Più del nodo migranti, che in queste ore tiene banco con il braccio di ferro infinito tra le cancellerie europee e Bruxelles su chi deve accogliere le 49 persone oramai allo stremo a bordo delle navi delle ong Sea Watch e Sea Eye a poche miglia dal porto di Malta, il “convitato di pietra” che si siederà al tavolo dell’incontro tra Matteo Salvini e Jaroslaw Kaczyński, domani a Varsavia, ha il volto di Vladimir Putin, presidente della Federazione russa.
Il faccia a faccia tra il leader leghista e il leader del partito polacco Legge e Giustizia (PiS), gemello di Lech Kaczyński, l’ex presidente della Repubblica di Polonia che nove anni fa ha perso la vita in un incidente aereo a bordo di un Tupolev Tu-154 di fabbricazione russa nei pressi dell’aeroporto di Smolensk, ha l’obiettivo di lanciare il gruppo sovranista, che - nei piani di Salvini - dovrebbe lanciare un’opa al parlamento europeo in occasione delle elezioni del 26 maggio.
Le simpatie di Salvini verso la Russia di Putin non piacciono a Varsavia
Il problema è che Salvini in più di un’occasione ha espresso dichiarazioni di sostegno e di apprezzamento nei confronti della
Russia. Proprio quella Russia che i polacchi, invece, temono, innanzitutto per ragioni storiche. A partire dalle decurtazioni
subite dalla Confederazione Polacco Lituana a fine Settecento ad opera dell’Impero russo (ma non solo), per passare dalla
sottoscrizione del Patto Molotov-Ribbentrop del 1939, che di fatto sancì la spartizione della torta polacca tra la Germania
nazista e l’Unione sovietica.
I polacchi non hanno dimenticato il massacro di Katyn
La ferita che ancora oggi sanguina nei polacchi, a quasi 80 anni di distanza, è l’eccidio di Katyn, quando i russi, su ordine
di Stalin, massacrarono in quella foresta quasi 22mila tra ufficiali polacchi prigionieri di guerra e civili. Con questi precedenti
storici, chi si è detto in più di un’occasione amico di Mosca potrebbe nella migliore delle ipotesi incappare in un certo
scetticismo da parte del leader della destra polacca; nella peggiore in una posizione poco funzionale al raggiungimento di
un accordo. Salvini vuole portare la Lega oltre l’Efn, l’Europa delle Nazioni e della Libertà, il gruppo del Parlamento europeo
di estrema destra, composto dai partiti euroscettici, tra cui appunto il Carroccio. Da parte sua, Kaczyński ha un’esigenza
analoga: quella di affrancarsi dall’Ecr, il gruppo di Strasburgo dei Conservatori e dei riformisti europei, terzo gruppo parlamentare
dopo quello del Partito popolare europeo e dell’Alleanza progressista dei socialisti e dei democratici. Per Salvini creare
un rapporto con il polacco è un’operazione che negli ultimi mesi ha assunto un peso strategico, considerato che quelli che
considerava i suoi interlocutori naturali, il premier ungherese Viktor Orbàn e quello austriaco Sebastian Kurz hanno preso
posizioni poco o per nulla conformi a quelle del ministro dell’Interno, soprattutto in materia di gestione e redistribuzione
dei migranti.
Ferrari (Ca’ Foscari): tra polacchi e russi c’è un solco storico
«L’ostilità tra Russia e Polonia - sottolinea Aldo Ferrari, direttore delle ricerche su Russia e Asia centrale per l’Ispi
e docente di Storia della cultura russa presso l’università di Ca’ Foscari - ha radici antiche. Sono secoli di rivalità.
Per i russi, l’invasione polacca della Russia nel 1612, quando i polacchi quasi sono riusciti a eleggere uno zar cattolico,
è un episodio indimenticabile. Per i polacchi è invece indimenticabile il lungo periodo di umiliante inserimento nell’impero
zarista, che è durato dal 1795 al 1917. Questi paesi hanno avuto una lunga rivalità religiosa: i polacchi sono cattolici;
i russi ortodossi. Ci sono stati contrasti importanti. C’è proprio un solco storico, secolare, che va al di là degli eventi
novecenteschi. Anche dopo Katyn - continua Ferrari -, a mio giudizio il fatto che la Polonia sia stata inserita dopo la seconda
guerra mondiale nel blocco comunista a guida di Mosca, anche questo conta tanto. I polacchi temono i russi». Nonostante i
rapporti che hanno avuto con i tedeschi in passato, il risentimento è maggiore nei confronti dei russi: «Molto più rispetto
ai tedeschi - conferma Ferrari -: con i tedeschi i polacchi hanno comunque trovato un modus vivendi, soprattutto dopo il crollo
del comunismo. Non ci sono reali contenziosi aperti. Con i russi invece è qualcosa di più profondo, viscerale. Una ostilità
reciproca di cui si nutre molto la politica polacca. I polacchi possono essere più o meno anti russi, ma difficilmente si
troverà un polacco filo russo. È quasi impossibile». E i russi, come vedono i polacchi? «Non sono ossessionati dai polacchi
come questi ultimi sono ossessionati dai russi», risponde l’esperto. «I russi guardano un po’ i polacchi dall’alto in basso.
Non si sentono minacciati da loro. Va comunque detto - conclude il docente della Ca’ Foscari - che la Russia non ama la Polonia
e i paesi baltici perché si sono fatti capofila delle politiche anti russe dell’Unione europea e della Nato».
Guida (Roma Tre): tanti bassi nelle relazioni, ma anche momenti positivi
Francesco Guida insegna Storia dell’Europa centro orientale all’università Roma Tre. Il docente, con riferimento all’incidente
aereo in cui ha perso la vita il gemello di Kaczyński, ricorda che «è avvenuto in un momento di riavvicinamento tra russi
e polacchi. Da Gorbaciov in poi, con uno stop sotto Eltsin che non permise a Varsavia di consultare tutti i documenti sull’eccidio
di Katyn, i russi hanno deciso di “solenizzare” la propria colpa nella strage. Passi avanti su questo nodo sono stati fatti
anche sotto Putin. Sì - ammette Guida - ci sono tantissimi bassi nelle relazioni russo polacche ma ogni tanto c’è anche qualche
momento più positivo». «I polacchi - aggiunge il docente - si sentono minacciati, e quindi sono i più contenti del fatto che
la Nato sia sia spinta fino alle frontiere con la Federazione russa. Tra i paesi dell’Europa ex comunista, la Polonia è quella
che ha più timori nei confronti di Mosca. Una sensazione analoga è avvertita anche da rumeni e baltici. Forse, sono questi
ultimi ad avere, allo stato attuale, più paura».
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