A luglio il Premio Strega, a settembre il Campiello. È questa la stagione più attesa in Italia dagli scrittori. La stagione dei premi quella che può determinare la carriera di un autore, il destino di un libro. In Francia la trepidazione del mondo editoriale si focalizza, dal 1902, sul mese di novembre quando viene assegnato il Goncourt: un riconoscimento che davvero può, numeri alla mano, far lievitare le vendite di un libro. Come ad esempio accadde nel 1984 con L’amante di Marguerite Duras, che dopo la vincita raggiunse il tetto delle 700mila copie. Medesimo risultato per un romanzo complesso e soprattutto monumentale, quindi non esattamente a misura di grande pubblico, come Le Benevole di Jonathan Littel che divenne un caso editoriale internazionale. In Gran Bretagna Julian Barnes che con il romanzo Il senso di una fine vinse nel 2011 il Man Booker Prize: la settimana prima della vittoria vende poco più di duemila copie a settimana, la settimana successiva alla vittoria sale a oltre 14 mila.
Oltreconfine, negli Stati Uniti è chiaramente il Pulitzer (anche se è da attribuire al National Book Award il successo di autori come William Faulkner, John Cheever, Philip Roth) - a far schizzare un titolo: nel 2002 per Richard Russo con il romanzo Il declino dell’impero Whiting le vendite negli Stati Uniti crescono del 6500 per cento. Qualche anno dopo, il mondo editoriale assiste all’esplosione di Olive Kitteridge di Elizabeth Strout, che passa da 1.200 a oltre 11mila copie a settimana dopo aver vinto l'edizione del 2009.
Questo è ciò che accade all'estero. E in Italia? Nel nostro Paese uno studio realizzato qualche anno fa nel 2013 da Michela Ponzo e Vincenzo Scoppaha stimato che in Italia la vittoria del premio Strega in media aumenta le vendite del libro del 500 per cento. Un effetto che in queste proporzioni vale per il vincitore e non, con alcune eccezioni, per gli altri libri finalisti. I due studiosi hanno analizzato le classifiche dei libri più venduti dal 1975 al 2005.
Qualche esempio: nel 2013 il romanzo Resistere non serve a niente di Walter Siti era arrivato alla finale del premio Strega con 30mila copie vendute, dopo una settimana dalla vittoria raggiunge le 40mila e raddoppia la presenza in libreria. Il trend positivo è continuato, dopo alcuni giorni le copie sono diventate 80mila e il libro è stato ristampato due volte. Nel 2009 Tiziano Scarpa e il suo Stabar mater passato da 8mila copie vendute a 90mila dopo la vittoria. Paolo Giordano nel 2008 con La solitudine dei numeri primi entra al Ninfeo con 65mila copie e tocca dopo la vittoria il milione di copie vendute. Nel 2002 Margaret Mazzantini con Non ti muovere è rimasta in classifica tra i libri più venduti per 65 settimane. Caos calmo di Sandro Veronesi (2006), Storia della mia gente di Edoardo Nesi (2011), Il viaggiatore notturno di Maurizio Maggiani (2005) hanno raggiunto nell'anno dello Strega i primi posti nella top ten: Nesi ha addirittura più che decuplicato le copie, da 8mila a più di 106mila nel corso del 2011.
Non sempre però è andata in questo modo: ci sono stati casi in cui la crescita è stata inferiore ai pronostici. Come il caso di Inseparabili di Alessandro Piperno nel 2012 non ha avuto il successo sperato pur totalizzando 65mila copie nel corso dell’anno partendo da 14mila. Anche per Niccolò Ammaniti nel 2007 non c’è stato l’atteso boom, ma Come Dio comanda ha incrementato le vendite di oltre 100mila copie, da 78 a 180mila.
Al di là delle vendite la partecipazione a un Premio innesca una serie di ricadute che potremmo definire immateriali. «Indubbiamente – racconta Rosella Postorino, vincitrice con Le Assaggiatrici del Premio Campiello 2018 – i premi prestigiosi e importanti come il Campiello o lo Strega possono allungare moltissimo la vita di un libro. Danno una grande visibilità al romanzo e all'autore, e fanno aumentare le vendite. Le assaggiatrici aveva già ricevuto un ottimo riscontro, era un libro di cui si era molto parlato e che aveva avuto un gran numero di lettori; i diritti di traduzione erano già stati acquisiti da diversi editori stranieri (alcuni lo avevano comprato ancor prima della pubblicazione in Italia) ed era già stato opzionato per il cinema. Dopo il Premio Campiello, i lettori si sono quasi triplicati e le lingue in cui il romanzo verrà tradotto sono arrivate a 27. È stata un'esperienza molto bella: faticosa, perché prevede un tour dal Nord al Sud della penisola, ma anche divertente».
