibilità adottati nelle nostre città; in alcuni casi anche a causa del mancato aggiornamento di alcune banche
dati. Ad esempio, quest'anno è stata introdotta la Spesa in viaggi per misurare la «Ricchezza» ed è “tornato” anche l'indice
dei prezzi di vendita delle case. In ambito «Giustizia e sicurezza», invece, hanno debuttato il numero di delitti legati agli
stupefacenti ogni 100mila abitanti, in netto aumento negli ultimi anni su scala nazionale (+10% nel 2017 su base annua), l'indice
di litigiosità dei tribunali (numero di nuove cause civili iscritte, in rapporto alla popolazione) e la durata media dei processi.
In «Ambiente e servizi» entrano in scena l'iCityrate sulle smart city elaborato dal Forum Pa, la speranza di vita media e
l'indice di escursione climatica. I servizi bancari sono stati presi in considerazione quest'anno attraverso il numero di
contratti di home banking attivati, e non più tramite il numero “fisico” di Atm, bancomat e pos, nell'intento di riflettere
la progressiva “digitalizzazione” della clientela. In «Cultura e tempo libero» sono state introdotte la permanenza media dei
turisti e la spesa al botteghino.
Le province «mancanti»
Per le province di più recente costituzione, come Sud Sardegna nata con la legge regionale 2 del 4 febbraio 2016, i dati statistici
indisponibili sono stati ricavati - nella maggior parte dei casi - tramite elaborazioni dell'ufficio studi e analisi del Sole
24 Ore. Laddove impossibile, sono stati attribuiti gli stessi valori, punteggi e ranking della provincia di origine. Ad esempio,
per 15 parametri è stato deciso di attribuire a Sud Sardegna il medesimo dato di Cagliari. Questo accade soprattutto nella
sezione «Giustizia e sicurezza» dove i dati presi in considerazione (relativi al contenzioso civile nei tribunali e alle denunce
di reato) si riferiscono al territorio più ampio della vecchia provincia di Cagliari, che includeva la quasi totalità del
nuovo territorio.
In conclusione quest'anno si è passati dalle 110 province prese in considerazione nel 2017 alle 107 attuali: le quattro sarde
istituite con la riforma del 2001 (Carbonia Iglesias, Medio Campidano, Ogliastra, Olbia-Tempio) hanno lasciato il posto a
Sud Sardegna, riconosciuta a partire da quest'anno anche dall'Istat e da altre fonti istituzionali.
© Riproduzione riservata