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Dossier | N. 52 articoli L’Europa dopo il voto

Europee, la Lega punta al 30%, per il M5S il 23% è la linea del Piave

Le elezioni europee del 26 maggio saranno un test importante non solo per misurare i rapporti di forza all’interno della maggioranza M5S-Lega, ma anche per verificare la tenuta delle opposizioni, a partire dal Pd. E se il Carroccio vede a portata di mano il traguardo storico del 30%, per i pentastellati l’obiettivo è non scendere sotto il 23% e, soprattutto, piazzarsi come secondo partito davanti al Pd. Per il neosegretario dem Nicola Zingaretti la linea di demarcazione vittorio-sconfitta passa sulla soglia psicologica del 20%.

Il Carroccio e l’obiettivo 30%
Al leader della Lega Matteo Salvini serve non solo arrivare primo, ma anche raggiungere la soglia psicologica del 30% per cantare davvero vittoria. Non a caso se nelle dichiarazioni ufficiali Salvini tiene un profilo basso («Cinque anni fa alle Europee abbiamo preso il 6%, l’anno scorso alle politiche il 17%. Dunque tutto quello che c’è dal 17%, dal 20% in su vuol dire che gli italiani ci stanno apprezzando»), quando parla in maniera più informale non nasconde le sue ambizioni. «Sono fiducioso e vedo possibili sia che il Milan vada in Champions League o sia che la Lega superi il 30% alle europee» ha dichiarato il leader del Carroccio a “Un giorno da pecora”. Va considerato del resto che gli ultimi sondaggi pubblicati e pubblicabili davano il Carroccio oltre il 30%.

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I Cinque stelle e l’asticella del 23%
Per il M5s il 32,7% delle politiche dell’anno scorso è una chimera. La soglia di sicurezza di Di Maio è il secondo posto, dietro la Lega ma davanti al Pd. Per il Movimento un risultato ottimale sarebbe piazzarsi sopra il 25%. Ma l’auspicio è stare sopra il 23%. Mentre scendere sotto il 21% realizzato alle europee del 2014 sarebbe considerato un risultato insoddisfacente.

Zingaretti e il confronto col Pd renziano
Il Pd di Zingaretti considera il 20% l’obiettivo minimo. «Recupereremo astensionismo e offriamo una alternativa a chi ha paura di questo presente, andremo ben oltre il 20%» ha detto più volte il segretario dem Nicola Zingaretti. Quest’ultimo però non ha nascosta che per parlare di vittoria bisognerebbe superare il M5S e arrivare al 22-23 per cento, considerato la soglia necessaria per «dimostrare che intorno al Pd si può organizzare l’alternativa a questo governo». Per la nuova dirigenza dem sarebbe un disastro andare sotto il 18,8% ottenuto alle politiche 2018 dal Pd renziano. Un risultato che farebbe riesplodere le tensioni interne.

Forza Italia e l’effetto Berlusconi
La soglia di sopravvivenza per Forza Italia (che viene dal 14% alle politiche e dal 16,8% delle scorse europee) è la doppia cifra. Sopra il 10% il partito regge. Sotto è il caos, anche alla luce del fatto che è lo stesso leader Silvio Berlusconi che ci sta mettendo la faccia in questa tornata elettorale. Con il governatore della Liguria Giovanni Toti pronto a uscire e a dare vita a una nuova formazione politica con Giorgia Meloni. Per la leader di Fratelli d’Italia, considerato acquisito il superamento dello sbarramento del 4%, la soglia psicologia di vittoria è il 5% .

Chi lotta per il quorum del 4%
Lotta per il quorum del 4% +Europa/Italia in Comune, la lista nata dall’alleanza dei radicali e del sindaco di Parma Federico Pizzarotti. Lontani dal quorum, in base agli ultimi sondaggi pubblicati non solo i Verdi ma anche la Sinistra, malgrado i “competitor” di Potere al Popolo non abbiano presentato una lista.

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