Helena Janeczek, premio Strega 2018, ha vissuto l’emozione di essere in finale in entrambi i premi: «Questo ha significato avere in quel periodo la valigia sempre pronta e fare i salti mortali per far coincidere le date dei due tour. Una situazione faticosa ma molto gratificante». Una grande occasione dunque di gratificazione personale e una grande opportunità per il libro di essere intercettato dagli editori stranieri - «un premio come lo Strega o il Campiello possono aiutare a convincere gli editor stranieri a considerare un libro che magari per le sue caratteristiche avrebbe più difficoltà a trovare spazio» - e da un numero maggiore di lettori. Non è chiaro una ricetta scontata: «Il Premio accende certamente la visibilità su un il libro ma perché questo possa veramente esplodere deve intercettare il gusto dei lettori». Un faro di luce dunque che nel caso dello Strega in alcuni casi coinvolge «i titoli che entrano in cinquina e qualche volta anche in dozzina». Un ricetta non scontata e neanche definitiva: «L’unica cosa che mi sento dire - aggiunge Janeczek - è che non credo che vincere un premio come questo si posso sperare per sistemare per tutti la vita».
Un aspetto quest’ultimo condiviso da Loredana Lipperini, giornalista e scrittrice, che dice: «In un mondo piccolo per numero di lettori qual è il mercato italiano uno Strega o un Campiello sono premi utilissimi in quel preciso momento però , ecco non direi che sono determinanti per il proseguo della carriera di uno scrittore. Si tratta di una spinta non indifferente, che però non è definitiva. Se ripercorriamo l’elenco dei vincitori dello Strega troveremo nomi che poi sono spariti. C’è poi caso di libri come La scuola cattolica di Edoardo Albinati che per il valore e la bellezza è giusto che sia premiati ma mi domando quanto poi, vista la complessità e la ricchezza del testo, hanno effettivamente venduto. Ripeto un premio conta ma non è definitivo».
E se questo discorso vale per i due premi principali, Strega e Campiello che hanno regole di partecipare diverse occorre ricordarlo perché allo Strega i libri partecipano presentati da un “amico della domenica” mentre al Campiello i libri vengono selezionati da una giuria di critici, per i premi più piccoli ma prestigiosi dal Brancati al Comisso l’impatto agisce soprattutto sugli effetti più indiretti: aumenta la notorietà degli scrittori, il confronto, l’attenzione di critici e media.
E se è vero, come ricorda Sellerio, che la partecipazione a un Premio è frutto di un ragionamento che viene adeguato ai romanzi di volta in volta e che tiene conto in prima battuta di cosa sia il percorso migliore per la valorizzazione del romanzo, è altresì vero che «I premi - spiega Laura Cerutti, responsabile della narrativa di Feltrinelli - sono importanti perché instaurano un dialogo in due direzione: contribuiscono alla crescita del libro e dello scrittore, che ad esempio durante la partecipazione ha modo di conoscere e confrontarsi con altri colleghi ; e danno una indicazione importante ai lettori e agli addetti ai lavoro. In questo senso i premi sono un momento di orientamento importante, un’occasione di riflessione per i mediatori culturali. Pensiamo ad esempio all’imporsi del romanzo storico a cui abbiamo assistito in questi anni. Penso al Campiello e allo Strega dell’anno scorso, ma anche a due dei cinque finalisti dello Strega di quest’anno. E non solo: c’è un Premio come il Calvino rivolto agli esordienti, che in questi anni si è conquistato uno spazio e una attenzione importante, che svolgono una funzione di scouting assai importante».
Ernesto Franco, direttore editoriale di Einaudi, a rimarcare l’importanza dei Premi, sottolinea un altro aspetto: il ruolo che hanno nella diffusione della cultura. «Tanto lo Strega che il Campiello ad esempio accompagnano la promozione, con presentazioni ed eventi, e la diffusione dei romanzi finalisti. In questo svolgono un lavoro di diffusione culturale importante. Perché non dobbiamo sbagliare obiettivo: il nostro problema è la lettura». Serve uno sforzo per «modellare una società civile» e in assenza di un’azione politica i premi possono svolgere un ruolo di supplenza.
