A Milano si beve spumante, a Roma vino bianco mentre Napoli predilige i rossi. In Italia il consumo del vino resta radicato nella tradizione (quasi 9 consumatori su 10 dichiarano di aver bevuto vino almeno una volta nell'ultimo anno) anche se non sono tanti quelli che si dicono in grado di riconoscere cosa stanno bevendo. Inoltre gli acquisti risultano generalmente in calo perché frenano nelle classi di età più mature senza essere adeguatamente sostituiti da quelle più giovani. E' lo spaccato che emerge dall'indagine effettuata per Vinitaly da Wine Monitor di Nomisma sui consumi interni e presentata domenica a Verona nel corso dell'apertura del 53mo Vinitaly.
Un focus dettato dall'esigenza di monitorare il mercato interno che, nonostante si parli spesso a proposito di vino made in Italy di mercati internazionali e della necessità di trovare nuovi sbocchi all'estero, tuttavia, ancora rappresenta un giro d'affari di 14,3 miliardi di euro. Numeri che fanno del mercato italiano il IV al mondo per consumi alle spalle di Usa, Francia e Regno Unito. L'indagine realizzata prendendo in esame un panel di 5.500 consumatori di tutte le età ha effettuato anche alcuni approfondimenti su scala regionale e su tre grandi città: Milano, Roma, Napoli.
Innanzitutto l'evoluzione dell'approccio al vino tra il 1991 e oggi ha visto i consumi interni passare da 35,1 milioni di
ettolitri ai 22,9 di oggi (-35%) mentre parallelamente l'export è passato da 12,6 milioni a 19,5 (+55%).
Ma molto è cambiato anche nell'evoluzione dei consumi in Italia. “Nella popolazione tra i 18 e i 73 anni – ha spiegato il
responsabile di Wine Monitor di Nomisma, Denis Pantini – l'88% ha risposto di aver bevuto almeno una volta vino nell'ultimo
anno. Un consumo che è stato per il 77% degli italiani di spumante e per una medesima percentuale di vino bianco, per il 76%
di vino rosso, per il 57% di rosè e per il 51% di Spritz”.
L'indagine consente anche di mettere a fuoco degli “eno-profili” e così dai dati emerge che il 50% dei consumatori di vino rosso è uomo e che il 47% è rappresentato da baby boomers (ovvero 53-73nni). Tra gli amanti dello Spritz si scopre che il 27% è donna il 29% ha tra i 18 e i 38 anni e ancora che tra coloro che privilegiano gli spumanti il 14% dispone di un reddito alto e il 15% risiede nelle regioni del Nord. Altro dato di rilievo è inoltre che il 23% dei consumatori è enoturista, una percentuale che inoltre appare in costante crescita negli ultimi anni.
Se è vero che il vino rosso rimane il favorito a tavola – si legge nell'indagine di Wine Monitor-Nomisma - lungo la Penisola cambiano le preferenze sulla base di vecchie e nuove abitudini al consumo e della vocazione delle diverse aree vitate. Chi beve vino rosso lo fa nella metà dei casi almeno 2-3 volte la settimana mentre per le altre tipologie il consumo è più episodico, in particolare nel fuori casa. Nelle città metropolitane, dove il tasso di penetrazione è uguale o leggermente superiore alla media italiana (91% a Napoli contro 88% in Italia), Roma beve molto più vino bianco rispetto alla media italiana (25% vs 18%) mentre a Napoli i rossi dominano nelle preferenze e a Milano lo sparkling presenta punte di consumo ben superiori alla media, come pure i rosati nei capoluoghi meneghino e partenopeo.
Dall'indagine (che ha raccolto dichiarazioni volontarie da parte degli interpellati) emerge che solo un quarto dei consumatori
si dice in grado di riconoscere ciò che sta bevendo. La quota degli “esperti” sale nei maschi (33% contro il 18% delle donne),
nel Nord-Ovest (31%) e in maniera direttamente proporzionale al reddito (45%) e alla scolarità (laureati al 39%).
Tra i criteri in grado di guidare la scelta di un vino, il territorio di produzione viene prima rispetto alla denominazione
e al vitigno. Queste tre motivazioni d'acquisto però concentrano il 61% delle risposte e si rivelano molto più importanti
di prezzo, brand aziendale, consigli di sommelier e caratteristiche green.
Spritz e rosè per conquistare i giovani
I consumatori si spingono anche a effettuare qualche previsione sul futuro del vino nel quale vedono in crescita nei prossimi
2-3 anni gli autoctoni (indicati dal 28% degli interpellati), i biologici (19%), i vini veneti, piemontesi, toscani, pugliesi
e siciliani e quelli leggeri, facili da bere e da mixare.
Altro fenomeno monitorato dall'indagine di Wine Monitor-Nomisma è quello degli Spritz particolarmente diffusi tra i giovani
e nei consumi fuori casa e che spesso, insieme ai rosè, rappresentano la chiave d'accesso per i nuovi consumatori al mondo
del vino.
“Dall'indagine dell'Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor – ha aggiunto Pantini - emerge un'Italia del vino abbastanza uniforme nelle abitudini al consumo, con una lieve prevalenza al Nord, dove anche si concentra una maggior conoscenza del prodotto. Vola, in particolare in Lombardia e Veneto, il consumo di spritz (attorno al 40% nel fuori casa) e più in generale dei vini mixati nelle grandi città, dove è maggiore anche la propensione alla vacanza enoturistica, in particolare a Milano (36%). Il rosso, primo tra i consumi, domina al Sud, in Piemonte e in Toscana, mentre in Veneto è altissima l'incidenza degli sparkling. Più marcate le differenze sulla conoscenza dei grandi vitigni: chiamati a indicare la provenienza regionale di Amarone della Valpolicella, Brunello di Montalcino e Franciacorta, solo 1 italiano su 4 risponde correttamente, in una geografia delle risposte che premia i veneti (38% di risposte senza errori), seguiti da Lombardia (34%), mentre fanalini di coda sono la Sicilia e la Campania, dove la soglia si abbassa a circa 1/5 dei rispondenti”.
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