Il mondo del whisky non è solo questione di bottiglie o di un semplice tasting, il mercato dei distillatiè fatto anche di aziende e ambasciatori. Non di rado, sempre più spesso, si sposa con il design e l'architettura contemporanea. L'ottava edizione del Roma Whisky Festival, in programma per il fine settimana del 2 e 3 marzo, si caratterizzerà anche per il tocco italiano, che vede protagonista l'unica distilleria di whisky del Paese, la Puni Distillery, uno degli storici imbottigliatori indipendenti, Nadi Fiori e un'azienda che opera nel settore attraverso la costruzione di alambicchi, la Frilli di Monteriggioni nel Chianti.
Faro puntato sull'architettura anche grazie alla Bowmore Room Experience, una mostra dedicata al progetto della Leith Distillery di Edimburgo, promosso da Muckle Brig su progetto dello studio Threesixty
Architecture, dove uno dei direttori è l'italiano Stefano Faiella.
La distilleria
Architettura made in Italy per la Distilleria Puni dunque, produttrice a Glorenza, in Val Venosta dell'unico whisky italiano,
costruita in due anni per iniziativa del costruttore edile Albrecht Ebensperger. Un cubo di mattoni rossi, progettato dall'altoatesino
Werner Tscholl, che ha tratto l'ispirazione dai tradizionali fienili.
L'ambasciatore
Ferdinando Fiori, storico patron di High Spirits e imbottigliatore indipendente sarà uno dei protagonisti più attesi della
kermesse romana. «A partire dagli anni '70, Fiori si innamora dell'acquavite scozzese che inizia ad andare tanto di moda,
ma che in pochi conoscono veramente bene. Fiori – racconta Andrea Fofi, fondatore e direttore del festival – diventa in breve
un grande esperto, e instrada numerosi amici nell'ambiente. La sua storia d'amore con il whisky e la Scozia continua ancora
oggi».
L'indotto
La Frilli è una società specializzata nella progettazione, costruzione e fornitura di stabilimenti e impianti di distillazione
per la valorizzazione di sottoprodotti vinici, di melasso, di frutti e cereali con propri know-how e tecnologie per la produzione
di qualsiasi tipologia di alcol o distillato. Al festival sarà presente con la riproduzione di un alambicco in rame della
portata di 500 litri.
Il cantiere
Faiella è un architetto, nato e cresciuto a Roma da padre italiano e madre scozzese. Ha studiato a Glasgow, e dopo una rapida
carriera professionale, è diventato direttore dello studio Threesixty Architecture che ha firmato il progetto per la Port
of Leith Distillery. Sarà una distilleria capace di produrre ogni anno 800mila litri di whisky, con un target di 130mila visitatori.
In primavera sarà posata la prima pietra, l'obiettivo è entrare in produzione per la fine del 2020, poi si dovrà attendere
almeno 8-10 anni per l'ingresso sul mercato della prima bottiglia di single malt. Il committente si è innamorato del sito
sul porto e del contesto industriale, a cui si deve aggiungere la prossimità del Royal Yacht Britannia (con circa 300mila
visitatori annui) perfetta per l'attrattività turistica. Le dimensioni del lotto erano ridotte, e da questo vincolo si è generato
un progetto che si sviluppa in verticale: quando i visitatori arriveranno alla distilleria, saliranno al sesto piano (dove
è collocato il negozio) con vista sul porto, per poi discendere seguendo lo stesso percorso gravitazionale del prodotto. Al
settimo e ottavo livello ci saranno il bar e il ristorante, con un belvedere sulla città.
Whisky e turismo
«Negli ultimi anni il mercato del whisky non è solo cresciuto ma anche cambiato. Oggi le distillerie, perlomeno in Scozia,
sono delle vere e proprie destinazioni turistiche. Visit Scotland (l'ente del turismo scozzese) – racconta il direttore del
festival – fa sapere che le tre cose principali che vuole fare il turista nel Paese sono vedere castelli, musei e distillerie».
Se quella di Puni in Italia rimane il progetto d'eccellenza, nella patria del whisky una tappa va fatta alla nuova distilleria
di Macallan, progettata dallo studio britannico Rogers Stirk Harbour + Partners.
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