Alcuni premi letterari
Premio Strega
Istituito da Goffredo e Maria Bellonci nel '47 e nato all'interno di una cerchia di amici amanti dei libri e della cultura. Viene assegnato a un romanzo pubblicato in Italia tra il 1° aprile dell'anno precedente e il 31 marzo dell'anno in corso. Tra gli scrittori vincitori più famosi, ricordiamo Ennio Flaiano che, con il suo unico romanzo, Tempo di uccidere, vinse la prima edizione nel '47, Elsa Morante, Umberto Eco e Natalia Ginzburg. Si assegna nel mese di luglio.
Premio Campiello
E' stato fondato nel '62 in Veneto grazie all'impulso di una famiglia di industriali, i Valeri Manera. L'obiettivo era quello di far conoscere al grande pubblico i libri migliori pubblicati durante l'anno. A giudicare i 5 libri finalisti del Campiello (scelti da una giuria di critici) sono 300 lettori comuni di diversa estrazione sociale, età e professione, scelti ogni anno tra tutti coloro che chiedono di farne parte, mentre l'opera vincitrice viene decretata a Venezia (di solito al Teatro La Fenice), nel mese di settembre.
Premio Mondello
Istituito nel '75 da un gruppo di intellettuali siciliani ebbe grande prestigio fin dall'inizio grazie all'illustre giuria della quale facevano parte alcuni dei critici letterari più importanti d'Europa. Riservato in particolare ai giovani autori, il Premio Mondello possiede diverse sezioni, dalla poesia alle opere straniere, dalla traduzione alla comunicazione, con una serie di premi a margine come il Premio Speciale della Giuria, il Premio Speciale del Presidente e il Super Mondello, assegnato al libro di un autore italiano, vincitore assoluto del concorso.
Premio Bagutta
Fondato nel 1926 a Milano, il Premio Bagutta nasce nella trattoria della famiglia Pepori ritrovo, al tempo, di artisti e letterati. Durante una cena tra amici, infatti, un gruppo di intellettuali (tra i quali Adolfo Franci, critico e sceneggiatore cinematografico, lo scrittore Riccardo Bacchielli e il giornalista Orio Vergani) decise di istituire questo premio con lo scopo di conferire prestigio a libri senza pressioni da parte del governo. A differenza degli altri premi letterari più importanti d'Italia, il Bagutta si assegna d'inverno, in genere alla fine di gennaio.
Premio Comisso
Il premio letterario Giovanni Comisso nasce a Treviso nel 1979 per opera di un gruppo di amici dello scrittore con una prima edizione dedicata alla narrativa, cui si aggiunse fin dalla terza edizione nel 1981 una sezione dedicata alla biografia. Obiettivo del premio è promuovere la conoscenza dell'opera di Giovanni Comisso: a tal fine, a partire dalle prime edizioni, sono stati coinvolti gli studenti delle scuole medie superiori, distribuendo più di 40.000 libri delle opere di Comisso nelle scuole d’Italia e coinvolgendo anche gli studenti di lingua italiana in università straniere.
Premio Brancati
È stato istituito nel 1967 per iniziativa di alcuni scrittori siciliani in memoria di Vitaliano Brancati ed è assegnato con cadenza annuale nel mese di settembre a Zafferana Etnea. Come altri autori (Luigi Capuana, Federico De Roberto, Giovanni Verga), anche Brancati trascorreva molti mesi all' anno a Zafferana Etnea, dove spesso scriveva i suoi romanzi. Hanno partecipato nel tempo personaggi illustri della cultura italiana e straniera, come Jorge Amado, Giuseppe Bonaviri, Vincenzo Consolo, Stefano D’Arrigo, Dacia Maraini, Elsa Morante, Ercole Patti, Lucio Piccolo di Calanovela, Cesare Zavattini.
Premio Calvino
Fondato a Torino nel 1985, poco dopo la morte di Italo Calvino, per iniziativa di un gruppo di estimatori e di amici dello scrittore tra cui Norberto Bobbio, Natalia Ginzburg, Lalla Romano, Cesare Segre, Massimo Mila e molti altri. Il Premio si propone, in breve, «come una sonda gettata nel sommerso della scrittura e come interfaccia tra questo universo e il mondo dell'editoria, del pubblico e della critica».
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